In Ucraina, il secondo stato più grande d'Europa dopo la Russia europea, un paesaggio fatto di fertili pianure, steppe attraversate dai fiumi e diversi altopiani nasconde esempi unici e preziosi di architettura vernacolare, come le chiese in legno costruite tra il XIV e il XVIII secolo nella regione dei Carpazi. Piccoli capolavori la cui conservazione è oggi messa in pericolo non solo dal degrado e dallo scorrere del tempo, ma anche e soprattutto dal conflitto armato in corso nel Paese, che conta otto siti UNESCO, di cui sette culturali e uno naturale.
Strikha, il nuovo docufilm sull’architettura vernacolare ucraina, promosso dalla piattaforma multimediale Ukraïner insieme alla casa di produzione cinematografica Craft Story, mette in luce la difficoltà del permanere delle tradizioni e dei luoghi che le ospitano. In ucraino il termine "strikha" significa "tetto", quello che a fatica, da ormai più di un anno, la popolazione cerca di mantenere intatto sotto la minaccia dello scontro armato. I cinque episodi, disponibili con sottotitoli in inglese sul canale YouTube di Ukraïner, sono stati girati in tutto il Paese ad eccezione delle terre occupate dai russi.
Protagonista indiscussa del reportage Strikha è l’architettura vernacolare, l’espressione massima di questi luoghi isolati e lontani dal nostro mondo: manufatti tradizionali, tipologie edilizie che non hanno subito l’evoluzione di stili e gusti, oggetti e opere di grande valore artistico costruiti in prevalenza nelle zone rurali, secondo le condizioni climatiche del luogo e con materiali e tecnologie disponibili in loco. Nel docufilm viene quindi documentata un’architettura ingiustamente definita “minore”, fortemente legata alla cultura ucraina, nascosta in villaggi sperduti, avviando un dibattito sulla possibilità di mantenerla viva e conservarla senza modificarla.
Nei cinque episodi sono proposti oltre 30 tesori architettonici, tra cui le mazanaka e le grajda, chiese in legno cosacche, e i mulini a vento dalla struttura unica in Europa. Ancora, una casa di campagna nei Carpazi, le capanne originali di Bessarabia, Slobozhanshchyna, Podniprovia e Zaporizhzhia, il modernismo ucraino di Poltavshchyna, ma anche testimonianze particolari come la tecnica dei merletti in legno di Sivershchyna.
I registi hanno direttamente coinvolto gli abitanti di questi luoghi e gli attivisti impegnati in prima linea nella conservazione di questo patrimonio popolare, così come architetti e storici dell’arte tra cui Oleg Drozdov, Slava Balbek e Yulian Chaplinskyi. Una narrazione appassionata e coinvolgente, che sarà di certo utile alle generazioni future, con la speranza che ciò che è stato filmato rimanga intatto il più a lungo possibile e che la ricostruzione, a conflitto ultimato, saprà conservare le vestigia di quest’architettura unica.
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All images courtesy Ukraïner