L’architettura cinese manifesta una forte affinità con il modernismo occidentale. Il paese, uscito dalle influenze del formalismo sovietico, si è lasciato immediatamente travolgere dalle ondate post-moderniste e decostruttiviste senza aver assaporato l’essenza del modernismo. Oggi, la Cina sta (ri)scoprendo questa corrente a livello intellettuale e pratico, celebrandone la rinascita: i prototipi, così come l’uso di spazio, luce e materiali, sono infatti una ripresa del modernismo e delle opere di Le Corbusier, Louis Kahn e Carlo Scarpa. Uno dei maggiori esponenti di questo movimento è senza dubbio Gong Dong, fondatore dello studio Vector Architects. Dopo la laurea in architettura negli Stati Uniti, ha lavorato presso diversi studi tra cui Richard Meier e Steven Holl. Un’esperienza che lo ha forgiato e gli ha permesso di assimilare lo stile luminoso e la classicità moderna del primo e la sensibilità del secondo nell’utilizzare la forza evocativa della luce naturale per dare qualità allo spazio architettonico. Il centro comunitario Chongqing Taoyuanju è uno dei suoi primi interventi realizzati una volta tornato in patria e rappresenta l’intento di fondere un nuovo schema di edificio con la morfologia ondulata del sito. Il progetto si articola in tre corpi indipendenti con funzioni diverse connessi da un tetto continuo e riprende la tradizione costruttiva di Chongqing, caratterizzata dalla presenza di percorsi coperti (una strategia dovuta alle frequenti piogge). A mio avviso vi si può, tuttavia, riscontrare sia l’influenza di Holl e la sua capacità di interagire con la topografia, sia quella di Le Corbusier e l’impatto visivo della sua promenade a Cap Martin. Altra opera di inizio carriera è il centro espositivo per il gruppo Vanke nel distretto di Bayuquan. Un volume monolitico, movimentato da incisioni e aperture e scavato da una scala che, nel suo percorso verso l’alto, va a controbilanciare la massa architettonica. Da questo progetto emergono una serie di...
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