Impalcature delimitate da transenne che indicano il cantiere in corso in via Massimo D’Azeglio 31, nel centro storico di Bologna, nascondono la minuziosa attività di restauratori armati di pennello e spazzola, per quattro mesi. Poi, l’edificio viene scoperto restituendo ai bolognesi la facciata quattrocentesca a bugne diamantate completamente rinnovata. Il restauro del fronte principale di Palazzo Bevilacqua Ariosti già Sanuti è raccontato nel filmato di THE PLAN Mediahouse, disponibile sul canale Youtube THE PLAN Channel. I lavori, condotti dall’impresa Leonardo di Bologna sotto la direzione dell’architetto Sergio Bettini, si sono conclusi nel marzo 2021.
>>> Guarda il filmato sul restauro della facciata di Palazzo Bevilacqua Ariosti
L’intervento di restauro, voluto dalla famiglia Bevilacqua Ariosti, proprietaria dell’immobile, ha permesso di valorizzare uno dei monumenti più significativi della città, la cui facciata monolitica è oggi di nuovo apprezzabile nelle sue sfumature originarie, che vanno dal sabbia dorato al rosato. Oltre alla sua rilevanza architettonica, in quanto rappresenta uno dei principali esempi di Rinascimento Bolognese, Palazzo Bevilacqua Ariosti riveste anche un’importanza storica: tra il 1547 e il 1549, infatti, ospitò alcune sedute del Concilio di Trento, trasferito a Bologna da Papa Paolo III a causa della peste. In una logica di mecenatismo moderno, gli stessi saloni che nel XVI secolo furono sede del Concilio oggi ospitano le opere di giovani artisti contemporanei in occasione di ArteFiera.
Bruno Zevi, uno dei più importanti storici dell'architettura italiana, nel volume Ferrara di Biagio Rossetti, edito da Einaudi, indica in Palazzo Bevilacqua il modello a cui Biagio Rossetti si è ispirato per la facciata di Palazzo dei Diamanti. Il fronte su via D’Azeglio del palazzo bolognese, realizzato in arenaria grigia di Porretta, è dunque il primo a essere stato disegnato con le caratteristiche punte adamantine. La regolarità della trama bugnata, che movimenta il prospetto con giochi di luce e ombra, è stemperata dalle decorazioni che incorniciano le finestre a bifora del piano nobile e il portone principale di ingresso. Quest’ultimo è sormontato da un balconcino «cinto da una ringhiera di ferro battuto lieve come una trina», spiega lo storiografo Umberto Beseghi nel libro Palazzi di Bologna, pubblicato da Tamari. Sopra al balconcino è scavata una nicchia, oggi vuota, che un tempo ospitava il busto del giurista Nicolò Sanuti. Fu lui infatti a commissionare nel 1477 la costruzione del palazzo, che rinuncia al tradizionale portico bolognese seguendo piuttosto lo stile toscano e che passò ai Bevilacqua nella seconda metà del Settecento.
Sanuti era un sostenitore della famiglia Bentivoglio, i cui membri furono i signori della città nel XV secolo, tra alterne vicende. Inoltre, Nicolosia Castellani, la moglie di Sanuti, fu legata sentimentalmente a Sante Bentivoglio, morto da diversi anni al momento della costruzione del palazzo e sepolto in San Giacomo Maggiore, la chiesa dei Bentivoglio. In sua memoria, Nicolosia fece riprodurre nel cortile a doppio loggiato di Palazzo Bevilacqua gli elementi decorativi del portico bentivolesco, come le colonne scanalate e i fregi. Di giorno, il portone d’ingresso rimane aperto permettendo ai passanti di entrare nell’androne, da dove possono vedere il chiostro con la fontana attraverso un cancello, anch’esso in ferro battuto.
Il restauro conservativo della facciata di Palazzo Bevilacqua Ariosti ha contribuito a preservarne la materia originaria: i tasselli a punta di diamante in arenaria, i due ordini di finestre, il balconcino “ricamato” in ferro battuto con inserti in rame, il cornicione ligneo aggettante e anche alcuni brandelli dello strato di finitura superficiale, sopravvissuti nei sottosquadri del fregio, su alcune bugne e sulle bifore. Dal punto di vista operativo, i lavori hanno previsto la pulizia dei depositi di particolato atmosferico attraverso i tradizionali metodi del restauro – aspirazione, rimozione, spazzolatura – limitando la sostituzione e integrazione dell’arenaria deteriorata a interventi puntuali, che hanno interessato principalmente il sedile corrente a contatto con la strada. Per rimuovere le incrostazioni nere che ricoprivano i portali, i sottarchi delle bifore e altri elementi modanati, è stato utilizzato l'irraggiamento di un fascio laser, in modo da calibrare la selettività della pulitura al fine di rendere l’intervento il meno invasivo possibile.
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Location: Bologna
Client: Marchesi Bevilacqua Ariosti
Completion: March 2021
Architect: Studio Bettini Architetti | arch. Sergio Bettini
Health & Safety: Marchingegno | Ing. Matteo Grilli
Main Contractor: Leonardo
Photography by Beatrice Marchi