Alcune delle sue opere più importanti sono il Salk In-stitute, a La Jolla in California (1959-65), il Kimbell Art Museum a Fort Worth in Texas (1966-72) ed il palazzo del Parlamento del Bangladesh a Dhaka, in Bangladesh (1962-83). Con la mostra Louis Kahn – The Power of Architecture, il Vitra Design Museum gli dedica la prima grande retrospettiva degli ultimi vent'anni.
23.02. – 11.08.2013
Vitra Design Museum, Weil am Rhein
La mostra contiene una vasta collezione di modelli, illustrazioni originali, foto e film che non sono mai stati presentati. Tutti i progetti più importanti vengono ampiamente documentati – dai suoi primi piani urbanistici e villette unifamiliari, fino alle opere più tarde e monumentali come il Roosevelt Memorial a New York (1973/74), che fu completato postumo nell'ottobre del 2012. In più lo sguardo sulle opere architettoniche di Kahn viene arricchito con una selezione di acquerelli, disegni a pastello e carbon-cino che egli stesso ha creato durante i suoi viaggi e che documentano, attraverso il suo tratto, la sua competenza come illustratore ed artista.
Uno dei pezzi forti della mostra è il modello di quattro metri della spettacolare City Tower di Phila-delphia (1952-57), così come alcune riprese cinematografiche di Nathaniel Kahn, suo figlio e registra del film "My Architect", che vengono qui presentate per la prima volta. Le interviste con architetti del calibro di Frank Gehry, Renzo Piano, Peter Zumthor o Sou Fujimoto sottolineano l'importanza attuale dell'opera di Kahn, scoperta e resa accessibile al grande pubblico attraverso questa mostra.
L'esposizione comincia con una biografia completa, presentata al visitatore con film, documenti personali e disegni che attestano l'opera e la vita di Kahn. Figlio di ebrei immigrati in America dall'Estonia, Kahn è cresciuto a Philadelphia, dove sin dalla gioventù manifesta l'interesse per le arti e dove, poi, ha studiato presso una delle migliori facoltà di architettura del paese. Già alla fine degli anni '20 Kahn è in viaggio per il suo primo “Grand Tour” attraverso Paesi Bassi, Germania, Italia e Grecia e nel 1950 ritorna in Europa, come Architect in Residence all'Accademia Americana a Roma e viaggia fino in Egitto. Nonostante fosse molto apprezzato come docente presso la rinomata Yale University ed alla University of Pennsylvania, la sua carriera internazionale come architetto cominciò soltanto quando raggiunse quasi 60 anni. Mentre negli anni '40 e '50 Kahn inizio con le costruzioni residenziali ed urbane, negli anni '60 divenne famoso soprattutto per le sue costruzioni istituzionali: musei, laboratori, chiese, un'università ed un parlamento nazionale. Sin dall'uscita del film "My Archi-tect" la sua complicata vita privata, un susseguirsi di diverse famiglie, è diventata pubblica: dopo il primo matrimonio con la moglie Esther, è stato insieme all'architetto Anne Tyng e poi con l'architetto paesaggista Harriet Pattison, ed entrambe hanno esercitato un influsso importante sul suo lavoro.
Dopo un'introduzione biografica, la mostra è divisa in sei settori, che rendono lo sviluppo cronologi-co dell'opera di Kahn più comprensibile. Il filo conduttore delle sue opere segue la sua ricerca delle origini: nell'architettura e nell'arte, ma anche nelle scienze naturali, nell'osservazione del comporta-mento umano e della convivenza comune.
Il primo settore, Città, che è particolarmente importante nella biografia di Kahn, è dedicato alla sua relazione con Philadelphia che lui considerava come la sua nuova patria dopo l'immigrazione e che è diventata una specie di laboratorio per lo sviluppo dei suoi principi urbanistici ed architettonici. Negli anni '40 Kahn era un precursore dell' ”Urban Renewal” americano, un progettista impegnato socialmente e che pensava in maniera pragmatica. Negli anni '50 e '60 presentò al pubblico delle proposte per la trasformazione del centro di Philadelphia sempre più radicali e fantastiche. Erano idee per una nuova e completa organizzazione dei percorsi urbanistici, progetti per il centro inteso come una spaziosa area pedonale, con torri gigantesche per i parcheggi, fino ad arrivare ai progetti per l'esposizione mondiale programmata a Philadelphia nel 1976.
Il secondo settore, Scienza, prende in esame come Kahn, a partire degli anni '50, in contempora-nea al suo insegnamento a Yale ed a Philadelphia, faceva ricerche sulle leggi che governano le strut-ture e che dovevano fornire la base per il rinnovamento dell'architettura, ricerche spesso anche trop-po particolari per la loro stessa natura. Ispirato dalla sua collaboratrice del tempo Anne Tygn e dall'ingegnere francese Robert Le Ricolais, Kahn ha creato delle strutture geometriche, che mutua-vano dalla microbiologia la componente di base come elemento costitutivo della vita, creando le nuove fondamenta della formazione architettonica. L'intenso scambio di idee su quest'argomento con Richard Buckminster Fuller, che insegnava come Kahn a Yale, gli fu d'importanza fondamentale. Il ragionamento costruttivo di Kahn ebbe successo con la Yale University Art Gallery nel New Haven (1951-53) e con il Richards Medical Laboratories a Philadelphia (1957-65), per le quali Kahn aveva sviluppato assieme all'ingegnere August E. Komendant, anch'egli emigrato dall'Estonia, dei metodi completamente nuovi per le costruzioni col calcestruzzo. Con il progetto per l'edificio dell'Ammini-strazione di Philadelphia (1952-57) alto 180m, l'approccio “strutturalistico” di Kahn raggiunse il suo punto culminante. Concepito come un traliccio aperto, il City Tower ha anticipato di alcuni anni “l'architettura del metabolismo” ed ha proposto delle forme per quei grattacieli che divennero realiz-zabili soltanto mezzo secolo dopo.
Il terzo settore, Paesaggio, spiega come la natura non soltanto era d'ispirazione a Kahn, ma di-ventò sempre più importante come contesto delle sue costruzioni. Questo si dimostrò nella progetta-zione di quei giardini pensati come una continuazione dell'architettura stessa, come al Kimbell Art Museum (1966-72), al cui progetto partecipò anche Harriet Pattison, ma anche all'Adele Levy Me-morial Playground a New York (1961-66, non realizzato), progettato assieme a Isamu Noguchi, in cui la superficie terrestre della zona del campo giochi avrebbe dovuto esser trasformata in maniera scul-torea. Il ricorso alle tecniche tradizionali e regionali e la climatizzazione passiva delle costruzioni, grazie anche alla valutazione delle circostanze ambientali locali, come la posizione solare e la situa-zione del vento, avevano un'importanza fondamentale per Kahn. L'esasperazione e la stilizzazione di quelle idee sono state raccolte attraverso una raffinata coreografia di luci diurne.
La ricerca di Kahn di un collegamento tra l'architettura ed il suo ambiente fu anche la base del suo lavoro sulla Casa, che rappresentava l'archetipo ed il punto di partenza per la sua comprensione dell'architettura e della società. Mentre Kahn all'inizio si occupava delle idee del funzionalismo – come nel suo Parasol House (1944, non realizzato), composto da moduli prefabbricati – dalla metà degli anni '40 presentava sempre più influssi regionali, spesso ispirati dagli edifici dei primi coloni americani o dai mobili Shaker. Nello stesso periodo Kahn riusciva a vedere il rapporto tra l'organiz-zazione di una città e la struttura di una casa – la camera da letto paragonata al quartiere residen-ziale, la cucina alla zona industriale ed i corridoi alle strade. Le case unifamiliari di Kahn, come l'Esherick House (1959-62), la Fisher House (1960-67) oppure la Korman House (1971-73) affascinano per la loro luce, il ritmo delle loro facciate e la raffinata combinazione di pietra naturale, legno e vetro, che richiedevano un'altissima precisione artigianale.
Col crescere del suo successo come architetto, Kahn si avvicinò sempre di più ad un'architettura soggetta a regole costruttive non legate allo scorrere del tempo, indirizzandosi verso un futuro tecni-co e costruttivo in un modo completamente nuovo. Le illustrazioni dei viaggi di Kahn attraverso l'Ita lia, la Grecia e l'Egitto, che documentano perfettamente il rapporto intenso tra la storia dell'architet-tura ed i suoi originali architettonici, sono il risultato di un ideale rappresentato da un Presente Eterno. All'interno di questo concetto risulta centrale il fascino per il motivo delle “rovine”, libere dagli ornamenti e dagli intonaci, dove la costruzione si manifesta agli occhi in maniera genuina, mentre, nel processo del decadimento, ritorna un tutt'uno con il paesaggio. Questo motivo si riflette nell'aridità e nella materialità elementare dei progetti come la Sinagoga Hurva a Gerusalemme (1967-74, non realizzata). Anche nei progetti di Kahn per i monumenti commemorativi si evince il dis-corso sugli aspetti monumentali delle costruzioni, come nel Memorial to the Six Milion Jewish Martyrs (New York, 1966-72) che non fu realizzato, oppure nel monumento di “quadroni di granito” per il pre-sidente americano Franklin D. Roosevelt (progettato 1973-74), costruito postumo nell'ottobre 2012, alla punta della Roosevelt Island, nell'East River a New York.
La fine, e punto culminante della mostra, è composta dal settore Società, in cui risulta quanto fosse essenziale per Kahn il significato sociale dell'architettura e come esprimeva questo concetto nelle nuove forme per gli edifici pubblici. Kahn è probabilmente l'unico architetto che ha progettato sia una chiesa (First Unitarian Church, Rochester, New York, 1959-62), che numerose sinagoghe ed anche spazi per il culto islamico. Da questi progetti si vede che il concetto dello spazio per Kahn non segui-va soltanto un principio di funzionalità concreta, ma era anche una rappresentazione delle sue idee sociopolitiche. Questo è dimostrato soprattutto nell'Indian Institute of Management, ad Ahmedabad (1962-74), e nel complesso del Governo del Bangladesh a Dhaka (1962-83), che possono essere con-siderati come le opere più importanti di Kahn. Gli edifici, costruiti allora con possibilità limitate e con centinaia di lavoratori locali, sono diventati in breve tempo le icone architettoniche dei due giovani Stati, per i quali sono stati costruiti. I loro spazi parzialmente e completamente pubblici non solo ren-dono possibile il massimo degli incontri e dei scambi, ma forniscono anche un “palco“ per la vita quotidiana dei visitatori. Attraverso la fusione del linguaggio delle forme moderne con le tradizioni regionali, questi edifici sono diventati l'incarnazione di un'architettura che supera le frontiere nazio-nali e culturali e che reinventa le nuove qualità di un'architettura dei sensi. Tutti insieme, i settori della mostra forniscono una nuova immagine di Louis Kahn che esce dai normali schemi di modernismo o post-modernismo. L'unicità di Kahn si costituisce nella sua sintesi delle tradi-zioni intellettuali dell'architettura in tempi moderni – dalla École des Beaux-Arts per il razionalismo costruttivo del XIX secolo ed il movimento dell'Arts & Crafts, fino al Bauhaus – arricchita dalla consi-derazione delle tradizioni architettoniche indigene e non-occidentali. Kahn ha dato un impulso deci-sivo a quelle correnti come il “metabolismo” o il “brutalismo”; ha anticipato degli aspetti architettonici attuali, come la riconoscenza delle risorse locali o dei fattori “morbidi” quali aria, luce ed acqua. Egli stesso si vedeva come parte di una millenaria tradizione che non concepiva l'architettura solo come un mezzo per soddisfare dei bisogni utili, ma anche come strumento della speculazione artistica e come specchio della natura, della storia e della società umana.
Louis Kahn è morto il 17 di marzo 1974 nella Pennsylvania Station a New York, tornando a casa, a Philadelphia, dall'india.
La mostra “Louis Kahn – The Power of Architecture” è una collaborazione del Vitra Design Museum con il Nederlands Architectuur Instituut, di Rotterdam e gli Architectural Archives della University of Pennsylvania. Il Vitra Design Museum ringrazia Swarowski, lo sponsor principale, che ha generosa-mente contribuito, nell'ambito del suo lavoro culturale, alla riscoperta di un importante architetto.