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"Siamo foresta", dialoghi sulla natura in Triennale Milano

La mostra, in scena fino al 29 ottobre 2023, espone il lavoro di 27 artisti provenienti da diversi Paesi, da contesti indigeni e legati all’Amazzonia, per riflettere sul nostro ruolo al cospetto dell’ambiente

Siamo foresta mostra Triennale Milano
Scritto da Redazione The Plan -

Mondi estetici e metafisici, onirici, colorati e indigeni: la nuova mostra Siamo Foresta allestita in Triennale a Milano, visitabile fino al 29 ottobre 2023, è un’immersione sensoriale e totalizzante nel mondo dell’arte contemporanea e di un tema di grande attualità: il ruolo dell’uomo nel contesto della natura e del mondo delle specie viventi. La mostra è un’occasione unica che ha permesso a nuovi progetti artistici di incontrarsi e confrontarsi, dando vita a opere inedite e collaborazioni inaspettate.

Realizzata in collaborazione tra Triennale Milano e Fondation Cartier pour l’art contemporain, Siamo Foresta è stata pensata sotto la direzione artistica dell’antropologo Bruce Albert, del direttore generale artistico della Fondation Cartier Hervé Chandès, con allestimento creato dall’artista Luiz Zerbini, e riunisce le opere di 27 artisti provenienti da diversi Paesi, in prevalenza latinoamericani: artisti indigeni – dal New Mexico al Chaco paraguaiano passando per l’Amazzonia – e non (Brasile, Cina, Colombia, Francia).

Siamo Foresta è il sesto progetto espositivo realizzato nell’ambito del partenariato, della durata di otto anni, tra Triennale la fondazione francese. Un progetto che cementa la stretta collaborazione tra le istituzioni volta a stimolare l’incontro e lo scambio tra artisti, la nascita di conversazioni e sodalizi, come quelli tra Sheroanawe Hakihiiwe, yanomami del Venezuela, e il francese Fabrice Hyber; tra l’artista di Rio de Janeiro Adriana Varejão e Joseca Mokahesi, yanomami brasiliano; tra la yanomami brasiliana Ehuana Yaira e Cai Guo-Qiang, artista cinese con base a New York.

 Courtesy Fondation Cartier pour l’art contemporain


Le opere in esposizione spaziano dalla pittura alla scultura, fino alla grafica, includendo anche installazioni e tre brevi film che contestualizzano la vita e le modalità di produzione creativa di alcuni degli artisti coinvolti. Nonostante la loro diversità, ne risulta un perfetto mix spaziale, nel quale si percepiscono libertà e armonia, quella di un giardino dove le pareti, colorate e variopinte, richiamano la vera Amazzonia, con piante lussureggianti, cespugli e piccoli alberi.

«Fin dalle sue origini, la tradizione occidentale ha diviso e gerarchizzato gli esseri viventi secondo una scala di valori di cui l’essere umano costituisce l’apice. Questa supremazia dell’umano ha progressivamente allontanato l’umanità dal resto del mondo vivente, aprendo così la strada a tutti gli abusi di cui la distruzione della biodiversità e la catastrofe climatica contemporanea sono il risultato. La filosofia delle società indigene americane, invece, ritiene che gli esseri umani e i non umani – animali e piante – pur distinguendosi per l’aspetto dei loro corpi, siano profondamente uniti dalla stessa sensibilità e intenzionalità. Per loro, quindi, le comunità umane e non umane costituiscono un complesso multiverso di popoli che convivono, su un piano di uguaglianza e a costo di compromessi reciproci, all’interno di una stessa entità vasta e vivente, la “terra-foresta-mondo”. È in nome di questa preoccupazione relativa all’uguaglianza tra i viventi e del riconoscimento della porosità dei confini che apparentemente li distinguono – contrariamente, quindi, all’idea di qualsiasi supremazia umana – che gli artisti qui presentati si sono riuniti».
Bruce Albert, antropologo e co-direttore artistico della mostra

Siamo Foresta © Andrea Rossetti, courtesy Triennale Milano

 

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Entrare nel ritmo della foresta

Le opere riunite provengono quasi in toto dalla collezione permanente della Fondation Cartier, elemento che racconta di un rapporto a lungo termine di sostegno agli artisti coinvolti, spesso estranei ai circuiti canonici del mercato e delle istituzioni artistiche. A sottolineare le connessioni emotive che hanno portato alla selezione degli artisti in mostra, è la scenografia ideata da Luiz Zerbini, che accompagna il visitatore in un percorso espositivo continuo e lo immerge nel ritmo vitale della foresta.

La vegetazione entra dunque in Triennale, e grazie alla consulenza del botanico Stefano Mancuso, sono state selezionate specie arboree specifiche. Ciascuna delle piante in mostra è il personaggio di un paesaggio immaginario che accompagna la visita dall’inizio alla fine, dissolvendo il confine tra l’architettura delle sale espositive e l’ambiente circostante.

«La mia esperienza di exhibition design si limita alle mie mostre e installazioni. Ho accettato la sfida di contribuire alla creazione di questo progetto e già dalle prime ore di lavoro, analizzando le piante dell’edificio, ho scoperto che negli spazi di Triennale c’erano dei lucernari inutilizzati. Da questa scoperta, che ha trasformato radicalmente le possibilità del progetto, è nata l’idea di portare la luce naturale all’interno dell’esposizione. Con la presenza della luce, diventa possibile inserire piante vive che interagiscono con le opere. La possibilità di camminare tra le opere d’arte e le piante rende Siamo Foresta non solo una mostra ma un’esperienza unica. Sono molto grato per questo invito e credo che sarà un evento indimenticabile».
Luiz Zerbini

Siamo Foresta © Andrea Rossetti, courtesy Triennale Milano

 

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Ispirazioni sciamaniche, film e incontri interculturali

Sono le monumentali tele a quattro mani di Sheroanawe Hakihiiw e Fabrice Hyber ad accogliere il visitatore all'ingresso della mostra. Come in un bosco, dove tutte le piante crescono insieme, avviluppandosi o facendosi spazio l'un l'altra, al loro lavoro si affiancano le opere dell’artista brasiliano della comunità Huni Kuin Cleiber Bane, narrazioni in immagini dei canti rituali del suo popolo, che creano vere e proprie partiture sciamaniche. A queste si aggiungono le visioni oniriche dell’artista attivista Jaider Esbell e il suo bestiario della mitologia del popolo Makuxi dell’Amazzonia brasiliana settentrionale.

Molte sono le connessioni con lo sciamanesimo e le sue tradizioni. Il dipinto Cadernos de viagem, connaissance par corps dell’artista Adriana Varejão e il disegno dell’artista Joseca Mokahesi dal titolo Becoming a Shaman, esposti uno accanto all’altro, sottolineano il profondo legame tra i due lavori, che è alla base della loro concezione, incentrata su spiritualità e sensorialità.

 Courtesy Fondation Cartier pour l’art contemporain


Nel contesto di Siamo Foresta, la sala cinema di Triennale Milano offre un programma di tre film i cui registi provengono dal Chaco paraguayano e dall’Amazzonia, portando in scena tre delle comunità indigene presenti nella mostra: gli Yanomami dell’Amazzonia settentrionale del Brasile, i Nivaklé e i Guaraní della regione del Gran Chaco in Paraguay.

Dialoghi ed eventi speciali sono previsti a contorno della mostra. Dopo l’incontro inaugurale tra Fabrice Hyber e Sherohanawe Hakihiiwe, e quello tra Adriana Varejão e Joseca Mokahesi, sono seguite e seguiranno conversazioni uniche tra artisti indigeni e non, come quella tra l’artista cinese Cai Guo-Qiang e l’artista yanomami brasiliana Ehuana Yaira, dalla quale è nata un’opera a quattro mani che viene presentata per la prima volta in questa mostra: il disegno di un sogno di Ehuana Yaira, diventato una traccia di scintille ed esplosioni sulla tela, secondo la tecnica notoriamente propria a Cai Guo-Qiang.

 Courtesy Fondation Cartier pour l’art contemporain

 

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Uomini albero, animali fantastici e disegni fotografici

Foreste immaginarie e panorami tropicali onirici, generati dall’artista Bruno Novelli, combinano animali fantastici e geometrie dalle forme colorate, dove si intrecciano paesaggi, animali e piante di diversa ispirazione. Novelli si ispira infatti al simbolismo dell’arte medievale e lo mischia a quello indigeno amazzonico, rimanendo vicino agli artisti Huni Kuin dell’Amazzonia brasiliana, ed è su questa scia che ha appositamente realizzato un nuovo dittico per Siamo Foresta.

L’artista colombiana Johanna Calle ha invece disegnato il contorno etereo di un grande albero con i testi dattiloscritti su carta notarile di una legge sulla restituzione delle terre ai contadini indigeni. L’opera, che l’artista definisce disegno fotografico, vuole portare in luce l’importanza di continuare a piantare alberi, uno dei modi per questi agricoltori che non possono permettersi di erigere recinzioni, di legittimare la proprietà della terra che coltivano.

Portano invece all’interno di mondi fantastici i disegni di Alex Cerveny, dove esseri umani, personaggi biblici o mitologici, sono sempre strettamente associati a forme arboree, fino a diventare alberi essi stessi. Le opere vogliono sottolineare la simbiosi e il legame tra esseri umani e non umani ispirandosi alle culture indigene della foresta amazzonica brasiliana. Di particolare interesse è anche la sua opera Pharmacopoeia, 2023, un dipinto su fondo nero realizzato per Siamo Foresta che raffigura uomini incapsulati nella terra, sotto agli alberi, circondati da un cielo di nuvole e nomi di piante medicinali utilizzate dagli Yanomami del Brasile.

Credits

Dates: June 22 – October 29, 2023
Location: Triennale Milano

Artistic Direction: Bruce Albert, anthropologist, Hervé Chandès, Artistic Managing Director, Fondation Cartier pour l’art contemporain

Exhibition Design: Luiz Zerbini

Exhibition Views: Photography by Andrea Rossetti, courtesy of Triennale Milano
Works: all images courtesy of Fondation Cartier pour l’art contemporain

 


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