La luce è la protagonista indiscussa della mostra I colori della fede a Venezia: Tiziano, Tintoretto, Veronese, che resterà allestita al Complesso Monumentale di San Francesco a Cuneo fino al 10 aprile. L’esposizione, voluta da Fondazione CRC, è stata realizzata insieme a Intesa Sanpaolo. Curata da don Gianmatteo Caputo e Giovanni Carlo Federico Villa, con il supporto organizzativo di MondoMostre, la mostra è stata inaugurata il 24 novembre scorso e avrebbe dovuto concludersi il 5 marzo, ma è stata prorogata appunto di un mese, forte di un successo che si misura in 30.000 visitatori.
Inoltre, è stata proposta un’ulteriore iniziativa, rivolta ai professionisti del settore: il convegno dal titolo Definendo la contemporaneità: nuova luce su Tiziano, Tintoretto e Veronese. Il “Metodo Monza” per illuminare l’arte, organizzato da Fondazione CRC, Intesa Sanpaolo, MondoMostre e Zumtobel, e tenutosi nel pomeriggio di lunedì 6 marzo all’interno dello Spazio Incontri Fondazione CRC a Cuneo.
Il progetto espositivo I colori della fede a Venezia: Tiziano, Tintoretto, Veronese porta per la prima volta a Cuneo cinque grandi pale d’altare, capolavori dei maestri del Rinascimento veneto Tiziano Vecellio, Jacopo Robusti detto il Tintoretto e Paolo Caliari detto il Veronese, provenienti da diverse chiese veneziane e relative al lustro compreso tra il 1560 e il 1565. La mostra approfondisce il ruolo di queste opere iconiche nel loro contesto veneziano, celebra il genio dei tre pittori ed evidenzia l’importanza del dialogo artistico svoltosi fra loro, offrendo una riflessione sulla loro religiosità più intima e su come si influenzavano a vicenda.
Ognuna delle cinque opere è stata collocata in una delle cappelle del Complesso Monumentale. La prima opera che i visitatori incontrano nel loro percorso è l’Annunciazione di Tiziano, proveniente dalla Chiesa di San Salvador. Del Veronese vengono presentati il Battesimo di Cristo dalla Chiesa del Redentore e la Resurrezione di Cristo dalla Chiesa di San Francesco della Vigna. Di Tintoretto vengono esposte l’Ultima Cena dalla Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, detta San Trovaso, e la Crocifissione dalla Chiesa di Santa Maria del Rosario, detta dei Gesuati.
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Tema principale del convegno tenutosi lunedì è stato il ruolo del progetto illuminotecnico nel percorso di visita, ovvero lo studio della luce e dei colori a vantaggio della narrazione del contenuto delle opere. In questo senso, fondamentale è anche l’ambientazione della mostra nell’ex convento di San Francesco, costruito in epoca medievale e oggi monumento nazionale, quindi all’interno di un contesto spaziale e performativo del tutto particolare come quello di una chiesa, luogo dove si svolge l’azione liturgica.
Hanno aperto il convegno i curatori della mostra Giovanni Carlo Federico Villa, che ha raccontato la rivoluzione scaturita dall’utilizzo delle luci LED applicate ai capolavori dell’arte veneta, e Don Gianmatteo Caputo, che ha messo in relazione un corretto approccio illuminotecnico con una presentazione delle opere in grado di valorizzarle a ed enfatizzare la lettura dei particolari. In seguito, sono intervenute Maria Azzurra La Rosa, Responsabile Business Internazionale di MondoMostre, e Loredana Iacopino, architetto specializzato nel restauro, nella riqualificazione dei Beni Culturali e in allestimenti museali per esposizioni permanenti e temporanee.
I lighting designer Francesco Iannone e Serena Tellini, titolari dello Studio Consuline, hanno poi illustrato il Metodo Monza, un sistema di illuminazione a percezione tridimensionale, precursore della tecnologia tunableWhite, che integra l'utilizzo dell'illuminazione a LED con discipline come le neuroscienze. Spiegano i due esperti illuminotecnici:
«Il Metodo Monza tecnicamente è basato sulla sovrapposizione contemporanea di due o più fasci di luce, con caratteristiche spettrali diverse in termini di picco Gaussiano, sovrapposte e in sequenza. La scelta delle qualità spettrali dei fasci risulterà in dipendenza delle caratteristiche colorimetriche del soggetto. Questa disposizione sovrapposta dei fasci determina, sull'opera di arte, un forte disturbo visivo in via subliminale soprattutto in termini di metamerismo cromatico. Alla prima visione l’osservatore è indotto a uno straniamento, in quanto il sistema percettivo non riesce a stabilire immediatamente piani, profondità e cromie e quindi avvia una prima identificazione delle scene con una tridimensionalità spinta».
«Il visitatore è allora costretto a una forte acutizzazione della vista ed è anche obbligato a mettere in azione i sistemi percettivi neurali che aggiustano e giustificano il suo campo visivo. A quanto descritto si aggiunge il processo emotivo ed empatico dato dall'attivazione dei Neuroni Specchio: a questo punto il sistema percettivo dell’osservatore inizia a interagire in modo straordinario anche con l’azione rappresentata nell’opera illuminata. Questo processo osservazione-straniamento-visione acuta-comprensione-emozione porta l’osservatore a forti stati emozionali che coinvolgono anche la memorizzazione dell‘evento».
Nella mostra dedicata a Tiziano, Tintoretto e Veronese, il Metodo Monza è stato implementato con l’inserimento di una dinamicità a tratti subliminale che amplifica la pre-comprensione delle tematiche rappresentate nelle opere divenendo supporto per miglior lettura di quanto iconograficamente rappresentato nelle stesse. Tutto ciò è però possibile solo utilizzando apparecchi luminosi di assoluta qualità, come quelli forniti da Zumtobel per la mostra allestita a Cuneo.
«La maturità della tecnologia a LED e lo sviluppo di elettroniche sempre più sofisticate, consente la realizzazione di soluzioni illuminotecniche senza precedenti. La luce diventa, nelle mani dei progettisti, un elemento fondamentale per la narrazione, la fruizione e la conservazione delle opere. Permette inoltre una migliore interazione con il visitatore pur mantenendo il carattere romantico legato alla natura fugace e alla fisica della luce e dell’ingegneria ottica impiegata».
Dario Bettiol, Marketing Director Zumtobel Group Italy
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