Sorgeva ai piedi del Vesuvio il primo, breve tratto ferroviario della penisola italiana: un percorso a doppio binario da Napoli a Granatello di Portici, lungo poco più di 7 km, che fu inaugurato nel 1839 da Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie. Quasi due secoli dopo, sempre una rete di trasporto su rotaie è tra i protagonisti del processo di trasformazione che la città di Napoli sta esplorando, con il duplice obiettivo di migliorare la qualità di vita delle persone e restituire bellezza all’ambiente urbano: è il progetto noto come “tripla A”, ovvero Arte, Architettura e Archeologia, che riguarda la nuova metropolitana, con le relative stazioni sotterranee distribuite lungo le linee 1 e 6, e le annesse opere urbanistiche in superficie.
Questo intervento di ampio respiro, che nel tempo ha visto coinvolti numerosi progettisti di rilievo internazionale – tra cui Gae Aulenti, Mario Botta, Zaha Hadid, Eduardo Souto de Moura, Massimiliano Fuksas, Alessandro Mendini, Dominique Perrault, Boris Podrecca, Karim Rashid, Álvaro Siza e Benedetta Tagliabue – rappresenta la più grande opera infrastrutturale della Campania, nonché uno dei più significativi interventi di architettura e arte pubblica realizzati negli ultimi venti anni a livello mondiale. Le cosiddette Stazioni dell’Arte ospitano infatti centinaia di opere d’arte contemporanea site specific: un vero e proprio museo diffuso in città, che include anche reperti rinvenuti nei cantieri della metro stessa. È il caso, ad esempio, della stazione Duomo, a firma di Fuksas, che è stata ripensata in corso d’opera in modo da inglobare i resti di un tempio romano risalente al I secolo dopo Cristo, scoperto durante i lavori di scavo.
Tra le più recenti realizzazioni che vanno a comporre questo patrimonio di arte e architettura...
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