Gli European Union Prize for Contemporary Architecture / Mies van der Rohe Awards – conosciuti anche come EUmies Awards – sono tra i riconoscimenti più rilevanti e ambiti in architettura e un’iniziativa voluta dalla Fundació Mies van der Rohe e dall’Unione Europea per premiare le migliori architetture costruite in Europa.
I vincitori di quest’anno del premio di Architettura (Architecture) e del premio di Architettura emergente (Emerging Architecture) sono rispettivamente lo Study Pavilion nel campus della Technische Universität Braunschweig, in Germania, e la biblioteca Gabriel García Márquez a Barcellona. I due vincitori sono stati annunciati al Centre for Information, Documentation and Exhibitions a Bruxelles da Georg Häusler, direttore della Culture, Creativity and Sport of the European Commission, e Fréderic Druot, presidente della giuria del 2024.
La cerimonia di premiazione avverrà il 14 maggio al Mies van der Rohe Pavilion a Barcellona e, successivamente, la mostra itinerante in cui vengono esposti tutti i progetti (inclusi quelli nominati) toccherà le maggiori città d’Europa.
Con il loro Study Pavilion nel campus della Technische Universität Braunschweig, in Germania, gli architetti Gustav Düsing e Max Hacke, entrambi con uno studio a Berlino, sono i vincitori più giovani del premio di Architettura degli EUmies Awards.
L’organizzazione dell’edificio si basa sul concetto di sovrastruttura, consentendo alla pianta di essere riconfigurata, e la costruzione ibrida in acciaio e legno segue i principi del “design for disassembly”: non solo i materiali, ma anche interi elementi architettonici possono essere riutilizzati altrove, nello spirito dell’economia circolare. Per questo motivo, oltre che per aver creato un luogo accogliente per lo studio, la collaborazione e l’aggregazione della comunità, lo Study Pavilion è stato selezionato come vincitore.
La biblioteca Gabriel García Márquez a Barcellona è stata progettata da Elena Orte e Guillermo Sevillano, fondatori dello studio SUMA Arquitectura con sede a Madrid.
Gli architetti descrivono la biblioteca «come un “Palazzo per le persone”, secondo la definizione del sociologo Eric Klinenberg di quelle strutture o spazi pubblici che, oltre a funzioni specifiche, fungono da infrastrutture di prossimità e coesione sociale». La giuria ha sottolineato come il progetto contribuisca alla trasformazione del quartiere, fornendo spazi confortevoli per l’apprendimento, il lavoro di gruppo e il coinvolgimento della comunità. Ricerca, innovazione programmatica e design ecosistemico in una biblioteca del XXI secolo sono le caratteristiche che hanno fatto guadagnare al progetto il riconoscimento.
Nel 2024, la giuria del premio è composta da Martin Braathen, architetto e curatore senior della sezione architettura del National Museum a Oslo; Pippo Ciorra, architetto, critico, professore e curatore senior del MAXXI Architettura a Roma; Frédéric Druot, architetto, ricercatore e artista, il cui studio Frédéric Druot Architecture ha sede a Parigi; Tinatin Gurgenidze, architetta, ricercatrice urbana, curatrice e autrice, tra i fondatori della Tbilisi Architecture Biennial; Adriana Krnáčová, che vive a Praga e lavora in diversi settori, tra cui arte contemporanea, comunicazione e consulenza, ed è inoltre autrice di libri gialli; Sala Makumbundu, architetta e managing partner dello studio Christian Bauer & Associés Architectes a Lussemburgo; e Hrvoje Njiric, architetto, professore e relatore, fondatore dello studio njiric plus arhitekti con sede a Zagreb.
Da un gruppo iniziale di 362 opere nominate, oltre ai due vincitori, la giuria ha selezionato cinque progetti finalisti: Hage di Brendeland & Kristoffersen e Price & Myers a Lund (Svezia); Colegio Reggio di Andres Jaque / Office for Political Innovation a Madrid (Spagna); Plato di KWK Promes a Ostrava (Repubblica Ceca); la riqualificazione del convento Saint François di Amelia Tavella a Santa Lucia di Tallano (Corsica-Francia); e, per la categoria Architettura Emergente, la piazza e l’ufficio del turismo di Piódão (Portogallo) di Branco del Rio.
Secondo i membri della giuria, sia i finalisti che i vincitori «formano un insieme inscindibile per comprendere meglio i percorsi che l’architettura contemporanea intraprende per affrontare temi come sostenibilità, equità sociale, progresso tecnologico, salute e benessere, conservazione culturale, resilienza e adattamento, redditività economica e globalizzazione nell’ambito di una pratica etica, sia ideologica che pragmatica».
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