La ricerca bioclimatica può abbracciare l’architettura e diventare un valore estetico? L’abbiamo chiesto lo scorso ottobre a Jeanne Gang, la fondatrice dell’omonimo Studio di Chicago che conta tre sedi negli USA e una in Europa, a Parigi, durante un’intervista on-line in occasione della presentazione dell’edificio Solar Carve (40 Tenth Avenue), nuova icona sorta recentemente a Manhattan, nel vibrante Meatpacking District, proprio a ridosso della famosissima High Line.
L’architetto, che è anche Professor in Practice presso l’Harvard Graduate School of Design e le cui architetture sono sempre state caratterizzate da una componente tecnologica non secondaria, ci ha svelato che questo può avvenire soltanto «…se unisci la conoscenza compositiva alla tecnica e riesci a svincolarti dalla banalità, usando la fantasia artistica come base per dare risposte reali a problemi contingenti».
Il primo e già acclamato edificio di Studio Gang a New York è nato grazie ad una serie di congiunture uniche che, messe tutte in riga, hanno permesso all’architetto di definire un approccio originale nell’articolazione spaziale del volume architettonico, sagomato dalla luce. Prima di tutto il cliente, che si affida totalmente allo Studio per ottenere un risultato esclusivo in termini sia di originalità sia di prestazioni energetiche, accettando di ridurre la volumetria massima consentita per rendere il nuovo edificio vero protagonista attivo del contesto urbano in cui si inserisce. E poi l’intuizione progettuale di Gang, derivata dalla sua esperienza nel piegare le facciate degli edifici e renderle dinamiche rispetto all’insolazione, svuotando i volumi per intercettare o annullare la sua potenza creando forme armoniche di alto valore estetico.
Seguendo l’approccio strategico al progetto che Studio Gang definisce solar...
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