Esiste una straordinaria varietà di interpretazione d’un luogo che spesso avviene attraverso un’immagine, manifestazione evidente di un desiderio che prende forma attraverso la capacità visionaria dell’architetto. Ogni gesto intenzionale di trasformazione del territorio evoca segni specifici portatori dell’intenzionalità progettuale e, tali segni che si imprimono, sono tracciati con l’intenzione di comprendere le relazioni esistenti tra presente e futuro. Osservando il progetto residenziale Marea attraverso questa prospettiva, prende forma una complessa composizione di spazi che propongono relazioni tra architettura e paesaggio, tra spazio individuale e spazio collettivo, tra ciò che è e ciò che sarà.
L’azione trasformativa in questo caso ha l’ambizione di dare una seconda vita a un luogo che, in un tempo non remoto, era un campo occupato dall’esercito siriano inaccessibile ai civili. Blocchi di cemento e ferri arrugginiti dominavano la scena. L’intervento quindi plasma un sito già antropizzato per riscoprire tracce capaci di guidare il progetto verso una nuova configurazione e propone un modello ordinato per un complesso residenziale nella costa sud di una delle città più antiche del Libano, Batroun, il cui paesaggio marittimo porta ancora le tracce della dominazione fenicia.
In questa articolata scacchiera, gli architetti Amale Andraos e Dan Wood, fondatori dello studio WORKac a New York, definiscono gli elementi in gioco per restituire un volto nuovo alla parte di costa interessata. L’elemento caratterizzante il paesaggio locale, osservano gli architetti, è la compressione spaziale creata dalla vicinanza del mare alla montagna, che diviene il leitmotiv dell’intero progetto. Questo concept permette di mantenere la densità abitativa prescelta, pur garantendo a tutte le unità una...
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