Windows of Light

«La scoperta della radiazione cosmica di fondo ci fornisce la luce più antica che possiamo rilevare, proveniente da un’epoca nella quale l’universo si era raffreddato abbastanza da permettere ai fotoni di muoversi liberamente». Come preannunciano le prime parole dell’introduzione al volume, la ricerca condotta da Lina Ghotmeh per Windows of Light (Finestre di Luce), l’Artistic Annual Report del Gruppo Zumtobel 2023/2024, affonda le radici nell’origine del cosmo.

Nella pubblicazione, la progettista franco-libanese esplora la luce come fenomeno fisico e strumento di connessione sociale, analizzandone l’impatto in ambito naturale e astronomico, culturale e sociale. Attraverso una narrazione intergenerazionale ma non cronologica, fatta di parole, fotografie e disegni, l’autrice indaga le modalità con le quali «l’architettura può sfidare gli usi convenzionali della luce – spiega – aprendo nuove opportunità di equità spaziale e sociale».

Intervista a Lina Ghotmeh

Che ruolo svolge il rapporto tra luce e oscurità nella sua ricerca progettuale?

La luce e l’oscurità modellano il modo in cui percepiamo e comprendiamo lo spazio intorno a noi. Nella mia concezione architettonica, rappresentano strumenti essenziali per plasmare la presenza umana, le emozioni e la storia. Non si tratta semplicemente d’illuminare un ambiente o di proiettare ombre, ma di orchestrare un’esperienza in cui gli spazi prendono vita attraverso la luce e/o la sua assenza. Come un archeologo indaga le stratificazioni della storia, l’architetto scava nelle stratificazioni della materia e della memoria di un luogo, rivelando come la luce possa essere un agente portatore di connessione e dialogo umano. 

Tuttavia, il rapporto tra luce e oscurità...

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