ReLab - San Giovanni Archaeo-station
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San Giovanni Archaeo-station

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La nuova Linea C della metropolitana di Roma ha finalmente raggiunto i margini del centro storico e la stazione San Giovanni è la prima ad adottare dei criteri di allestimento museografico e archeologico.
Gli scavi hanno portato alla luce un'eccezionale stratificazione archeologica che raggiunge i 27 metri di profondità, attraversando tutte le epoche storiche di Roma e prima di Roma.
Il progetto degli interni interviene su un assetto già definito e su una struttura che ha comportato la rimozione di tutti i rinvenimenti: per questa ragione l'allestimento vuole realizzare un'esperienza immersiva nella storia del luogo mediante un criterio di narrazione che faccia percepire l'attraversamento degli strati della storia.
Soffitti e pavimenti assumono quindi un carattere neutro per dare rilievo alle pareti bianche, che diventano un foglio su cui scrivere il racconto della Storia e delle tante storie emerse grazie a più di 40.000 reperti che hanno restituito uno spaccato entusiasmante della vita quotidiana attraverso più di 25 secoli restituito attraverso una narrazione su tre registri.
Il primo, il più immediato e simbolico è lo "stratigrafo", un segno grafico verticale concepito come un vero e proprio profondimetro spaziale e temporale; sulla sua scala graduata è possibile leggere contemporaneamente l'effettiva profondità in metri relativamente alla superficie e allo stesso tempo una scansione cronologica segnata da fatti notevoli per la città e per il luogo circostante riportati all'altezza dello strato archeologico fisicamente corrispondente. La dimensione tipografica dei segni diviene non solo parola ma anche figura stessa nel tappezzare le pareti dei vari livelli con un gioco scalare dei caratteri che guida con una precisa gerarchia la scansione delle epoche e l'incrostarsi delle date e dei fatti.
La percezione del dipanarsi dello stratigrafo è aumentata dall'impiego di un codice colore che associa a ciascuno degli strati intercettati una specifica tonalità, che restituisce con immediatezza, anche al passante più distratto, la sensazione del variare delle condizioni al suo procedere in verticale; ogni epoca ha un suo cromatismo e il messaggio viene ribadito sia nei grandi caratteri che le segnalano, sia nel successivo registro di comunicazione, quello delle immagini.
Il secondo registro è costituito da un repertorio di immagini che riproducono i ritrovamenti salienti per ogni strato; ingrandite a scala gigante, trattate graficamente e marcate dal colore caratteristico dello strato, le immagini irrompono nello spazio sollecitando l'osservatore ad un punto di vista inedito sul reperto, a volte anche microscopico nella realtà, ma che si impone così ad un confronto anche distratto e superficiale, costituendo, nella peggiore delle ipotesi un avvolgente sottofondo visivo, come accade ad esempio soprattutto in banchina, dove l'atmosfera preistorica è affidata all'evocazione della fitta vegetazione primordiale.
Un terzo registro della narrazione parietale è infine costituito dall'individuazione di ambiti tematici destinati a raccontare specifiche storie emerse dagli scavi e dalla loro comprensione; la stratificazione intercettata, come si è detto, si è rivelata di eccezionale densità e feconda di piccole ma significative storie annidate nei suoi strati. In questo modo si è voluto spiegare, ad esempio, l'avventurosa storia del continuo riciclo di frammenti architettonici e scultorei reimpiegati in fabbriche diverse attraverso epoche lontane, oppure la curiosità della vita quotidiana in un'azienda agricola di età imperiale, dove si faceva coltivazione delle prime pesche arrivate a Roma o, ancora, le tecniche di gestione idraulica dei terreni o la produzione di manufatti per l'edilizia.
Il grande racconto non si esaurisce nell'allestimento parietale, dal momento che la stratificazione offre anche un'imperdibile opportunità; per un caso fortunato, infatti i piani orizzontali aperti al transito del pubblico, cioè il piano atrio, appena sotto la superficie stradale a -5 metri, il piano corrispondenze, cioè di scambio con l'adiacente stazione della linea A, a circa - 15 metri e il piano profondo delle banchine, che raggiunge i -27 metri, coincidono quasi perfettamente con livelli significativi della sequenza storica.
Questo ha suggerito di rendere apprezzabili più fisicamente le tracce di questi strati, mediante l'allestimento di piccole zone caratterizzate da una materialità diversa e la minima variazione spaziale concessa nell'ambito di spazi già strettamente preordinati.
Mediante l'impiego di un rivestimento in lamiera nera grezza e un disegno che allude allo sforzo dello scavo nella materia, al piano atrio è allestito un ambito che racconta lo scavo e i suoi strati insieme alla pratica comune del riciclo di frammenti e ornamenti nel rinascere continuo di murature nuove.
Al piano corrispondenze, che si trova esattamente alla quota dei rinvenimenti più significativi e conosciuti, costituiti dal grande complesso di attrezzature idrauliche e agricole di una grande fattoria di epoca imperiale alle porte della città, il trattamento del pavimento e la giacitura di un'ampia porzione di allestimento ricostruiscono l'esatta giacitura di un grande bacino idrico regolato da complesse opere idrauliche e di bonifica che vengono qui illustrate dal ricco repertorio di canalizzazioni e regolazioni messo in mostra grazie al copioso numero di reperti disponibili.
Sul piano delle banchine infine, che corrisponde ad un livello di età preistorica caratterizzata da una presenza più rarefatta dell'uomo il tema prevalente della natura lussureggiante ritorna in carico al rivestimento parietale, caratterizzato da temi vegetazionali che intervegono provvidenzialmente ad accompagnare il passeggero con una visione tranquillizzante proprio in corrispondenza dello spazio ipogeo più profondo e angusto.

Credits

 Roma
 Italia
 Roma Metropolitane
 02/2018
 4650 mq
 andrea grimaldi, filippo lambertucci
 livio carriero, amanzio farris, valerio ottavino, samuel quagliotto, leo viola. sviluppo progetto grafico: carlo martino con sara palumbo, delia emmulo
 Consorzio Metro C spca
 Niccolò Sardo, Guglielmo Villa, Metro C, Filippo Lambertucci

Curriculum

ReLab è un laboratorio della Sapienza Università di Roma dedicato alla ricerca sperimentale e teorica sul progetto nell'esistente, coinvolgendo un ampio spettro di discipline specialistiche, dall’archeologia alla geografia, dalla museografia al paesaggio, depositandosi nell’attività di ri-progettazione ai fini della ri-generazione, del re-cupero, della ri-qualificazione del patrimonio urbano.
La scala degli interventi si estende da quella degli interni, archeologici e museali, fino a quella più estesa del progetto urbano, dalle aree storiche a quelle industriali.
Il laboratorio come gruppo e i suoi membri singolarmente hanno preso parte a numerosi programmi di ricerca, promosso convenzioni con enti territoriali, partecipato a concorsi e realizzato progetti che hanno ottenuto premi e riconoscimenti.

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#Finalist #Italia  #Vetro  #Infrastruttura  #Rivestimento in vetro  #Roma  #ReLab 

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