L’architettura indiana si esprime sin dall’antichità attraverso teorie diametralmente opposte che oggi risultano essere alla base della cultura storico-artistica del Paese. Per comprendere questa dicotomia, è necessario confrontare il concetto di “monumentalità” con quello di “frugalità”. Mentre il tema della monumentalità è inscenato dalle architetture rappresentative come il Tempio di Khajuraho o il Tempio di Brihadeeshwara, che incarnano l’idea di eternità e celebrano la permanenza, quello di frugalità si esprime nelle abitazioni vernacolari, spesso realizzate in autocostruzione con materiali naturali e deperibili. Molte delle case tradizionali indiane si differenziano in base ai materiali costruttivi e alle condizioni climatiche di ciascuna area. Ad esempio, vengono alla mente le case a corte (haveli) nel Rajasthan e le abitazioni galleggianti del Kashmir. A questi due esempi di una tradizione nobilitata, si possono aggiungere anche casi di rifugi spontanei, o rifugi senza tempo. Queste strutture temporanee hanno in comune il sacrificio inteso sia nell’atto del costruire sia in quello di abitare e sono architetture che accettano la loro natura effimera. Mentre nella cultura occidentale prevale il concetto di “permanenza”, in quella orientale da millenni brulicano insolite teorie sull’effimero. La lettura critica che viene affrontata nei casi studio successivamente analizzati, si basa su una metodologia comparativa, un esercizio interpretativo che mette a confronto due realtà opposte sullo stesso campo di battaglia, guidando l’indagine progettuale. È un esercizio interpretativo che riprende i Concetti fondamentali della storia dell’arte (1915) figurati da Heinrich Wölfflin e suddivisi in cinque duplici sistemi di opposti che analizzano l’evoluzione della storia...
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L’editoriale “Architetture della diversità. Reinterpretare la prassi nel Subcontinente Indiano” di Durganand Balsavar...L’architettura come scambio di doni
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Introduzione del curatore Peter Rich, dal titolo “L’architettura come scambio di doni. In piedi sulle spalle delle generazioni passate”....a for architecture
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