È sull’orlo di un «caos climatico», come l’ha definito il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che si è aperta la COP27 di Sharm El-Sheikh, la 27esima edizione della Conferenza delle parti della Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici (UNFCCC) in un contesto dominato dalla guerra in Ucraina e dalle crisi economiche e sociali internazionali. In programma dal 6 al 18 novembre, ha preso il via ufficialmente con la conferenza inaugurale e con il vertice tra i capi di Stato e di Governo. Ma tra i grandi assenti si registrano il leader cinese Xi Jinping e il presidente indiano Narendra Modi: al loro posto i rispettivi delegati.
«Siamo sulla buona strada per un caos climatico irreversibile – è stato il monito di Guterres alla vigilia dell’avvio del summit –. La COP27 deve essere il luogo in cui ricostruire la fiducia e ristabilire l’ambizione necessaria per evitare di condurre il nostro pianeta oltre il precipizio climatico. È tempo di un patto storico tra economie sviluppate ed emergenti, in cui le prime mantengano l’impegno preso a Parigi e compiano uno sforzo aggiuntivo per ridurre le emissioni in linea con l’obiettivo di 1,5 gradi».
A conferma di queste stesse parole, poi, sono arrivati i dati del rapporto Stato del clima globale nel 2022 dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo): gli ultimi otto anni sono stati i più caldi fra quelli registrati fino a oggi, alimentati dalle concentrazioni sempre crescenti di gas serra e dal calore accumulato nel mare. La temperatura media nel 2022 è di circa 1,15 gradi sopra i livelli pre-industriali (cioè la temperatura media del periodo 1850-1900). Da qui, dunque, lo scioglimento progressivo dei ghiacciai e l’innalzamento del livello dei mari, la desertificazione e gli eventi climatici estremi: «A oggi abbiamo livelli così alti di anidride carbonica nell’atmosfera che l’obbiettivo di 1,5 gradi (di riscaldamento rispetto ai livelli pre-industriali, ndr) dell’Accordo di Parigi è a malapena raggiungibile – ha ribadito Petteri Talaas, segretario generale Wmo –: è già troppo tardi per molti ghiacciai e lo scioglimento continuerà per centinaia se non migliaia di anni, con enormi conseguenze sulla sicurezza idrica. Quelli meno responsabili del cambiamento climatico soffrono di più, come hanno reso evidenti le terribili alluvioni in Pakistan e la lunga e mortale siccità nel Corno d’Africa. Ma anche società ben preparate quest’anno sono state colpite dagli eventi estremi, come è stato possibile vedere con le ondate di calore e la siccità in larga parte d’Europa e della Cina meridionale».
Dal rapporto del Wmo emerge anche come la siccità nel 2022 abbia ridotto alla fame 19 milioni di persone nell’Africa orientale. Le alluvioni hanno poi ucciso 1.700 persone in Pakistan e hanno costretto quasi 8 milioni a lasciare i loro villaggi.
Per questo Antonio Guterres ha parlato della necessità di un vero e proprio patto di solidarietà climatica tra Stati ricchi e Stati emergenti:
«Un patto in cui tutti i Paesi facciano uno sforzo ulteriore per ridurre le emissioni in questa decade, in linea con l’obiettivo di 1,5 gradi. Un patto in cui i Paesi più ricchi e le istituzioni finanziarie internazionali forniscano assistenza per aiutare le economie emergenti ad accelerare la loro transizione all’energia rinnovabile. Un patto che ponga fine alla dipendenza dai combustibili fossili e alla costruzione di centrali a carbone. Un patto che fornisca energia universale, affidabile e sostenibile per tutti».
All’interno del padiglione Italia, 41 gli eventi tematici a cura di università, centri di ricerca, fondazioni, Regioni, nonché aziende del territorio.
Ad aprire il cartellone, alle 15.30 del 7 novembre, una conferenza dal titolo Green Obsession. Trees Towards Cities, Humans Towards Forests a cura dell’architetto Stefano Boeri, seguita da The Italian Climate Fund di Cassa Depositi e Prestiti.
Green Obsession. Trees Towards Cities, Humans Towards Forests, organizzato in collaborazione con il ministero della Transizione ecologica, ha visto un’apertura con saluti istituzionali alla presenza di Olga Algayerova, executive secretary di UNECE e Under-Secretary General of the UN. A seguire, il keynote speech di Stefano Boeri incentrato sulla Green Obsession, l’approccio progettuale che guida l’attività del suo studio verso un cambiamento di paradigma da intraprendere per contrastare la crisi ambientale e nella prospettiva della transizione ecologica.
In conclusione una tavola rotonda sul tema Città e Natura vivente. Integrazione di nature-based solutions nei contesti urbani.
Già a inizio ottobre Stefano Boeri Architetti e lo studio Foster + Partners hanno espresso il proprio impegno nel tradurre in azioni concrete le priorità evidenziate dalla Dichiarazione di San Marino presentata in occasione dell’83a sessione del Comitato UNECE. In qualità di primi firmatari, insieme ai governi presenti, si sono dunque fatti promotori dei principi per la progettazione urbana e l’architettura sostenibile e inclusiva, da applicare alla progettazione di tutti gli edifici e gli sviluppi urbani. Un modo in più per ribadire il ruolo di architetti, ingegneri, geometri, urbanisti e progettisti nel garantire abitazioni, infrastrutture urbane e città sostenibili, sicure, sane, socialmente inclusive, climaticamente neutre e circolari.
«Architetti e urbanisti, in questo momento della storia della specie umana sul Pianeta, hanno una responsabilità fondamentale – ha sottolineato Stefano Boeri –: quella di ridurre al minimo le emissioni di anidride carbonica e i consumi energetici, massimizzare i dispositivi captanti energie rinnovabili, integrare nelle costruzioni quote sempre maggiori di superfici biologiche e vegetali; e adattarsi a un modello di mobilità sostenibile, elettrificata, basato sul sistema dei trasporti pubblici. Porteremo come appello agli architetti la Dichiarazione di San Marino alla COP27 di Sharm El Sheikh, impegnandoci a raccogliere il maggior numero possibile di adesioni».
La Dichiarazione di San Marino stabilisce l’obiettivo di progettare ogni città, infrastruttura urbana ed edificio in linea con una serie di principi integrati e indivisibili, volti a garantire la centralità delle persone, la responsabilità sociale e l’inclusività, integrando la diversità e l’uguaglianza attraverso la dovuta considerazione dei bisogni di tutti gli individui e delle famiglie. E, ancora, il rispetto dell’identità culturale, dei valori e del patrimonio di luoghi, edifici e comunità; l’efficienza delle risorse e la circolarità, per limitare l’uso di energia e risorse a favore di materiali riciclati; la sicurezza e la salute; il rispetto della natura e dei sistemi e processi naturali attraverso una progettazione che rispetti le piante, gli animali, gli altri organismi e gli habitat naturali; la neutralità climatica attraverso la progettazione e la riqualificazione urbana. Ci sono poi i concetti di resilienza durabilità, funzionalità e lungimiranza; come anche di cooperazione interdisciplinare e la creazione di reti per favorire il coinvolgimento della comunità.
«In questo periodo di crisi, possiamo trovare grande speranza nelle azioni coraggiose intraprese per rendere le città di tutto il mondo neutrali dal punto di vista climatico, più sicure, inclusive e resilienti – ha aggiunto Norman Foster –. Tuttavia, data l’ampiezza e l’urgenza delle sfide che abbiamo di fronte, gli urbanisti, gli architetti, gli ingegneri e i designer (insieme ad altri protagonisti delle nostre città come i leader civici, i manager e gli sviluppatori) hanno il dovere unico di portare avanti cambiamenti trasformativi alla scala richiesta. Invito tutti a sfruttare la loro creatività e competenza con l’impegno di mettere in pratica i principi della Dichiarazione di San Marino».
Insieme a questi due studi, tra i firmatari anche l’ordine degli architetti di San Marino.