L’architettura della «felicità» passa attraverso una casa che è sempre più natura o, addirittura, una natura che si fa sempre più casa: quel che è certo è che il rapporto tra abitazione e verde dovrà essere sempre più stretto e imprescindibile. A dirlo sono i più piccoli, i bambini tra i 3 e i 14 anni, attraverso i loro disegni: secondo le neuroscienze, le case che nel futuro ci renderanno felici sono quelle immaginate e rappresentate da piccoli, lontane dagli schemi propri degli adulti ma rispondenti solo alle ataviche esigenze di benessere e di protezione dettate dal cervello umano. Proprio per questo e a partire da queste consapevolezze 200 “mini architetti” di Reggio Emilia e Parma sono stati coinvolti in una ricerca neuroscientifica, una sperimentazione promossa da Pratic e condotta dalle università Iulm di Milano e di Modena e Reggio con la collaborazione di Officina Educativa. Il frutto del loro lavoro – 200 disegni di case del futuro – ha dunque permesso di tracciare alcune linee guida per la progettazione e il ripensamento dei luoghi di vita, di quelle abitazioni che dovrebbero appunto essere in grado di rispondere a esigenze di protezione, benessere, comfort e alleggerimento dallo stress della vita quotidiana al di fuori di casa.
Ciò che è emerso in prevalenza è appunto un’esigenza forte di connessione con la natura e il Pianeta, di una smaterializzazione delle barriere tra interno ed esterno esemplificata dalla presenza di verde dentro o intorno agli edifici, ma anche di elementi di collegamento fisico tra costruito e natura, come nel caso di scale o scivoli verso il giardino o gli alberi. È un po’ un ritorno dell’archetipo della casa sull’albero, un modello ancestrale che da secoli e con le dovute evoluzioni continua a dimostrarsi in grado di soddisfare le esigenze di benessere dettate dal cervello umano. Ne è un esempio l’immagine d'apertura, realizzata da una bimba di dieci anni: degno di nota è lo stratagemma strutturale che consente di collegare realtà interna ed esterna. Nella mansarda viene prevista – oltre a un rosone costituito da vetri colorati – una piccola finestra nel tetto che consente di raggiungere una scala volante, la quale conduce a una zona relax progettata nella chioma di un albero adiacente (che ospita al suo interno un grande divano e piccole luci colorate utili per creare un’atmosfera rilassante). Le finestre sono sostituite da tende, o meglio, le tende sono all’esterno dei serramenti.
L’importanza dei disegni dei bambini nell’immaginare le case del futuro trova fondamento nel fatto che nella prima infanzia paure, sensazioni e desideri vengono espressi tramite il codice visivo, con immagini innate ed estranee ai condizionamenti culturali. Quando i bambini disegnano la loro dimora dei sogni indicano dunque le linee di una progettazione ideale.
Tutti questi dati sono il frutto, come anticipato, della quinta ricerca neuroscientifica commissionata da Pratic, azienda specializzata nel settore outdoor. Il suo titolo è My dream house – Semiosi dell’abitare e immaginario infantile ed è stata condotta dal professore della Iulm Stefano Calabrese e dalla dottoressa Ludovica Broglia dell’Unimore. Allo studio hanno contribuito poi attivamente Michele Campanini e Angela Borrillo, coordinatori delle attività di Officina Creativa.
A questa indagine innovativa sulle abitazioni e gli oggetti del futuro, che si è svolta da novembre 2022 a maggio 2023, hanno partecipato oltre 200 bambini e ragazzi della fascia di età compresa tra i 3 e il 14 anni, residenti tra Parma e Reggio Emilia. A tutti loro è stato chiesto di disegnare la propria casa ideale, in totale libertà, sia da un punto di vista progettuale sia della realizzazione, potendo cioè spaziare tra materiali, tipologie costruttive e forme. Nessun vincolo è stato posto alla loro progettazione.
Ciò che è emerso in modo molto chiaro dalle immagini prodotte – sebbene nella loro diversità legata all’età e all’identificazione dei luoghi con oggetti tipici di dati spazi – è un’integrazione dei desideri innati dell’uomo con l’immaginario e i desideri futuri: da una parte, dunque, una casa che sia effettivamente luogo di protezione, spazio di vita privata dove vivere con serenità e senza il dubbio di essere osservati o addirittura giudicati, ma dall’altra anche un ambiente in stretto contatto con il verde, sebbene questo sia caratteristico di quegli spazi esterni maggiormente soggetti allo sguardo degli estranei. In questo senso, pertanto, la visione dei più piccoli ha tutte le carte in regola per orientare le scelte progettuali da qui ai prossimi tempi e gli stili di vita delle persone.
Dunque è facile aspettarsi un’evoluzione delle case attraverso il mutamento delle funzioni stesse assunte dai vari ambienti domestici: questi, lungi dal non essere più distinti l’uno dall’altro, dovranno assecondare le ambizioni personali e lavorative, ma anche e soprattutto quelle di svago e di benessere (in tanti disegni, per esempio, sono state incluse palestre affacciate sul verde, spazi per praticare sport, piscine, sempre identificati tramite gli attrezzi da utilizzare, come pesi, travi). Un esempio emblematico è quello dell’immagine di questo paragrafo, realizzata da una bambina di dieci anni: l’edificio prevede svariate stanze dedicate all’entertainment e al wellbeing. Per esempio, il piano terra ospita due vani dedicati allo sport preferito dell’autrice e per questo motivo, prevede la presenza di alcuni attrezzi come le travi (a sinistra). All’ultimo piano, invece, l’autrice prevede un attico dalle forme arrotondate che ospita una grande altalena, una vasca con le palline e una piscina con vista sull’esterno (l’area dedicata alla piscina mantiene costante il link con la realtà esterna grazie alle ampie vetrate). Al tempo stesso, la casa viene progettata tramite intenti sociali e relazionali: in ogni zona, sono previsti oggetti d’arredo dedicati ai quattro animali domestici della bambina. Al piano centrale sono collocati cinque divani (uno per l’autrice e gli altri per i cani), mentre al terzo superiore – il terzo – sono presenti quattro “cucce” (a sinistra) e quattro “ciotoline” (a destra).
Onnipresente, poi, sembra essere un approccio biofilico.
Come spiegato dal prof. Calabrese, le ragioni di queste traiettorie sono da cercare nella spontanea sensazione di benessere percepita durante la permanenza in ambienti naturali, che è parte essenziale del nostro corredo genetico. Fin dai primi anni di vita, infatti, l’uomo tende a preferire gli spazi outdoor, che vengono considerati come luoghi dedicati al gioco e alla socializzazione, tanto da influire positivamente sul benessere individuale e contrastare i comportamenti antisociali e i disturbi dell’attenzione in età infantile.
Il legame indissolubile tra emozioni positive ed elementi del mondo vegetale diventa così un must della progettazione domestica. Un binomio che rende la casa uno spazio aperto e al tempo stesso riparato, immerso nel verde e insieme protetto, esposto alla realtà esterna ma anche dedicato alla privacy. Più che di una casa nella natura, il futuro parla già di una casa-natura.
All images courtesy of Pratic