È la Venezia dei procuratori della Serenissima quella che si potrà tornare a vedere, con quello sguardo privilegiato su piazza San Marco precluso per tanti, tantissimi anni. Cinque secoli più precisamente: un viaggio nel tempo oltre che nello spazio. Le Procuratie Vecchie, il palazzo che si estende per l’intero lato nord della piazza, dalla Torre dell’Orologio al museo Correr, ha riaperto al pubblico dopo cinque anni di lavori di restauro, i quali sono stati condotti dallo studio David Chipperfield Architects su commissione di Generali. L'interior, exhibition and multimedia design del terzo piano, invece, è firmato dallo studio Migliore+Servetto Architects, con la direzione artistica di Davide Rampello.
Sede storica dei procuratori di San Marco, gli alti funzionari della città anche responsabili dell’assistenza ai poveri e ai bisognosi di Venezia, le Procuratie Vecchie oggi tornano a essere patrimonio aperto della città, stabilendo con essa un nuovo rapporto di interazione e un diverso dialogo. Ma se, da una parte, l’anima della nuova inaugurazione è in stretta continuità con il passato, dall’altra è portatrice di innovazione e tecnologia, guardando sempre alle necessità e ai desideri dei visitatori: un hub globale per iniziative sociali. Lo stesso legame e la medesima condivisione di tradizione e cultura storica sono il fulcro di molti degli interventi: è qui che si riscontrano antiche e tradizionali tecniche di costruzione locali, così come la maestria artigiana locale, nelle lavorazioni di pavimenti, muri e soffitti, attraverso l’utilizzo di pastellone e terrazzo, marmorino e scialbatura ai piani inferiori, ma anche cocciopesto e cotto al piano superiore, con l’intento non di imporre ma di ereditare, per completare ciò che è esistito per secoli come un tutt’uno.
Il mandato della compagnia Generali, via via proprietaria di sempre maggiori spazi, è stato fin da subito quello di rinnovare, scomporre e ridare senso alla stratificazione di interventi e adattamenti pratici, così come quello di creare un rapporto di maggior coinvolgimento con il resto della piazza e della città tutta.
Qui, oltre a continuare a ospitare gli uffici della compagnia di assicurazioni, spazi di co-working e auditorium, ora anche aree appositamente studiate e allestite per il pubblico, nonché la sede, parimenti al terzo piano del palazzo, di The Human Safety Net (Thsn), la fondazione della compagnia del Leone che punta a liberare il potenziale delle persone vulnerabili, per migliorarne le condizioni di vita. Alla complessità dell’idea è seguito, pertanto, un progetto altrettanto articolato, per forza di cose più complesso rispetto a un unico concept o a un unico gesto architettonico: questo ha così portato al restauro del primo e del secondo piano del palazzo, alla riorganizzazione dell’accessibilità e della fruibilità dell’edificio attraverso l’integrazione di nuove scalinate e al rinnovo del padiglione centrale al terzo piano, con accesso agli spazi espositivi aperti al pubblico e legati a The Human Safety Net. Ed è stato proprio il Ceo group di Generali, Philippe Donnet, che ha voluto sottolineare il legame storico e culturale tra le antiche funzioni delle sale delle Procuratie e quelle attuali di Thsn:
«L’obiettivo è aiutare le persone in stato di grande vulnerabilità, specie famiglie, bambini e rifugiati, anche perché c’è sempre più necessità dell’impegno della compagnia e di tutti quelli che hanno voglia di far parte di questo progetto. The Human Safety Net è una rete di persone che hanno voglia di aiutare altre persone».
In questo contesto si inserisce anche l’esposizione, allestita al terzo piano, A World of Potential, curata da Orna Cohen e Andreas Heinecke di Dialogue Social Enterprise. Questa offre ai visitatori un’esperienza personalizzata di Thsn, del suo scopo e del suo lavoro per le persone svantaggiate in 23 Paesi. Il percorso, che è stato concepito come una progressione di esperienze e si sviluppa secondo un prologo, tre atti e un epilogo che conducono il visitatore alla scoperta delle proprie potenzialità, a partire dai valori individuati dai curatori, invita anche i visitatori a connettersi con il potenziale personale, esplorando i propri punti di forza caratteriali: «Quali sono i tuoi maggiori punti di forza?», si può leggere in una delle installazioni o, ancora, «cosa ti ha aiutato a crescere», «cosa ti rende felice?». Creatività, gentilezza, perseveranza, gratitudine, curiosità, speranza, intelligenza sociale, lavoro di squadra sono stati tradotti in 16 machine à montrer interattive, capaci di coinvolgere i pubblici più diversi e generare una riflessione sui temi dell’inclusione, dell’innovazione e della sostenibilità.
«Il progetto della nuova sede di The Human Safety Net si caratterizza per la leggerezza con cui si rapporta sia alla città di Venezia, emblema di forte identità culturale e di accoglienza, sia al complesso storico delle Procuratie che la ospita – hanno spiegato Migliore e Servetto –. Tre sono i simboli ricorrenti che connettono l’intero progetto: il tavolo, il nido e lo specchio. Il tavolo, emblema dell'incontro e del dialogo, è presente nelle installazioni interattive e negli spazi conviviali. Il nido è il simbolo dell'accoglienza e dei legami ed è richiamato nelle strutture delle librerie, una sorta di fil rouge che collega gli spazi conviviali e quelli di lavoro. Infine, lo specchio, che a Venezia vanta una tradizione secolare e che ricorre negli arredi del caffè e in diverse installazioni, è l’allegoria del confronto con se stessi, della riflessione, della coscienza».
Il progetto del terzo piano, in particolare, è stato curato nell’interior, exhibition and multimedia design dallo studio Migliore+Servetto Architects, con la direzione artistica di Davide Rampello: oltre alla mostra, infatti, gli architetti Ico Migliore e Mara Servetto hanno dato vita a spazi votati alla condivisione grazie a un approccio innovativo e sperimentale, volto a generare spazi sostenibili e inclusivi.
Il richiamo alla venezianità, a partire dai materiali (il vetro, il rame, il legno, gli specchi) e dalla collaborazione con alcuni artigiani locali, si sviluppa su più livelli contemporaneamente: quello visivo è emblematico grazie al rilievo dato ai 100 oculi cinquecenteschi che percorrono l’intero piano, conferendo all’insieme una valenza pittorica oltre che una relazione diretta con Venezia, che ha saputo accogliere e inglobare culture da tutto il mondo. In alcune di queste aperture la visione è stata potenziata tramite un sistema tecnologico di ingrandimento che, come le macchine ottiche del Canaletto, permette ai visitatori di immergersi nella vita cittadina, attraverso un nuovo modo di interagirvi. Inoltre, l’installazione Window on Venice (Finestra su Venezia) consente di fare un salto temporale, esplorando in 3D com’erano alcuni luoghi della città nel Cinquecento come la Giudecca, il Ponte di Rialto, l’Arsenale, Burano e Murano.
Il legame di Venezia con il teatro e le sue famose maschere ha ispirato poi l’installazione Teatro Veneziano – nata sempre da un’idea di Davide Rampello – che accoglie i visitatori: le marionette in legno di Arlecchino, Pantalone e Colombina, realizzate dall’atelier Carlo Colla e animate da una tecnologia sofisticata, interagiscono con i visitatori, raccontando la storia della città in più lingue.
Anche la grafica ambientale e il wayfinding sono stati ideati dallo studio Migliore+Servetto, che ha lavorato in aggiunta alla selezione dei contenuti dell’Art Studio, lo spazio dedicato alle mostre temporanee.
Infine, l’ultima firma dello studio riguarda l’installazione di 100 arazzi sulla facciata delle Procuratie Vecchie rivolta su piazza San Marco (visibile per una settimana a partire dall’opening, il 13 aprile) e quella più piccola di 22 arazzi sul fronte interno della Corte Maruzzi, che utilizzano la grafica ambientale per raccontare le azioni della Fondazione. Gli arazzi, che riprendono le dimensioni dei drappi storici di Generali esposti alle finestre nelle occasioni speciali, in facciata esterna sono realizzati in tessuto tecnico riciclabile e cangiante, nei colori del rosso, arancio e viola di Thsn, mentre quelli interni sono caratterizzati da una trama disegnata ad hoc su fibre tecniche e sostenibili i-Mesh.
L’edificio fu costruito nel XIII secolo e consisteva in una struttura su un unico piano al di sopra di un lungo porticato, ma fu ridisegnato dall’architetto Bartolomeo Bon e successivamente da Jacopo Sansovino nella prima metà del XVI secolo, nell’ambito del programma renovatio urbis realizzato dal doge Andrea Gritti. In seguito a tali interventi, a partire dagli anni Trenta del 1500, le Procuratie furono riservate a politici e reali: i dogi e i loro governatori, in particolare, usarono l’edificio come propria sede per centinaia di anni.
Per arrivare alla prima fase di acquisto da parte di Generali si deve andare avanti fin circa al 1832, a pochi mesi dalla sua fondazione a Trieste. Dopo aver incaricato lo studio di David Chipperfield nel 2017, nel 2019 la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna ha dato il via libera al progetto e il Comune ha dato il permesso di costruire.
Location: Venezia, Italia
Architect: David Chipperfield Architects
Client: Generali Real Estate
Interior, exhibition and multimedia design: Migliore+Servetto Architects
Gross floor area: 5.200 m2
Restoration of the gates: Margraf
Photography by Andrea Martiradonna, courtesy of Migliore+Servetto Architects