Un gioiello può diventare uno strumento di relazione con l’identità di un luogo? La risposta, affermativa, arriva dalla maestria di Gaia Descovich, architetto nata a Bologna con una lunga esperienza nel Regno Unito, ma anche designer e artista. Le radici del suo estro, che ormai dieci anni fa l’hanno portata a realizzare la sua unica e particolarissima linea di gioielli Collezione dei Calanchi, affondano nelle profondità delle colline di Paderno, sua casa fisica e dell’anima. Tutto, nei suoi lavori, è naturale o riciclato; nulla viene acquistato. E infatti, al primo sguardo, ci si rende conto che i suoi gioielli sono il frutto di una nuova vita data a baccelli, bacche, galle, alveari, persino epidermide di biscia.
«Tutto è partito da una nuova relazione con la natura – racconta Descovich –. Dopo quattro anni passati a Londra per lavoro, al rientro a Bologna, sui colli di Paderno, ho cominciato a riscoprire la bellezza del creato. Ho iniziato a sentire un richiamo». Ed è proprio da questo richiamo che è partita una forma di scomposizione dell’ambiente in tanti piccoli dettagli che, come un esercizio di educazione al particolare, l’ha portata a conoscere «varietà e specie a tratti inimmaginabili per il territorio», capaci di diventare altro da sé; gioielli appunto. «È un modo per far rivivere la natura e la sua forza in modi nuovi – aggiunge Descovich –, con uno sguardo libero e slegato dalle tecniche dell’oreficeria o dell’arte ceramista».
«Nella realizzazione dei gioielli mi faccio guidare dai materiali a disposizione – spiega ancora l’artista – fino ad arrivare a un disegno o a un progetto. Non procedo mai al contrario, ovvero cercando materiali sulla base di un’idea. Non voglio limitare la libertà di un progetto con attrezzi specifici del mestiere; sono sufficienti gli strumenti della vita quotidiana di casa. Persino per cuocere l’argilla va bene il forno domestico».
Come ha scritto nel suo testo critico dedicato alla Collezione dei Calanchi Sonia Patrizia Catena, «Descovich osserva la natura, le sue bellezze, le studia e ne comprende il ciclo vitale. Ogni gioiello non è mai uguale ma dipende dall’essenza e dalla tipologia dei materiali vegetali che coglie, così come sono diverse le tecniche di essicazione e di trattamento impiegate». Fare gioielli in questo modo, dunque, significa esplorare l’essenza primaria di ogni singolo arbusto e pianta in natura: «I vespai e i nidi di calabrone, rotondeggianti e leggeri, diventano pendenti per orecchini e collier, resi eleganti dai colori e dalle finiture; le bacche, le galle e l’argilla lavorata divengono perle per collane multifilo e orecchini».
Questa nuova vita ha cambiato la sua percezione della natura, ma anche la sua identità è stata plasmata dalle bellezze del Pianeta.