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L’arte di trasformare, una scelta architettonica sostenibile

KAAN Architecten | 3andwich Design / He Wei Studio | Vittorio Grassi Architects

L’arte di trasformare, una scelta architettonica sostenibile
Scritto da Redazione The Plan -

In una società che cambia sempre e molto rapidamente siamo generalmente portati a definire ciò che ci circonda in base a due categorie: antico e nuovo. E così anche in architettura tutto ciò che si mostra attraverso nuovi materiali, moderne tecnologie o articolate forme compositive siamo abituati a concepirlo come “nuovo” mentre, se un edificio esibisce i segni del tempo e le sue forme riprendono stili ormai superati, tendiamo a identificarlo come qualcosa di “antico”.

Nei decenni passati era prassi distinguere l’intervento di recupero edilizio, che aggiornava l’esistente, dal progetto del nuovo, che portava alla creazione di un’architettura che si aggiungeva all’esistente sfoggiando nuove forme spesso dal carattere avveniristico.

Oggi però siamo consapevoli che questa dicotomia non è più “sostenibile”, sia perché è una forma semplicistica e sbrigativa per liquidare un discorso molto più ampio, sia perché, come ci ricorda l’ambivalenza del termine, è una posizione non più accettabile dal punto di vista ambientale.

Dunque “trasformare” diventa una necessità sempre più stringente e un programma per il futuro. Questo perché rappresenta certamente un risparmio sotto il profilo ambientale, impedendo lo sfruttamento di nuovo suolo e ottimizzando ciò che è già disponile. Ma rappresenta anche un cambio di mentalità che traduce la nuova posizione dell’uomo di fronte alla natura e alla società.

“Trasformare” non significa cancellare le tracce di ciò che è stato, ma al contrario rileva la volontà di conservare l’essenza del passato per trasmetterlo alle nuove generazioni nelle forme e nelle funzioni che più si adattano ai cambiamenti inevitabili della società. In questo modo l’architettura non viene confinata ad essere esclusivamente una meta turistica di passaggio, ma luogo vivo e attivo.

Si tratta perciò di un processo progettuale che richiede molta attenzione e precisione. È necessario saper misurare in maniera equilibrata il rispetto per le preesistenze e l’innovazione attraverso una sintesi che permetta a tutti gli elementi di dialogare in armonia. Ecco perché, come suggerisce il titolo, trasformare diventa un’arte che ridefinisce gli spazi mettendo al centro della propria progettazione la persona e le sue esigenze attuali.

Un esempio è il progetto di restauro e rinnovamento di Principe Amedeo 5, a Milano dello studio Vittorio Grassi Architetto & Partners. L’intervento ha richiesto una particolare attenzione nel commisurare l’ammodernamento dell’intero complesso, in linea con i dettami dell’architettura contemporanea, con il restauro dell’antico fronte prospicente la via principale.

Si è cercato infatti di conservare gli elementi storici e tipologici esistenti restituendo un livello di qualità adeguato al valore originario della struttura che, edificata nel 1871, è stata sede del consolato americano dal 1879. Oggi l’edificio attraversa una trasformazione in linea con le esigenze della società immobiliare europea Covivio, proprietaria dell’immobile, che prevede la sua conversione ad uso ufficio distribuendo 500 postazioni su 5 piani per un totale di 9.000 m2.

Leggi l'articolo: Principe Amedeo 5, Spazi storici per uffici contemporanei

In questo caso il mantenimento del fronte storico va di pari passo con un restyling che contribuisce ad aggiungere valore all’edificio rendendolo nuovamente fruibile per le esigenze del cliente e della collettività.

Oggi, rispetto al passato, stiamo velocemente anche cambiando le nostre abitudini quotidiane e non tutto quello che è stato costruito in precedenza può ancora svolgere la sua funzione originaria. Ecco allora che una progettazione rivolta alla “trasformazione” non può prescindere dalla creatività e dalla visione dei designer.

È il caso di Stone Nest Amphitheatre, in cui il team di 3andwich Design / He Wei Studio, ridisegnano la geometria dell’antico pozzo di pietra abbandonato nella città cinese di Wujiatuan traducendolo in una struttura al servizio della comunità. Un nuovo anfiteatro all'aperto per riunioni pubbliche, attività culturali e ricreative, che risolvere la mancanza di uno spazio comunitario pubblico nell’area.

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Sarebbe un errore pensare che riprogettare l’esistente significhi dover rinunciare al “nuovo”. Può sembrare infatti che attraverso un approccio progettuale volto al dialogo si finisca col dover sottostare a vincoli che, in definitiva, precludono una libera espressione artistica. Lo studio KAAN Architecten guidato da Kees Kaan, Vincent Panhuysen e Dikkie Scipio con il nuovo progetto di ristrutturazione ed ampliamento per il Museo Reale di Belle Arti di Anversa, noto anche come KMSKA (Koninklijk Museum voor Schone Kunsten Antwerpen), porta il fascino contemporaneo verso la bellezza del XIX secolo.

Qui il nuovo intervento viene nascosto all’interno della struttura preesistente del museo e, non essendo visibile dall’esterno, enfatizza così il patrimonio e la resilienza dell’edificio storico.

A ben vedere, dagli esempi proposti e da quasi tutti i progetti di recupero e trasformazione architettonica salta all’occhio come il principio guida di ogni intervento sia certamente l’attenzione alle persone. È infatti attorno alla destinazione d’uso finale e dunque alle abitudini dell’utenza prevista che ruota tutta la riprogettazione. A seconda degli usi che le persone dovranno fare dei nuovi ambienti, essi verranno ampliati, ridotti, enfatizzati o nascosti.

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In una società come quella attuale, e ancora di più dopo questo lungo periodo di difficoltà dovute alla pandemia in corso, si fa sempre più forte l’esigenza trasversale di spazi nuovi, inclusivi, smart in cui sia possibile stare a contatto con la natura e contemporaneamente essere connessi a internet o ricaricare il proprio cellulare. Ma non solo, gli ambienti che immaginiamo per il futuro dovranno essere luoghi di condivisione, incontro, scambio e confronto. Insomma le moderne esigenze richiedono anche una nuova concezione architettonica degli ambienti. Dunque in conclusione ci domandiamo se, anche in futuro, saremo capaci di assecondare le nuove tendenze sociali senza sminuire il patrimonio storico, attraverso un corretto bilanciamento tra preesistenza e nuova costruzione.

Ne parleremo in occasione della Panel discussion "The Art of Transformation" durante il Forum Perspective Virtual Northern Europe, in programma per il 18 e 19 maggio 2021.

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