Tutta la Biennale in un giorno, una breve guida in anteprima
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Tutta la Biennale in un giorno, una breve guida in anteprima

Tutta la Biennale in un giorno, una breve guida in anteprima
Scritto da Redazione The Plan -

Avete mai provato a vedere tutta la Biennale in un giorno?
Noi lo abbiamo fatto e vi raccontiamo la nostra esperienza.

Il primo consiglio che vi diamo, se come noi volete visitare nello stesso giorno sia l’Arsenale che i Giardini, è arrivare presto alla Biennale partendo proprio dall’Arsenale, guardando attentamente da dove si entra.

Può sembrare banale, ma farà sicuramente risparmiare tempo a chi non è pratico della Biennale.

Partire dall’Arsenale vi darà la possibile di iniziare la vostra visita con ordine: il percorso è lineare fino alla fine, basta proseguire dritti per scoprire tutte le installazioni. Benché sia semplice comprendere la successione delle sale, non sarà facile apprezzare le moltissime e ricchissime opere in mostra.

Among Diverse Beings, As New Household, As Emerging Communities, sono i titoli tematici delle sale che ospitano le installazioni. Non basterebbe una giornata per approfondire e comprendere fino in fondo ogni esposizione perché ognuna riassume in forma visiva e materiale una serie di concetti e riflessioni che danno la loro interpretazione del tema della Mostra “How will we live together”.

Uno sguardo solo non basta!

Perciò se avete poco tempo vi suggeriamo di lasciarvi catturare da ciò che attrae maggiormente la vostra sensibilità cercando di farvi trasportare interamente dall’opera scelta. Il primo sguardo vi susciterà alcune sensazioni, ma vi consigliamo di leggere le brevi, ma efficaci, infografiche perché ad un secondo sguardo le opere vi appariranno ancora più significative e suggestive.

Consapevoli di aver perso tantissime opere che lasciamo a voi scoprire e approfondire, ve ne anticipiamo alcune che ci sono piaciute.

 

Arsenale

Iniziamo dalle Corderie, proprio all’ingresso. È impossibile non essere colpiti dalle sculture di Peju Alatise.

Peju Alatise  - Peju Alatise, dalla Nigeria, parte dal proverbio yoruba “Ogni persona è una porta, aprirla vuol dire diventare parte del suo segreto” per creare un percorso, fatto di moltissimi materiali, che ruota attorno alla vulnerabilità umana, tra modernità e tradizione.

Poi siamo stati attirati dagli insistenti cinguettii provenienti da una serie di gabbie per uccelli molto particolari. Da non perdere anche la torre piccionaia nello straordinario Giardino delle Vergini

Studio Ossidiana - “Variations on a Bird Cage” è un modo per approfondire i rapporti tra l’uomo e il mondo degli uccelli. L’esplorazione architettonica di forme costruite aperte e accessibili dà vita ad una serie di oggetti di mediazione che traducono le azioni di ritirarsi, addomesticare, nutrirsi e giocare in uno spazio-oggetto. Un modo di ripensare l’archetipo della gabbia in chiave linguistica e non come spazio di reclusione. Un luogo aperto in cui “vivere insieme”.

L’Antico Egitto fa sempre un certo effetto soprattutto quando viene costruito dalle api!

Studio Libertiny - “Beehive Architecture” riscopre il rapporto psicologico e fisico tra natura e uomo in uno scambio continuo di informazioni. Natura e tecnologia si mantengono in equilibrio in queste sculture in cera d’api. Insetti cloud engineer, le api possono ispirare l’architettura del futuro attraverso un’architettura organica di forte impatto sia estetico che funzionale.

Ci dovete girare attorno! Ma è situato proprio all’uscita della sala, un caso? Grove è un bosco surreale che attrae sia a livello visivo che uditivo

Philip Beesley & Living Architecture Systems Group - “GROVE” tra colonne e nuvole fluttuanti, è uno spazio fisico e digitale. Una serie di altoparlanti fissati su una foresta di colonne creano un passaggio 3D ad opera di Salvador Breed. Uno schermo circolare proietta un film di Warren du Preez e Nick Thornton Jones sui mondi in formazione. L’installazione propone un ambiente immersivo senza confini, un luogo di incontro suggestivo.

Cosa bolle in quelle provette?

ecoLogicStudio - BIT.BIO.BOT, perché riferire il “We” del tema della Biennale 2021 solo alla sfera umana? L’installazione estende il “Noi” anche al mondo naturale che ci circonda per creare infrastrutture biologiche capaci di metabolizzare le sostanze inquinanti. Un esperimento intelligente sulla coltivazione domestica, uno spazio sperimentale per testare la coesistenza tra organismi umani e non umani nella “Urbanosfera” post-pandemica.

Una bella tavola conviviale post-apocalittica con circa 14 posti. Un Entré molto semplice, meravigliose posate con materiali di risulta, nidi e uccelli ci fanno compagnia in questo banchetto del futuro. Molto suggestivo!

Superflux - “Refuge for resurgence” vuole mettere in contatti luoghi e storie differenti. La Terra, dopo un rapido passaggio ad un clima precario, si trova ad ospitare una comunità multi-specie che unisce le rovine della modernità passata a nuovi modi di vivere. Un banchetto multi-specie ambientato dopo la fine del mondo che invita alla coesistenza tra uomini, animali, uccelli e piante attorno ad una speranza comune.

Quando l’uomo impara dalla natura. Una casa realizzata interamente in fibra di vetro e carbonio. Prima di salire ci siamo chiesti, ma come fa un intreccio di fibre a reggere il peso dei visitatori? Un’installazione veramente sorprendente! Molto apprezzato anche il video che mostra il processo robotizzato di costruzione.

Achim Menges / Icd University of Stuttgart and Jan Knippers / Itke University of Stuttgart - “Maison Fibre” è un modello radicale di una nuova cultura materiale che sfrutta la fibra, ampliamente presente in natura, per ripensare l’architettura sostenibile del futuro. L’installazione, ideata per la Biennale, è la prima struttura in fibra multipiano realizzata integralmente in composti di vetro e fibra di carbonio. Il processo di costruzione è stato interamente robotizzato senza produzioni di scarti e ritagli.

Cosa ci fanno appese tutte quelle bottiglie di plastica piene d’acqua?

Storia Na Lugar - Haking (the resort) – Water Territories and Immaginaries. L’acqua, tra il reale e l’immaginario, sottolinea opportunità e fratture del vivere insieme. L’installazione rievoca le tipologie dei resort all-inclusive di Capo Verde mostrandoli come microcosmi di disuguaglianze alla ricerca di nuove opportunità. Focus del progetto è l’acqua, elemento vitale conteso tra comunità locali e attività turistiche.

Non ci dispiacerebbe vivere così, in maniera responsabile. Anche gli omini del plastico ci sembrano tutti felici!

EFFEKT - Growtable è un tavolo che contribuisce a rispondere ai quesiti urgenti del nostro Pianeta. Diverse idee di vivere, costruire, produrre e consumare in un ecosistema fragile da proteggere. Un invito a ripensare i propri modelli di vita constatando che il nostro benessere è interdipendente da quello del nostro Pianeta.

Dalla natura terrestre al deserto lunare. Verso l’infinito e oltre!

Skidmore, Owings & Merril - Life Beyond Earth, mostra i limiti della nostra architettura al di fuori del nostro Pianeta. Cosa serve per consentire la vita in condizioni ambientali extraterristi? Oltre al masterplan, la collaborazione tra SOM e l’ESA, popone il modellino di una capsula autosufficiente e sostenibile che potrebbe essere utilizzata per sopravvivere in un futuristico villaggio lunare (Moon Village).

Poi l’originale esposizione di Miralles Tagliabue, una composizione di espositori in legno che illustrano il futuro progetto Plateau Central a Parigi. Sembra Banksy a Venezia, ma gli espositori sono una nuova edizione di una mostra di Miralles delgli anni ’90.

Miralles Tagliabue EMBT - Living Within a Market rappresenta un viaggio attraverso plastici, disegni e photo di instagrammer che definiscono il futuro progetto Plateau Central a Parigi. Un mercato a misura d’uomo per abbattere le differenze sociali e identitarie, uno strumento essenziale per favorire una maggiore integrazione sociale.
 

Potete approfondire qui l’esposizione nella nostra speciale intervista alla curatrice Benedetta Tagliabue.

Sicuramente un colpo di scena finale, un Modulor in corsia con la flebo…

Hospital of the Future - Il padiglione suggerisce una serie di domande scaturite dall’attuale pandemia. La tecnologia è in grado di salvare gli esseri umani? Le reti 5G rivoluzioneranno l’assistenza sanitaria? Quale è il ruolo futuro delle istituzioni sanitarie? .... vedere per credere….

Poi usciamo dall’Arsenale… attenzione, a causa delle norme anti-covid, una volta usciti non ci hanno fatto rientrare, quindi pensateci bene prima di varcare la soglia!

Dopo qualche passo all’aria aperta non potete perdervi l’installazione di Alejandro Aravena!

Il premio Pritzker Alejandro Aravena e il suo studio Elemental recuperano un’architettura tradizionale che anticamente fungeva da luogo di incontro tra il popolo mapuche e quello cileno, per esplorare forme alternative di convivenza alla vigilia di nuovi conflitti tra i due popoli. Un Parlamento ante litteram.   

 

Attraverso lo spazio aperto esterno si accede ad altre sale come le Sale d’Armi, il Padiglione delle Arti Applicate, l’Artiglierie, l’Isolotto, il Teatro delle Tese e le Tese delle Vergini, ecc.., che ospitano ulteriori esposizioni e Padiglioni Nazionali.

Abbiamo fatto in tempo anche a visitare il curatissimo e sorprendente Padiglione Italiano all’interno delle Tese delle Vergini, che abbiamo approfondito qui.

Si è fatta ora di pranzo inoltrata, dunque dopo una breve pausa, ci siamo catapultati ai Giardini che distano 10 minuti a piedi dall’uscita dell’Arsenale.

 

Giardini

 

Qui oltre al Padiglione Centrale, che prosegue la mostra dell’Arsenale, sono presenti i Padiglioni Nazionali più grandi, la nostra visita in anteprima non ci ha permesso di visitarli tutti perché ancora in allestimento. Perciò anche in questo caso vi diamo qualche piccolo assaggio di quello che troverete.

Al Padiglione Centrale le installazioni sono molte e particolari. Future Assembly per esempio pensiamo sia una esperienza didattica molto interessante, che meriterebbe di essere studiata attentamente.

Future Assembly - È un tentativo di immaginare un design multilaterale ispirato alle Nazioni Unite. Reciprocità, collaborazione e coesistenza sono i valori che guidano l’esposizione alla ricerca di “futuri possibili”. Sulle pareti una linea del tempo che tiene traccia di tutti i tentativi umani fatti fino ad oggi per garantire e riconoscere i diritti della Terra.

Se all’Arsenale avevamo visitato nel complesso le zone più calde del Pianeta, qui ci siamo imbattuti nei climi più rigidi, dall’Artide…

Contested Circumpolar: domestic Territories - Mette in scena le principali costruzioni di insediamento prodotte dalle 8 nazioni che si affacciano sulla regione artica: Canada, Finlandia, Groenlandia, Islanda, Novervegia, Russia, Svezia e USA. Una rappresentazione della vita domestica che supera i confini politici.

All’Antartide….

Antarctic Resolution - Un’immagine in alta risoluzione di un sesto continente ghiacciato che rappresenta il 10% delle terre emerse: l’Antartide

Ci siamo soffermati su un igloo fatto di sacchetti di plastica, c’è una porta chiusa, ma se l’aprite potete entrarci per vivere l’esperienza dal di dentro.

Museo Aero Solar - Fa parte della collezione Musei Fluttuanti, un invito al riutilizzo e al riciclo al fine di ridurre gli scarti. Il Museo Aero Solar presente alla Biennale è stato realizzato a Buenos Aires ed è composto da sacchetti di plastica recuperati, tagliati e incollati assieme formando un igloo di plastica che contribuisce a sviluppare l’etica della responsabilità.

Poi una serie di rumori ed una sfera spaccata a metà hanno catturato la nostra curiosità...

Geoscope 2 - López-Pérez in collaborazione con Jesse Reiser propongono un’opera scultorea e video-immersiva ispirandosi al concetto di Princeton Geoscope di R. Buckminster Fuller. Una sfera divisa in due, al cui interno, su una serie di schermi-cuscino vengono proiettati spezzoni video di 25 progettisti famosi.

Infine due rocce in una teca di vetro, ma perché?

Resurrecting the Sublime - Un’istallazione che ricostruisce il profumo dell’ibisco di montagna, un albero estinto che cresceva sulle montagne Haleakala nelle isole Hawai.

 

Ci è rimasto giusto il tempo di fare qualche soprallugo nei Padiglioni Nazionali.

Un’affascinante esperienza di incertezza è stata quella provata attraversando i fogli sospesi del Padiglione spagnolo simbolo dell’attuale assenza di certezze. Ogni visitatore è chiamato a rispondere al quesito “Come vivremo insieme?”

Il Padiglione della Danimarca si attraversa su un percorso sospeso sopra un fiume artificiale. L'acqua proviene dal tetto e scorre sotto i visitatori per ricordare che “ogni forma di vita dipende dall’acqua”. Non vi negheranno un sorso d’acqua da bere….

Il giardino delle delizie privatizzate è il titolo del Padiglione della Gran Bretagna. Si domandano: possiamo aprire al pubblico le piazze - giardino private e ridefinirne l’utilizzo per aumentare lo spazio pubblico all’aperto? La risposta potete darla voi visitando il Padiglione.

Infine siamo saliti in cima alla mezza costruzione intelaiata di legno che contraddistingue il Padiglione USA, quest’anno più all’esterno che all’interno, in cui abbiamo intervistato i curatori qui.

Poi si è fatto troppo tardi e non potevamo perdere il traghetto di ritorno.

Abbiamo visto tutto? È sufficiente una giornata?
La risposta è ovviamente No!

La 17. Mostra Internazionale di Architettura è ricca di sorprese e di contenuti, quello che vi abbiamo segnalato non è che una piccolissima e assolutamente non esaustiva anticipazione di ciò che potrete vedere coi vostri occhi visitando di persona la Biennale Architettura 2021.

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