Architettura come allestimento

Scritto da Valerio Paolo Mosco - 6 novembre 2023
Hanno partecipato al progetto Marazzi, Ragno, Ponzio

C’è stata una stagione dell’architettura italiana che potremmo definire “dell’allestimento”. Siamo sul finire degli anni Cinquanta: la ricostruzione è quasi conclusa e le autorità iniziano ad investire nel restauro dei musei ormai fatiscenti o rovinati dalla guerra. La generazione che si era formata prima del conflitto, quella del Razionalismo italiano per intenderci, viene chiamata ad assolvere questo compito. Franco Albini con Franca Helg, Carlo Scarpa, i BBPR, Luigi Moretti, Renzo Zavanella, Luciano Baldessari e altri ancora in breve tempo progettano e realizzano allestimenti museali di grande pregio che vengono pubblicati in tutto il mondo, rilanciando un’architettura nazionale il cui nome era fino a quel momento legato al fascismo.

Realizzano non solo musei, ma anche padiglioni fieristici o padiglioni itineranti e strutture effimere in cui avevano la possibilità di sperimentare linguaggi alternativi con una libertà espressiva di fatto concessa sempre meno nella sempre più cruda realtà del mercato edilizio. Scorrendo i tanti e sofisticati allestimenti di quel periodo si ha l’impressione di vedere dispiegata la potenza di fuoco dell’eclettismo italiano e con esso l’abilità di autori capaci di utilizzare un linguaggio, quello moderno, addomesticandolo, rendendolo adattabile a condizioni e contesti variegati.

Gli architetti di Studio Kuadra nel parlare del loro lavoro e con esso della loro poetica evidenziano quanto debbano all’esperienza di allestitori con cui hanno iniziato la loro carriera. Realizzare allestimenti, per di più di grande dimensione, costringe ad un confronto serrato con la committenza, per di più in tempi stretti. È necessario allora interpretare al meglio i desiderata della committenza, ovvero di brand che, attraverso gli allestimenti, devono veicolare al meglio la loro immagine e i loro...