Una villa inserita in un’area di suggestiva vegetazione d’alto fusto, con rigoglioso sviluppo e chiome verdeggianti, in Virginia (Stati Uniti d’America), a poca distanza dalla capitale federale, Washington: il progetto si dedica con efficacia a definire un edificio a dimensioni d’un certo rilievo che possa rappresentare un “rifugio”, unitamente alla porzione di foresta che l’attornia. Rifugio, tranquillità, pace per l’animo: sentimenti ed esigenze che la committente, vedova con due figli, segnala e suggerisce come elementi d’inquadramento del progetto, necessità fondamentali cui ottemperare.
La relazione con la natura circostante e il suo dominante aspetto lussureggiante diviene il dato fondamentale di una stretta simbiosi fra villa e natura, in cui la vegetazione assume un valore estetico ed anche protettivo, conformandosi come uno spazio che costituisce termine di riferimento costante per l’architettura della villa. Dimensioni, colori, luminosità attraverso fronde e radure, ombre della foresta tutt’intorno, la visuale verso il fondovalle divengono materie dell’architettura, divengono architettura esse stesse, in modo che il progetto si sviluppi e disveli con una coerente determinazione.
Negli ambienti interni appare e risalta con forza una necessità biunivoca di correlazioni, affinché il dialogo fra spazi interni e spazi esterni si confermi valore fondante, seguendo ogni livello di piano, nella molteplicità delle visuali e delle funzioni diffuse nella villa. La connessione fra villa e natura appare in una caratterizzazione significativamente tridimensionale, l’articolazione del volume costruito e i “volumi virtuali” della vegetazione si fronteggiano e confrontano con grande efficacia in un’estetica di relazioni fra elementi differenti che paiono rispecchiarsi reciprocamente.
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