Hill House

Negli Stati Uniti, le grandi ville competono tra loro per impressionare e spesso sovrastare i propri vicini. La nuova residenza progettata da Robin Donaldson, rimanendo pressoché invisibile dalla strada, rappresenta un’eccezione. Con una superficie di 1.765 m², si erge su un lotto in leggera pendenza a Montecito, una località costiera di grande bellezza naturale a est di Santa Barbara. Dal cancello d’ingresso si scorge una calotta ribassata, sulla quale vegetano piante grasse resistenti alla siccità, che cela gran parte della struttura della casa diventando parte del paesaggio. Richard Neutra realizzò edifici bianchi ortogonali che contrastavano con la vegetazione rigogliosa, definendoli «macchine in giardino»; qui, l’integrazione del costruito con la natura viene interrotta unicamente in corrispondenza di incavi nella calotta, che si notano soltanto a una distanza ravvicinata, praticati per ospitare patii incassati tra curve sinuose.

Vista dall’alto, la casa potrebbe essere scambiata per una navicella aliena abbandonata ricoperta di vegetazione, oppure per un’imponente opera di Land Art caratterizzata dal rapporto tra pieno e vuoto, o ancora per un affioramento roccioso levigato e forato da aperture simili a grotte. Artificio o natura? In realtà, è frutto di un’immaginazione creativa, unita all’uso di software di ultima generazione e a un lungo e meticoloso processo di costruzione. Il termine “unico”, per quanto se ne faccia un uso eccessivo, è quello più appropriato per descrivere questa opera architettonica.

Il progetto è stato commissionato da una coppia di artisti, desiderosi di avere una casa contemporanea che rispondesse alla conformazione del sito e alle loro esigenze: esporvi la loro collezione e ospitare eventi. Un’abitazione così grande in calcestruzzo e con struttura in acciaio...

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