Triennale di Architettura di Lisbona cosa vedere
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Triennale di Architettura di Lisbona, una call to action per il Pianeta

Ancora un mese di tempo per visitare Terra, la sesta edizione dell'evento, con 4 mostre

Triennale di Architettura di Lisbona cosa vedere
Scritto da Redazione The Plan -

L'autunno è la stagione delle mostre e una delle più interessanti, negli ultimi anni, è la Trienal de Arquitectura de Lisboa, giunta alla sesta edizione, curata da un team internazionale che vede Cristina Verissimo accanto a Diogo Burnay, e incentrata sul tema Terra. L'esibizione sarà aperta fino al 5 dicembre 2022 ed è composta da quattro mostre principali, Retroactive, MultiplicityVisionariesCycles, accomunate dall'obiettivo di indicare metodologie utili ad affrontare, attraverso l'architettura, le sfide attuali e future del pianeta. In pratica, una call to action per evolversi «dall'attuale modello di sistema frammentato e lineare, caratterizzato da un uso eccessivo delle risorse, verso un modello di sistema circolare e olistico, motivato da un maggiore e più profondo equilibrio tra comunità, risorse e processi», come spiegano i curatori.

«Il pianata Terra è sopravvissuto alle più disparate catastrofi naturali, è cambiato ed è andato avanti. Nei momenti critici, però, la maggior parte dei suoi abitanti è andata incontro all'estinzione. Questo è ciò su cui l'umanità deve riflettere, con la consapevolezza che non abbiamo il diritto di lasciare un'eredità così pesante ai nostri figli e alle generazioni future: dobbiamo passare all'azione» — José Mateus, the Chairman of the Lisbon Architecture Triennale.

Retroactive ©Sara Constança, courtesy of Trienal de Arquitectura de Lisboa

All'interno dei padiglioni viene citata più volte la città come organismo, un luogo che sappia essere vivo e in armonia con l’ecosistema, sostenibile e verde; l'immagine della città grigia, inquinata, improntata al consumo, è del tutto bandita. Ciò che emerge a Lisbona è infatti un nuovo ruolo non solo per gli ambienti urbani, ma in generale per l’architettura. Un ruolo che in realtà è antico e torna alle origini, per riassaporare il senso della comunità e delle risorse locali. Da qui la grande attenzione rivolta a parti del mondo considerate finora "marginali", come Cambogia o Messico, il cosiddetto Sud del mondo, che emerge in Triennale con tutta la forza delle sue idee e della voglia di realizzarle. Paesi che non tradiscono le loro tradizioni ma anzi, enfatizzano il loro passato spirituale e intellettuale.

Per chi sarà a Lisbona nei prossimi giorni o deciderà di andarci, questi sono i consigli di THE PLAN su cosa vedere alla Triennale 2022.

 

Retroactive, in scena la rigenerazione urbana

Retroactive ©Sara Constança, courtesy of Trienal de Arquitectura de Lisboa

Retroactive è il titolo di una delle mostre della Triennale di Lisbona. Curata da Loreta Castro Reguera e José Pablo Ambrosi, la si trova presso la Centrale Tejo del Museum of Art Architecture and Technology, dove sono riprodotti progetti su piccola e media scala che simulano la rigenerazione della città. L’obiettivo della mostra è quello di mettere in scena situazioni in cui si conciliano sfide attuali come le migrazioni, la proprietà della terra, la gestione dei rifiuti, l’accesso all’acqua potabile, la gestione di possibili tensioni inter-etniche.

Tra i vari progetti ci sono, ad esempio, Sapé WaterHall. Il primo, realizzato da Base Urbana e Pessoa Arquiteto, simula la riqualificazione dell’omonima area nella città brasiliana di San Paolo. Al posto di una baraccopoli pericolante, sono state create tre aree per nuovi edifici, mentre lo spazio pubblico è stato massimizzato, ampliando le aree verdi e i percorsi pedonali. Percorsi che nel progetto sono destinati anche ad attività economiche all’aperto e che potrebbero contribuire a creare occupazione e migliorare le condizioni economiche dei residenti. WaterHall, progetto di Magic Kwan e Kenrick Wong, nato in Cambogia nel villaggio di Sneung durante la gravissima siccità del 2019, quando è stata costruita una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana, dotata di un sistema di filtraggio per la potabilizzazione e interamente costruita con materiali e tecniche locali.

 

>>> L'architettura può combattere i cambiamenti climatici? Leggi le riflessioni di Mario Cucinella, fondatore dello studio MC A di Bologna, Ben van Berkel, co-founder di UNStudio, con sede ad Amsterdam, e Bryant Lu, vice-chairman di Ronald Lu & Partners (RLP) a Hong Kong

 

Multiplicity e Visionaries, tutto sulla comunità e gli spazi condivisi

In queste due mostre, Visionaries Multiplicity, emerge il tema della comunità. La prima ha sede presso il Culturgest, la seconda al Museu Nacional de Arte Contemporânea.

Visionaries ©Sara Constança, courtesy of Trienal de Arquitectura de Lisboa

Visionaries include piccoli e grandi progetti selezionati dalla curatrice Anastassia Smirnova, al cui centro vi è la strategia di contribuire a cambiare, in meglio, il mondo e la società, il rapporto fra le persone e lo spazio. Il percorso è molto scenografico e corre lungo un sipario dietro il quale si nascondono le idee di progettisti quali Bruno Munari, Aristide Antonas, Ensamble Studio, MVRDV, Selgascano, per citarne alcuni. Un progetto che più di altri esprime il "delicato" ruolo dell'architettura verso la comunità è Auroville, la città della pace che dal 1968 sta sorgendo in India, nello stato di Tamil Nadu, distretto di Viluppuram, e che tuttora deve essere ultimata. Basata sulla visione del filosofo e mistico Sri Aurobindo, vede poi lo sviluppo del progetto da parte di Roger Anger, che lo ha concepito in modo tale da rimanere aperto ai futuri bisogni della comunità. Un particolare interessante è che quando Anger lavorava al progetto, per realizzare alcuni importanti elementi della città, come i centri culturali e le aree amministrative, ha dovuto attendere che la comunità di Auroville avesse raggiunto un sufficiente grado di maturità nel trovare l’equilibrio fra la libertà personale e le dinamiche della vita comunitaria; una dimostrazione di come l’architettura possa essere di stimolo alla maturità delle relazioni civili.

Multiplicity ©Sara Constança, courtesy of Trienal de Arquitectura de Lisboa

Multiplicity porta i visitatori in luoghi nel mondo dove l’architettura non è quella costruita, fatta di mattoni o palazzi, ma è quella costituita da individui o organizzazioni che sperimentano e nel tempo ridefiniscono, l'architettura stessa. La mostra, curata da Tau Tavengwa, cofondatore della rivista Cityscapes, e dall’antropologa indiana Vyjayanthi Rao, unisce questa serie di processi collettivi e informali, come ad esempio i Community Fridges di Heights, Brooklyn – che sono nati duranti la pandemia e si sono nel tempo organizzati come rete costituita da centinaia di volontari, al centro comunitario – oppure il La Granja Transfronteriza, un'organizzazione gestita dal collettivo Torolab a Tijuana, e che da almeno 25 anni collabora e supporta la comunità dei migranti a Camino Verde con progetti che vanno dal cibo all’arte. Vale la pena di osservare anche il lavoro del collettivo dello Sri Lanka Let’s Build Great Things che unisce architettura, arte e design. I volontari organizzano corsi settimanali in un centro per l’infanzia di Colombo, insegnando ai bambini a misurarsi da subito con le sfide della nostra epoca, in modo da renderli attori consapevoli per costruire la società di domani.

 

Cycles, cosa fare dei resti delle demolizioni

Cycles ©Sara Constança, courtesy of Trienal de Arquitectura de Lisboa

La quarta mostra della Triennale di Lisbona si trova nello spazio per l’architettura Garagem Sul, Fundação Centro Cultural de Belém, ed è curata da una coppia di cileni: Pamela Prado, esperta di arte e Pedro Ignacio Alonso, architetto. L'idea di Cycles  nasce dall’opera di Ilya Kabakov del 1977, The man who never threw anything away, nella quale il protagonista raccoglie i rifiuti e li cataloga, senza riuscire a disfarsene, un po' come una mania da accumulo. In questo modo, però, dà loro nuova vita, proprio perché questi oggetti perdono la loro accezione di "scarti" e diventato qualcos'altro. L'interrogativo che i curatori pongono al pubblico è dunque il seguente: cosa succederebbe se trattassimo i resti delle demolizioni e i materiali da costruzione come qualcosa da cui ripartire? Il percorso espositivo raccoglie una serie di progetti, installazioni e proposte che provano proprio a concepire in maniera diversa questi scarti.

 

>>> Il quartiere Porta Nuova a Milano è il primo al mondo certificato sostenibile, avendo ottenuto entrambe le certificazioni LEED e WELL for Communities

 

Universities, Début e Lifetime Achievement, i 3 premi della Triennale

Studio vão ©Javier Agustín Rojas, courtesy of Trienal de Arquitectura de Lisboa

Lo Universities Award è il premio delle Università della Triennale di Lisbona che per la prima volta quest'anno, comprende due categorie, Master e Ricerca. Per l'elevata qualità e attualità delle proposte, il premio nella categoria Master è stato assegnato a quattro proposte vincitrici ex aequo, ovvero: Aquatic Livelihoods, dell'Harvard University, Coastal Interference, della Bergen School of Architecture, The (in)visible traces of the landscape, della Paris-Saclay University, e The Theater of the People, del City College of New York. Il premio della categoria Ricerca è invece stato conferito al progetto Biogenic Construction della Royal Danish Academy.

Début, il premio come miglior esordio, va allo Studio vão, per l'originalità, la sostenibilità e l'eleganza del lavoro, sia in termini di progettazione architettonica che di sapiente uso e conoscenza dei materiali costruttivi.

Infine il Lifetime Achievement Award, il premio alla carriera, è stato vinto da Marina Tabassum, architetto del Bangladesh. I motivi per la sua scelta sono l'influenza positiva che i suoi progetti esercitano sullo scenario attuale, per la loro capacità di combinare le tecniche costruttive tradizionali con le trasformazioni tecnologiche per una maggiore sostenibilità.

 

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All images courtesy of Trienal de Arquitectura de Lisboa

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