La piscina olimpionica Carmen Longo di Bologna, conosciuta in città anche come piscina dello stadio in virtù della sua vicinanza al Dall’Ara, in quasi un secolo di storia ha visto allenarsi e gareggiare generazioni di sportivi. L’impianto è stato realizzato nel 1929, per poi essere dedicato alla fine degli anni Sessanta alla nuotatrice bolognese Carmen Longo, scomparsa a soli 18 anni nell’incidente aereo di Brema. Oggi la piscina ospita le squadre di pallanuoto, nuoto sincronizzato e nuoto in corsia della società De Akker e accoglie anche altre attività non agonistiche, come il nuoto libero.
La piscina Carmen Longo è conosciuta, oltre che per la sua tradizione sportiva, anche per la sua copertura: nei primi anni Duemila l’amministrazione comunale di Bologna ha conferito allo studio di ingegneria MJW structures del professor Massimo Majowiecki l’incarico per il progetto esecutivo di una copertura mobile per l’impianto sportivo, in modo da garantire un suo utilizzo continuativo. L’edificio esistente, vincolato dalla Sovrintendenza per i Beni Culturali e Ambientali, presenta una pianta rettangolare con tribune perimetrali; a partire da questo stato di fatto, i progettisti hanno ideato una struttura metallica in acciaio, associata a una copertura di tipo convertibile. Attraverso questo intervento si è voluta sottolineare la storicità dell’impianto sportivo e la sua portata di valori: lasciandone immutata la tradizione e la tipologia, è stata ideata una soluzione progettuale compatibile con i materiali e le strutture murarie preesistenti.
L’ossatura della nuova copertura è composta da una trave reticolare longitudinale a sezione triangolare (lunga 70 m e alta 4,5 m), su cui si innestano le travi trasversali armate da funi spiroidali, che sostengono una serie di pannelli sia fissi sia mobili. La copertura prevede una zona opaca e coibentata di 2.500 m2, realizzata in lamiere di acciaio preverniciate e manto impermeabile in fogli di rame, e un’area trasparente di 1.000 m2 in corrispondenza della zona centrale e del lato nord, realizzata in vetro strutturale.
Anche se il sistema di apertura non è di fatto mai stato attivato, la copertura mobile rappresenta una delle peculiarità principali della piscina. La movimentazione è assicurata da appositi pannelli nella zona centrale, la cui traslazione avviene tramite un sistema elettrico con cinghie di tiro a cremagliera, con comando manuale e controllo di posizione eseguito su diversi punti di posizionamento. Così, la luce del sole ha modo di filtrare all’interno e conferire all’impianto sportivo una miglior vivibilità durante tutto l’anno.
Come tanti altri impianti sportivi, la piscina Carmen Longo ha anche un valore imprescindibile nella crescita e nella socialità di giovani, ragazzi, atleti agonisti e non. Lo ha dimostrato la pandemia, specialmente nei suoi momenti peggiori, quando ha congelato l’attività di milioni di persone. Oggi, sebbene l’emergenza Covid non possa dirsi conclusa, queste strutture possono diventare ancora una volta luoghi di vera e propria salvezza: un esempio su tutti, il centro sportivo federale di Ostia, diventato un rifugio per le ragazze della nazionale ucraina di nuoto sincronizzato. Migliaia e migliaia di chilometri percorsi per fuggire dai bombardamenti e dalla disumanità della guerra, ma con la speranza di poter conservare e continuare a coltivare i propri sogni: grazie all’intervento e all’organizzazione della Federazione italiana nuoto (Fin), le atlete sono riuscite a mettersi in salvo e a raggiungere, alla fine, questo centro federale. Le ragazze e le allenatrici sono arrivate in due momenti diversi, viaggiando su più pullman, ma tutta la squadra è riuscita a giungere a destinazione, dove è stata accolta dalle azzurre Linda Cerruti, Costanza Ferro, Lucrezia Ruggiero e da Giorgio Minisini. Con loro anche la direttrice tecnica Patrizia Giallombardo e la collega Olesia Zaitseva, nonché il presidente della Fin, Paolo Barelli, e il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per lo sport, Valentina Vezzali. Al momento manca solo la quindicenne Sofiia Spasybo, in fuga coi genitori verso la Svizzera.
«Chi si occupa di sport vuole sempre veicolare un messaggio di pace», ha detto Barelli: un messaggio simile a quello che hanno voluto lanciare le sincronette bolognesi della società De Akker, che pochi giorni fa hanno donato alle comunità ucraine colpite dal conflitto dispositivi medici, antipiretici, antibiotici e tanti altri farmaci di vario tipo.
Ostia, Bologna e sicuramente tante altre città e palestre, unite dalla stessa volontà, un impegno maturato proprio in vasca: sotto le Due Torri tutto questo è racchiuso nella loro piscina che, condivisa con le altre due discipline della società (la pallanuoto e il nuoto in corsia), non è altro che una casa per oltre 1.200 tra atleti e iscritti. È in queste occasioni che l’importanza dei luoghi di condivisione e, parallelamente, del loro valore architettonico torna a farsi sentire, soprattutto se pensata in termini di capacità di trasformare l’immaginazione in qualcosa di concreto e di dare accoglienza. Architettura che sia vita.
Location: Bologna
Client: Comune di Bologna
Surface: 3.500 m2
Project by: MJW structures
Photo: courtesy of MJW structures