La mostra Dante Bini. Out of the Box, visitabile negli spazi dell'ADI Design Museum di Milano dal 1° maggio al 15 giugno è un omaggio al pensiero laterale del visionario progettista Dante Bini, una delle figure più eccentriche e radicali della cultura del progetto del secondo Novecento.
Animato da una mente vulcanica e un carattere indomito, Bini ha attraversato con indipendenza e rigore i confini tra architettura, ingegneria e design industriale, elaborando soluzioni capaci di rispondere a urgenze sociali, tecnologiche ed ecologiche.
Nato il 22 aprile 1932 a Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, e laureato in Architettura all’Università di Firenze, Bini ha lavorato in Giappone, in Australia, dove ha vissuto per sei anni insieme alla sua famiglia, e negli Stati Uniti, dove tuttora abita con la moglie Adria, ma anche nell’ex Unione Sovietica. Architetto, inventore e costruttore, Bini si definisce «un pioniere nei sistemi di costruzione di edifici automatizzati, ottenibili utilizzando la fisica applicata e la robotica».
La sua invenzione più conosciuta è certamente il sistema Binishell che, messo a punto negli anni Sessanta, prevede l’utilizzo di una cassaforma pneumatica dinamica per la realizzazione di cupole in cemento armato fino a 36/40 metri di diametro. Tra le oltre 1.500 cupole Binishell costruite in tutto il mondo, la più famosa resta la villa realizzata da Bini nel 1970 per il regista Michelangelo Antonioni e l'attrice Monica Vitti in Costa Paradiso, meglio nota come La Cupola.
In realtà, nell’arco di oltre 60 anni di carriera, l'architetto emiliano ha realizzato tantissime collaborazioni accademiche e professionali a livello internazionale, tra numerosi campi di interesse, dagli studi su nuovi sistemi e materiali in edilizia fino alle ricerche spaziali sugli habitat lunari, passando per l’industrial design, e impegnandosi anche in progetti di infrastrutture urbane automatizzate, come Kyoto K21 e Tower City.
Curata da Alessandro Colombo e Paola Garbuglio, l’esposizione all'ADI Design Museum riflette l’approccio interdisciplinare di Bini proponendo una lettura tematica della sua opera e del suo pensiero, evitando una narrazione cronologica in favore di una struttura concettuale centrica che rispecchia la varietà dei suoi ambiti di ricerca. La figura dell’architetto viene esplorata grazie al lavoro di studio e riscoperta collettiva condotto dal comitato scientifico – composto da composto da Alberto Bologna, Carlo Dusi, Will Mac Lean, Alberto Pugnale, Giulia Ricci – in dialogo con l’Archivio del Moderno di Mendrisio, che accoglierà il fondo Bini per future attività di ricerca.