Una mezza piramide in vetro e calcestruzzo, in copertura un bosco di lecci. Una torre, un'altra, a Milano. Una torre che però respirerà con la città e ne diventerà elemento vivo. È questo il concept pensato dallo studio romano Labics, in collaborazione con Arup e Gad. La nuova struttura, selezionata da Reale Immobili attraverso un concorso privato ad inviti, salirà nel lotto tra via Tito Speri e via Massimo D'Azeglio, a ridosso di Porta Nuova.
Leggendo la notizia ci siamo domandati che senso ha, appunto, un'altra torre a Milano, e in che modo Torre Womb sarà diversa dalle altre. Lo abbiamo chiesto direttamente a Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori, fondatori di Labics, che ci raccontano in esclusiva da dove viene il nome della torre e perché hannno scelto proprio il leccio per la copertura green dell'edificio.
Torre Womb, che leggiamo essere acronimo di Wellness Over Milan Bureaus, in inglese significa “utero”. Che senso date a questo nome?
Il nome Womb, in verità, non lo abbiamo scelto noi: era il nome del concorso bandito da Reale Immobili. Il significato, oltre alla traduzione letterale di “utero”, è quello di “grembo materno”, un luogo che accoglie, protegge, fa crescere; ma anche e soprattutto che fa star bene.
Nel cercare di interpretare queste istanze, abbiamo immaginato una struttura che potesse cambiare radicalmente il modo di vivere lo spazio per ufficio; una struttura dove la componente naturale del verde, dell’aria e della luce diventano materiale di progetto. Ad ogni piano l’edificio sarà dotato di uno spazio esterno vivibile: un terrazzo, una loggia, dove stare, dove potersi ritemprare tra una riunione e l’altra, dove poter lavorare all’esterno quando le condizioni climatiche lo permettono. Per far questo, la struttura portante dell’edificio si stacca dall’involucro, dal limite fisico dello spazio interno, per inglobare aria, luce e verde.
A Milano negli ultimi anni sono sorte molte torri. Che senso ha una torre nel 2021? Cosa sta cambiando a vostro parere nelle città?
Ci sono diversi argomenti a favore delle costruzioni in verticale. Innanzitutto, dal punto di vista della sostenibilità la torre è certamente un edificio intelligente: consuma poco suolo; è compatto, dunque disperde poca energia; permette di ottimizzare il funzionamento degli impianti o l’utilizzo delle energie rinnovabili come il sole.
Se guardiamo il fenomeno delle torri dal punto di vista urbano, non è possibile dire se siano giuste o meno in assoluto; ci sono contesti in cui le torri sono connaturate al tessuto urbano – vedi l’esempio per eccellenza di Manhattan – altri invece dove mal si adattano alla genetica della città, come Roma. A Milano, le torri sono ormai da tempo parte dello skyline della città e dunque ci sembra che la presenza di una nuova torre non possa che arricchire il suo paesaggio.
Infine, si possono aggiungere due parole sul mondo del lavoro post-covid e l’impatto sulla tipologia della torre per uffici, tema che certamente costituisce un elemento importante del progetto Womb. L’esperienza covid ha reso necessario un ripensamento dello spazio del lavoro verso una dimensione meno legata alla efficienza ma più legata alla qualità dell’ambiente in cui si vive e/o lavora.
Se non sbaglio, questa è la prima volta che progettate una torre. C’è qualcosa di diverso nel pensare un edificio così iconico?
Riallacciandosi al punto precedente, piuttosto che all’iconicità i primi ragionamenti, alla base del progetto, hanno ruotato intorno al concetto di identità e specificità.
Lo sviluppo urbano della città di Milano ha registrato, nell’ultimo decennio, un deciso cambio di passo rispetto al passato caratterizzato dal proliferare di edifici alti che ne hanno cambiato radicalmente lo skyline. Nella maggior parte dei casi, questi edifici trovano la loro ragion d’essere nella ricerca di una originalità formale “a tutti i costi” con l’obiettivo di stupire e far parlare di sé. Il risultato è quello di una produzione architettonica generica che è possibile ritrovare ovunque nel mondo. Ci sembrava necessario e doveroso, dovendo progettare una torre a Milano, lavorare su alcuni elementi identitari e sul carattere dell’architettura milanese, per far sì che la nuova torre fosse in grado di inserirsi nel contesto, non come un oggetto estraneo, ma continuando idealmente una storia e una scrittura che viene da lontano.
Inoltre, per rafforzare il concetto anche dal punto di vista insediativo, si è scelto di attestare la nuova torre lungo le due strade che delimitano il lotto in modo da ricucire idealmente la forma dell’isolato, sanando così l’interruzione creata dal manufatto esistente che non ne rispetta le giaciture. Sebbene la torre, da punto di vista tipo-morfologico, sia per definizione un manufatto difficilmente riconducibile ad un elemento organico al tessuto urbano inteso come insieme strutturato di edifici e spazi aperti, nel caso di Womb, si è lavorato per costruire una forte corrispondenza geometrica e spaziale tra il nuovo manufatto e lo spazio urbano circostante.
Ci ha incuriosito il “bosco” di lecci che sarà sospeso e si svilupperà per tutta l’altezza dell’edificio, fino alla guglia, a 88 metri d’altezza. La scelta del leccio ha un significato particolare?
Il bosco di lecci è un omaggio alla Torre Guinigi di Lucca, la prima torre – e forse anche l’unica – nella storia dell’architettura che ha degli alberi in copertura. È un'immagine molto poetica che abbiamo da sempre nella nostra mente e questa è stata l’occasione per riutilizzarla.
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Acciaio e calcestruzzo (calcestruzzo armato in opera e prefabbricato) saranno i materiali principali. Perché questa scelta così “poco green”, almeno sulla carta?
La struttura in Womb non è solo elemento che assolve alla funzione portante, ma diventa parte del linguaggio e dell’espressione architettonica dell’edificio. Da questo punto di vista era importante per noi che il materiale della struttura richiamasse i caratteri identitari delle nervature di molti edifici alti a Milano: dal Duomo alla torre Velasca. Non avremmo potuto utilizzare, ad esempio, il legno, che oggi va molto di moda.
Al di là del materiale, la struttura nella torre Womb ha una funzione bioclimatica importante legata all’ombreggiamento delle superfici vetrate: la sua forma e dimensione sono definite dalla percentuale di superficie opaca necessaria per raggiungere i valori richiesti. Se avessimo usato una struttura in acciaio, ad esempio, avremmo dovuto rivestirla con dei pannelli o delle scocche in GRC o aquapanel, per ottenere la sagoma corretta dal punto di vista bioclimatico. E questo ci sembrava completamente sbagliato sia rispetto al tema della sostenibilità – avere due elementi invece di uno – che rispetto al tema della coincidenza tra forma e struttura che è uno dei punti centrali del nostro lavoro.
La sostenibilità è un tema complesso che non si può ridurre a degli slogan come spesso sentiamo fare; per ogni tema progettuale bisogna sempre considerare vantaggi e svantaggi.
A Roma, con la Pantheon House, avete creato un ambiente che accoglie l’esterno all’interno. Cosa avverrà invece negli spazi della torre, saranno in grado di dialogare con Milano e il contesto esterno?
La torre Womb, pur nascendo da una iniziativa privata, avrà una vocazione pubblica, facendosi portatrice di quell’atteggiamento di generosità urbana che contraddistingue molti edifici italiani. Al piano terra, protetto dalle costolature della struttura, il giardino del caffè; un luogo aperto alla città per un pranzo all’aperto o per ristorarsi dopo una giornata di lavoro. All’interno un grande atrio a tripla altezza ospita ci saranno diverse funzioni, alcune delle quali aperte ad un’utenza differente da quella interna degli uffici.
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Una curiosità sulla Torre.
La forma originale di questo edificio nasce da un lungo processo di interpretazione dei vincoli e delle opportunità posti dal contesto in cui ci troviamo. In particolar modo volendo rispettare gli allineamenti posti dall’isolato urbano ma dovendoci allontanare dalla strada nel rispetto dei distacchi dall’edificio antistante, la struttura dell’edificio che parte dalle due direttrici che formano l’isolato – via Tito Speri e via D’Azeglio – arretra verso l’interno, piegandosi, per svilupparsi nella profondità del lotto.
Courtesy of Labics