Raramente affrontiamo i nostri errori di giudizio se una cosa che presumiamo di conoscere si rivela non essere così. Pensiamo di conoscere l’aspetto di uno spazio di meditazione zen. Ma qualcuno sa davvero come è fatto? Cosa significa meditazione zen? Quali sono gli elementi che compongono un giardino zen? Che aspetto dovrebbe avere?
Veniamo sopraffatti da tante domande nel momento in cui iniziamo a pensare a una sala di meditazione zen. Ed è ancora più insolito che sia stato fatto il tentativo di realizzare un tale progetto. I viaggiatori conoscono bene alcuni dei giardini zen più famosi, come quello del tempio di Ryoanji a Kyoto, e gli appassionati di musica sanno che John Cage ha dato questo nome a una sua composizione. Ci sono tanti altri giardini zen a Kyoto, tuttavia hanno origini cinesi.
Come spesso accade, nessuna delle caratteristiche conosciute è sufficiente a descrivere questo tipo di giardino quando la realtà stessa rende impossibile la classificazione o la descrizione dell’insieme di caratteristiche che ne definisce l’essenza. Qui, al Golden Mountain Upper Cloister, non lontano dalla Grande Muraglia cinese e a qualche ora a nord-est di Pechino, sappiamo di trovarci in una sala di meditazione zen anche se la nostra familiarità con questo tipo di giardini è limitata. Anche l’assenza dell’acqua di un giardino zen secco rimanda per astrazione a una superficie liquida, dando alla sabbia il movimento dell’acqua. Non c’è nulla in questo ambiente costruito che non abbia un preciso significato. Ed è proprio questa complessità di simbologie che lo studio di architettura Atelier Deshaus si è assunto l’impegno di circoscrivere.
Liu Yichun e i suoi collaboratori, anche se non era un approccio rigoroso, hanno ugualmente dato per validi alcuni elementi propri del vocabolario relativo ai templi e ai...
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