L’Ente no profit Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, ha promosso il concorso per la rigenerazione dell’Ex Frigorifero Militare di Cuneo. L’edificio, abbandonato da molto tempo, è stato acquistato dalla Fondazione CRC nel 2019 per promuovere un percorso di riqualificazione che trasformerà la struttura in un polo culturale polifunzionale. 208 è il numero dei progetti che si sono candidati alla prima fase di selezione la quale prevedeva la presentazione della sola idea progettuale. Di questi, 5 sono stati ammassi alla fase conclusiva che ha invitato i progettisti ad approfondire il tema con un progetto concreto.
Una commissione di importanti nomi legati al mondo dell’architettura e non solo, ha seguito i vari step del concorso, selezionando le proposte più meritevoli. La giuria ha coinvolto: Alfonso Femia (architetto, coordinatore della Commissione), Duilio Damilano (architetto), Claudio Bonicco (Presidente dell’Ordine degli Architetti P.P.C. di Cuneo), Chris Bangle (designer), Carolyn Christov-Bakargiev (Direttrice del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea), Giandomenico Genta (Presidente della Fondazione CRC) e Federico Borgna (Sindaco di Cuneo).
Vincitore del concorso è stato il progetto firmato dagli architetti: Francesco Messina (Capogruppo), Giuseppe Messina, Marco Messina, Davide Lucia, Giacomo Razzolini, Luisa Palermo ed Edoardo Fanteria.
Gli atri quattro progetti premiati sono:
Tra le menzioni del concorso anche il suggestivo progetto degli architetti Benedetto Camerana (capogruppo) e Gianni Arnaudo per aver proposto un nuovo modo di intendere il restauro.
“Prigionieri del passato si diventa per la perdita, non per il culto della memoria” è il titolo che da valore alla proposta dei due progettisti: Arnaudo e Camerana hanno espresso questo pensiero attraverso una traslazione tra arti diverse, applicando cioè ad un’opera di architettura l’antica tecnica giapponese su ceramica dello “Kintsugi”. Il progetto propone una valorizzazione visiva dell’impronta del passato della città, recuperando tutta la struttura originale perimetrale dell’edificio e mantenendo le riquadrature e le finestre lunettate. Come “cicatrici” vengono quindi trattate le lesioni delle pareti perimetrali sopravvissute dell’edificio, sottolineate in bronzo effetto oro, simbolo dell’esperienza collettiva di resistenza e di resilienza.
Il progetto mantiene il vecchio involucro murario perimetrale, non con una tradizionale finalità conservativa, ma con l’intento di comunicare, attraverso un nuovo concetto di restauro, un messaggio di universale ed atemporale valenza e cioè l’importanza dell’esperienza di superamento dei momenti di crisi, percepita come elemento positivo di individuale evoluzione.