L’architetto James Gowan propose un tempo una classificazione degli edifici facendo una distinzione tra castelli e padiglioni: i primi monolitici e pesanti, i secondi al contrario aperti e leggeri. Reminiscenze architettoniche della natia Scozia, con i torrioni medievali contrapposti alle serre vittoriane, sono sicuramente all’origine di tale dicotomia, o dualismo, che ispirò il suo stesso operato, in particolare la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Leicester del 1963, realizzata in collaborazione con James Stirling.
È possibile rintracciare una simile dualità stilistica nel lavoro di Barkow Leibinger? Fin dai loro esordi a Berlino all’inizio degli anni Novanta, l’americano Frank Barkow e la tedesca Regine Leibinger hanno progettato sia grattacieli, sia stabilimenti produttivi a un piano. Tra i primi l’Estrel Tower alta 175 metri, in costruzione nella capitale tedesca, tra i secondi il ristorante per il campus del Gruppo Trumpf, vicino a Stoccarda: entrambi difficili da classificare. A differenza di gran parte dell’architettura berlinese successiva alla caduta del Muro nel 1989, i progetti dei due architetti si caratterizzano per una versatile impostazione geometrica, sia in pianta sia a livello dei singoli componenti costruttivi.
Potremmo definire la loro un’architettura al contempo razionalista e organica, che tende ad essere sia una forte presenza duratura nel tempo come i castelli di Gowan, sia leggera e ludica, addirittura idiosincratica; un approccio che conferisce ad ogni intervento un suo carattere intrinseco.
Negli ultimi anni lo studio ha ampliato il proprio raggio d’azione negli Stati Uniti, patria di Barkow, realizzando dapprima per la Trumpf gli stabilimenti a Farmington, in Connecticut, e una smart factory vicino all’aeroporto O’Hare di Chicago, firmando poi i volumi scatolari traslucidi e lineari...
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