È l’alba, uno sfocato fascio di luce appare all’orizzonte a est congiungendo la grigia superficie del golfo del Messico al profilo scuro degli alberi e delle piccole strutture sulla terraferma ancora buia, lasciando intravedere appena i contorni di questo insieme indistinto di elementi naturali e artificiali che caratterizza la vasta regione dello Yucatán. Pian piano si leva il cinguettio degli uccelli e, in poco tempo, la fievole luce proveniente dall’oceano comincia a espandersi negli interni di questa nuova residenza. I primi raggi luminosi, in un rituale quotidiano, si fanno lentamente strada tra gli spazi ortogonali divisi dalle pareti in cemento grezzo a vista dei due corpi di fabbrica.
Ci troviamo nella località di mare San Crisanto, su un lotto angolare protetto da un alto muro perimetrale. Siamo all’interno di uno dei due edifici – quello più ampio – che compongono Ziggurhut, il primo progetto costruito di David Eskenazi e dal suo studio d.esk, con sede a Los Angeles. Dal piano che ospita la camera da letto, aperture identiche offrono viste verso ovest e nord sull’oceano e a est sul sole che sorge; da qui si sentono le onde infrangersi sulla spiaggia vicina. Tra queste mura si percepisce una sensazione di protezione, ma non di staticità, per l’effetto dinamico della luce che cambia a seconda del momento della giornata. Si tratta di tre finestre verticali, ad anta singola e con zanzariera esterna a protezione dagli insetti subtropicali. Una porta in metallo celeste, rinforzata da sottili barre disposte in modo asimmetrico nella parte interna, ha l’aspetto di un portone industriale. Una stretta scala a chiocciola con gradini in calcestruzzo e un corrimano minimalista in metallo nero conduce al piano terra. Il nostro senso di equilibrio viene deliberatamente messo alla prova.
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