Cosa può fare l'architettura per contribuire alla transizione ecologica? È questo il fil rouge dell'intervento di cui è stato protagonista Fosbury Architecture, giovane collettivo di design e ricerca milanese, a uno degli appuntamenti domenicali con “Biblioterapia. Come curarsi (o ammalarsi) coi libri”, la rassegna della biblioteca Gambalunga di Rimini dedicata alla cultura contemporanea. Giunta ormai alla 13esima edizione, quest’anno è intitolata “Il coraggio della conoscenza, il potere dell’immaginazione”. Per l’incontro a cui ha partecipato lo studio Fosbury Architecture – che si è tenuto nella Sala del Giudizio del Museo della Città il 27 novembre – è stato scelto il titolo "Era Ora", a evocare l’attesa per un processo che dovrebbe iniziare ora ma che viene sistematicamente rimandato: “è ora” che l’architettura faccia qualcosa per aiutare la transizione ecologica, attraverso la creatività, la trasversalità e l’interdisciplinarietà proprie del suo linguaggio.
Proprio l’approccio innovativo e sperimentale di Fosbury Architecture ha portato lo studio a essere selezionato per guidare il Padiglione Italia alla Biennale di Architettura di Venezia 2023, curata da Lesley Lokko, che si terrà dal 20 maggio al 26 novembre 2023 (con pre-opening il 18 e 19 maggio) ai Giardini, all’Arsenale e in vari luoghi della città. Come spiegato a luglio dall’allora ministro della Cultura, Dario Franceschini, «la scelta di un giovane collettivo risponde pienamente al tema della 18esima Biennale di Architettura intitolata “Il Laboratorio del Futuro”, chiamata a indagare le risposte sostenibili ai modi di vivere e di abitare di domani». Una scelta motivata dalle esperienze maturate dallo studio in campo nazionale e internazionale, dalla sua attività scientifica, curatoriale e di ricerca, e dalla riflessione sulle tematiche attuali, da quelle ambientali a quelle sociali, che il gruppo da tempo sta portando avanti.
Di fronte all’impatto devastante dei cambiamenti climatici, siamo ormai tutti coinvolti in una corsa contro il tempo per salvare l'ecosistema terrestre. Una lotta nella quale gli attori del mondo dell’edilizia rivestono un ruolo fondamentale, visto che gli edifici sono responsabili del 36% del consumo di energia globale e del 37% di emissioni di CO2, come attesta la Global Alliance for Buildings and Construction.
Nella sua attività professionale, l’architetto è chiamato a rispondere alle esigenze di oggi, ma anche a quelle di domani, e se un tempo era più facile pensare al futuro, adesso qualunque progetto porta con sé l’incertezza di quello che sarà. «Noi architetti abbiamo un’occasione unica per proporre idee ambiziose e creative – ha detto Lesley Lokko – che ci aiutino a immaginare un più equo e ottimistico futuro in comune». Da qui il titolo della 18. Mostra Internazionale di Architettura: “Il Laboratorio del Futuro”. E nello sguardo proprio degli architetti si può comprendere il coraggio di aver posto accanto, nel titolo stesso della kermesse, due parole come “laboratorio” e “futuro”, spesso abusate, ma che in questo contesto si vuole tornare a far respirare del proprio significato originario.
È la creatività, l’approccio diverso e in apparenza contraddittorio al progetto, che contraddistingue gli architetti di Fosbury, che già dal loro nome avevano fatto capire quanta innovazione avrebbero voluto portare nei loro concept. Si sono ispirati infatti al campione olimpionico di atletica leggera Dick Fosbury, che nel 1968 riscrisse la storia del salto in alto con il suo celebre “Fosbury flop”, il nuovo modo di saltare superando l’asticella di schiena, con cui, differenziandosi dalle tecniche di salto fino ad allora praticate, vinse la medaglia d’oro alle Olimpiadi e rivoluzionò per sempre tale disciplina sportiva. La sua capacità di affrontare gli ostacoli in modo non convenzionale ha ispirato i cinque giovani architetti, tutti nati alla fine degli anni Ottanta: Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino e Claudia Mainardi. Lo studio Fosbury intende esplorare nuovi modi di fare architettura, essere davvero creativo, abbandonando abitudini e automatismi, per realizzare un mix di esperienze, che lo colloca a metà tra un gruppo di creativi e di curatori di mostre. Definirli solo architetti sarebbe riduttivo: i giovani di Fosbury sono ricercatori di bellezza.
«Lavoreremo con il massimo impegno, consapevoli del valore che questa nomina rappresenta soprattutto per le giovani generazioni», hanno dichiarato in occasione della nomina per la curatela del Padiglione Italia Biennale 2023. Percorrendo i 1.200 m2 interni al padiglione (a cui si aggiungono 900 m2 all’esterno), ci si aspetta dunque di entrare corpo e mente in un progetto che possa rispondere con alto valore estetico alle domande dei nostri tempi.
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