Il countdown è cominciato e Cortina d’Ampezzo si sta attivando per i Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali 2026. In attesa dei tre anni che ci separano dall’inaugurazione, quali saranno le dinamiche che ruoteranno attorno a questo grande evento?
Venerdì 9 dicembre, mentre Cortina veniva ricoperta dalla neve, si è tenuto l’ultimo appuntamento di (RE)GENERATION STORIES - Road to Milano Cortina 2026, un ciclo di eventi ideati e organizzati da THE PLAN che ci ha accompagnato per tutto l’anno, coinvolgendo progettisti, addetti ai lavori, speaker d’eccellenza e partner della filiera produttiva. Un’occasione per parlare non solo delle prossime Olimpiadi del 2026, ma anche di alcune tematiche connesse al grande evento, quali la rigenerazione urbana, la riqualificazione e la creazione di nuovi asset immobiliari.
L’evento, inserito nel programma del Fashion Weekend di Cortina d’Ampezzo, è stato suddiviso in tre panel discussion, con tematiche incentrate sull’accessibilità, sull’artigianato e infine sulla rigenerazione e sulle strategie di sviluppo territoriali.
La panel discussion Inclusività culturale e accessibilità - Ripensare l’approccio alla progettazione per un nuovo concetto di interazione, alla Casa delle Regole (la Ciasa de ra Regoles), è stata moderata dalla Emanuela De Zanna, presidentessa di “Cortina senza confini”, e ha visto a confronto gli architetti Alfonso Femia, fondatore dello studio Atelier(s) Alfonso Femia, e il fondatore di Rizoma Architecture, Giovanni Franceschelli. Con loro anche Andrea Stella, fondatore e Ceo dell’azienda ortopedico-sanitaria Klaxon Mobility e fondatore de Lo Spirito di Stella, realtà impegnata nella sensibilizzazione nei confronti di una cultura dell’autonomia e dell’accessibilità, e Gianluca D’Incà Levis, fondatore del laboratorio di arti visive in ambiente Dolomiti Contemporanee.
La seconda panel discussion è stata Valorizzare il territorio - Il sapere artigianale come strumento di formazione e incubatore di innovazione: a moderare la discussione Giovanni La Varra, co-fondatore dello studio Barreca & La Varra, che insieme a Valentina Bernardi (Architetti Bernardi Cortina d’Ampezzo), è andato alla scoperta della storia e della tradizione artigianale delle Dolomiti. Con loro tre maestri del legno, del ferro battuto e dei tessuti: rispettivamente Claudia Bernardi, Giancarlo Candeago e Dario Casalini (alla guida di Oscalito, maglieria dal 1936).
L’ultima panel discussion si è svolta presso l’Alexander Hall, lo storico cinema della città. Il tema è stato (RE)GENERATION STORIES: ROAD TO MILANO CORTINA 2026 - Il valore della rigenerazione nelle strategie di sviluppo del territorio, una panel moderata dal managing editor e co-founder di THE PLAN, Nicola Leonardi, che ha registrato la partecipazione di Matteo Mantovani, managing director Italia di Currie & Brown, di Simonetta Cenci, assessore all’urbanistica di Genova dal 2017 al 2022, e di Roberta Alverà, vicesindaco di Cortina d’Ampezzo.
Correva il 1956 quando Cortina d’Ampezzo ospitò la prima manifestazione olimpica italiana. Fu un’edizione rivoluzionaria, non tanto per i Giochi stessi che registrarono una netta egemonia sovietica, quanto per le immagini che in tempo reale arrivavano nelle case degli italiani.
Un evento nell’evento che da un lato mise in luce la bellezza delle Olimpiadi e del tifo a distanza, e dall’altra l’immagine di Cortina d’Ampezzo, con i suoi luoghi simbolo che la resero un punto di riferimento per gli sportivi invernali.
Avere delle telecamere puntate sulla città portò le amministrazioni del tempo ad adoperarsi per la costruzione e ristrutturazione di grandi impianti sportivi: come la Pista Olimpica Eugenio Monti, lo Stadio Olimpico del Ghiaccio e soprattutto il Trampolino Italia, che nonostante sia abbandonato dal 1990 resta un riferimento di quell’edizione.
Tra i nuovi simboli di quel ‘56 ce n’era uno che non era destinato a ospitare eventi sportivi. Si trattava di Palazzo Telve e delle Poste, oggi noto col nome di Luce delle Dolomiti. Un’opera rivoluzionaria, per Cortina e non solo, la cui progettazione portò la firma dell’architetto italiano Edoardo Gellner. Lo stesso progettista del Villaggio Eni a Borca di Cadore, in cui collaborò anche Carlo Scarpa. Nonostante lo stile in parziale contrasto con l’architettura tipica del territorio, Palazzo Telve e delle Poste si è ritagliato un ruolo da protagonista nello skyline cittadino. Oggi è una residenza privata.
Photography by Simone Scaravelli