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Niccolò Morgan Gandolfi: «Ogni immagine è un viaggio»

L’opera dell’artista, fotografo e designer, punta a cogliere la mutevolezza del paesaggio naturale e la patina che il tempo lascia sulla materia

Intervista a Niccolò Morgan Gandolfi
Scritto da Redazione The Plan -

Un’installazione temporanea nel paesaggio naturale che, una volta rimossa, vivrà attraverso una fotografia; una composizione di conchiglie raccolte durante lunghe camminata sulla spiaggia, e successivamente posizionate e fotografate; un vaso in terracotta smaltata ispirato al processo dal quale si genera la stalagmite, chiamato "concrezione": l’opera di Niccolò Morgan Gandolfi ruota intorno all’esplorazione della natura e allo scorrere del tempo, e agli infiniti spunti generati dalla continua interazione tra questi due temi.Fire Signal on Marmolada Glacier (2021) and Concrezione Courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

A sinistra: Fire signal on Marmolada Glacier (2021). © Niccolò Morgan Gandolfi
A destra: Concrezione, Niccolò Morgan Gandolfi per Doodesign

 

Nato nel 1983 a Washington, Gandolfi ha frequentato la scuola professionale di fotografia Riccardo Bauer a Milano, e in seguito ha conseguito la Laurea in Arti Visive e dello Spettacolo allo IUAV di Venezia. Artista, fotografo e designer, oggi vive e lavora a Bologna. Dalle escursioni nella natura alle sperimentazioni sui materiali condotte in laboratorio, la sua produzione creativa mal si adatta a essere inquadrata in una sola delle arti applicate, così come il suo pensiero rifugge dai confini di un’area tematica specifica, per esprimere l’arte nel suo significato più libero e profondo.

 

Intervista a Niccolò Morgan Gandolfi

Destroyed Truck (2019) Photography by and courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

Destroyed truck (2019). © Niccolò Morgan Gandolfi

 

Può raccontarci il suo percorso di formazione?

All’epoca in cui studiavo fotografia a Milano, il digitale era ancora agli albori. Tuttora continuo a lavorare in pellicola, utilizzando un banco ottico (una speciale fotocamera professionale, dotata di funzioni particolari che le fotocamere portatili non presentano, ndr), che garantisce una qualità molto elevata dell’immagine. In seguito, mi sono iscritto allo IUAV, dove molti dei miei docenti erano essi stessi artisti. Tra i miei insegnanti c'erano Alberto Garutti, Mario Airò, Stefano Arienti, Armin Link, Guido Guidi, Giorgio Agamben, Angela Vettese, Adrian Paci, Lawrence Carol, Nicolas Bourriaud, Stefano Graziani, e molti altri. Dalla mia tesi di laurea, intitolata Estetica della Sopravvivenza, è nato il progetto di una fotografia incentrata su installazioni nel paesaggio.

Design by Niccolò Morgan Gandolfi Courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

Studi per differenti texture materiche, Niccolò Morgan Gandolfi per Doodesign

 

Come si è avvicinato al mondo del design di prodotto?

Dopo la laurea, ho trascorso un anno a Los Angeles, dove ho sviluppato un progetto di ricerca sulla natura urbana della città. Come fotografo, ho realizzato servizi per privati, architetti e riviste specializzate. Per costruirmi da solo le cornici per le foto, ho iniziato a lavorare il legno e il metallo, frequentando molti laboratori di artigiani. In quella fase, ho conosciuto Claudio Volta di Doodesign, che cercava una figura come la mia, capace di realizzare prodotti unici e personalizzati, a iniziare dallo sgabello Stele, che prende la forma di un’antica colonna spezzata, rivisitata nella forma e nel colore. Doodesign mi ha dato la possibilità di lavorare su un ampio ventaglio di prodotti (tavoli, sgabelli, coffe table...), offrendomi l'opportunità di cimentarmi sempre in qualcosa di diverso.

 Courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

Stele, Niccolò Morgan Gandolfi per Doodesign
Di produzione interamente artigianale, lo sgabello è ispirato alle ambientazioni fatiscenti dell’incisore e architetto del Settecento Giovanni Battista Piranesi. Le sedute sono impilabili, richiamando così la colonna infinita dell’artista romeno Constantin Brancusi.

 

Che ruolo riveste la ricerca sui materiali nel suo processo creativo?

Un ruolo centrale. Il mio laboratorio è pieno di materiali, che ho raccolto come se fossi un "cacciatore di reperti", ed è importante per me avere un luogo fisico dove riunire tutti questi oggetti. Mi viene spontaneo combinarli assieme, e non ho mai necessità di fare ricerche su internet o di comprare nuovi oggetti: ciò che mi serve è già tutto li, intorno a me. Una gran parte del mio lavoro ruota intorno a un tavolo su cui faccio molti esperimenti, imprimendo un’idea di accelerazione del tempo sulla materia, in un misto di archeologia e proiezione verso il futuro, perché appunto viene accelerato un processo che di norma è molto lento. La chimica è molto presente in quello che faccio.

SL2, Niccolò Morgan Gandolfi for Doodesign Courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

S12, Niccolò Morgan Gandolfi per Doodesign
Eseguito su misura per uso interno, il divano presenta una scocca componibile in ferro. Il motivo della seduta viene creato tramite taglio laser, riprendendo il tipico intreccio della seduta in corda di carta.

 

Può fare un esempio di questo processo di lavorazione dei materiali?

Per la scocca del divano SL2, ho scelto di utilizzare il ferro, e non un altro metallo come l’acciaio o l'alluminio, per ottenere quella patina che rappresenta un elemento di unicità. Il ferro decapato viene trattato tramite spazzolatura orbitale, e successivamente viene brunito tramite un acido. Quindi la superficie viene passata a mano con una spugna abrasiva per esaltare le graffiature e, infine, la finitura viene fissata con una vernice bicomponente trasparente opaca. Anche il committente dell’opera fa parte del processo, perché si affida a questa sorta di imprevedibilità del risultato finale.Invisible solid (2024) Photography by and courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

Invisible solid (2024). © Niccolò Morgan Gandolfi

 

Gabriele Tosi, che ha curato la sua prima personale a Bologna nel 2015, ha detto che la sua opera “ci rende impossibile distinguere fra lo studio dell’oggetto e lo studio dei mezzi, fra lo studio del paesaggio e lo studio della fotografia di paesaggio”.

Si tratta del progetto Folding Studio, che trae ispirazione dall’idea di creare set fotografici in un ambiente naturale: mi muovevo portando in spalla uno zaino che era uno studio richiudibile (folding studio) e che mi serviva per inquadrare una pianta, un fiore, un sasso: in questo caso, è il set a essere costruito intorno al soggetto, e non il contrario, come avviene di solito. Ho realizzato tre lavori (Blacktent, Neon e BackPack), con ambientazioni e metodi operativi diversi: in ognuno di essi, la ricerca si sviluppa intorno al concetto di isolamento ed estrapolazione di un soggetto dalle dinamiche del paesaggio naturale che lo circonda. Costruire delle pareti intorno a un oggetto è un modo per valorizzare l’osservazione della natura rispetto all’incessante produzione materiale nel mondo dell’arte contemporanea.Zabrinsky Point (2015) Photography by and courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

Zabrinsky Point (2015). © Niccolò Morgan Gandolfi

 

Su quale progetto sta lavorando in questo momento?

Dopo alcuni mesi che ho dedicato all’archiviazione e catalogazione delle mie opere, ho iniziato da poco una nuova serie, che indaga l'interazione tra natura urbana architettura, cercando i possibili punti di contatto. L’architettura è la prima delle arti, essendo strettamente legata all’uomo. Spesso occorrono tempi lunghi per capire dove porta una serie fotografica: non voglio pianificare troppo, preferisco lasciare un'apertura ai possibili cambiamenti. L'idea di base è appunto quella di combinare fotografie in bianco e nero di architetture, iconiche e ordinarie, alternandole con immagini di natura urbana, non necessariamente paesaggi, ma anche piccoli dettagli.Multi shadow LED (2024) Photography by and courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

Multi shadow LED (2024). © Niccolò Morgan Gandolfi

 

Cosa rappresenta per lei il concetto di “serie”?

Il fattore temporale riveste una grande importanza nell’ambito della fotografia, è insito nella sua natura. I miei non sono scatti rubati, realizzati con una macchina fotografica portatile, ma immagini che richiedono una fase di preparazione e riflessione: ritorno sul posto, posiziono il cavalletto, e aspetto una determinata condizione di luce per scattare. Ogni immagine è un viaggio.Deep Space Antenna (2015) Photography by and courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

Deep Space Antenna (2015). © Niccolò Morgan Gandolfi
 

Archaelogical discovery (2017) Photography by and courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

Archaelogical discovery (2017). © Niccolò Morgan Gandolfi

 

Breath (2023) Photography by and courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

Breath (2023). © Niccolò Morgan Gandolfi

 

Snow Capped Mountain (2015) Photography by and courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

Snow Capped Mountain (2015). © Niccolò Morgan Gandolfi

 

Parking lot with toilet (2015) Photography by and courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

Parking lot with toilet (2015). © Niccolò Morgan Gandolfi

 

Mountain Landscape (2020) Photography by and courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

Mountain Landscape (2020). © Niccolò Morgan Gandolfi

 

Folding Studio, Neon, Pale di San Martino (2012) Photography by and courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

Folding Studio, Neon, Pale di San Martino (2012). © Niccolò Morgan Gandolfi

 

Vitamin C (2023) Photography by and courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

Vitamin C (2023). © Niccolò Morgan Gandolfi

 

Scràna, Niccolò Morgan Gandolfi for Doodesign Courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

Scrȃna, Niccolò Morgan Gandolfi for Doodesign
Realizzato in collaborazione con Marcello Spada, il disegno dello sgabello si ispira al lavoro dell’artista viennese Franz West, che negli anni Ottanta inizò a produrre oggetti d'arredo dalle forme spiccatamente scultoree.

 

Manta, Niccolò Morgan Gandolfi for Doodesign Courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

Manta, Niccolò Morgan Gandolfi for Doodesign
Questo tavolo di grandi dimensioni, adatto sia per l'interno sia per l'outdoor, presenta un piano in pietra di Gerusalemme (Bluestone), mentre le gambe sono in terracotta (gres) e gli anelli che le compongono sono realizzati interamente a mano.

 

Mola, Niccolò Morgan Gandolfi for Doodesign Courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

Mola, Niccolò Morgan Gandolfi per Doodesign
Il coffee table nasce dalla contrapposizione materica tra la durezza della base in terracotta smaltata, con una superficie lucente e irregolare, e la fragilità del top di vetro, realizzato in fusione, con bolle d'aria al suo interno che ricreano l'immagine dell'acqua increspata.

 

Root, Niccolò Morgan Gandolfi for Doodesign Courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

Root, Niccolò Morgan Gandolfi per Doodesign
La particolarità di questo vaso, realizzato in ferro vetroresina, è che offre una visuale dall'interno del contenitore stesso: radici, terra e sassi sono letteralmente esposti.

 

Concrezione, Niccolò Morgan Gandolfi for Doodesign Courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

Concrezione, Niccolò Morgan Gandolfi per Doodesign
Concrezione è un vaso in ceramica, realizzato interamente a mano. La forma delle creste si modella in corso d’opera, ricordando come nelle grotte un semplice spostamento d’aria può far deviare il decorso di una goccia creando le forme più bizzarre.

All images courtesy of Niccolò Morgan Gandolfi

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