Raramente intravediamo delle persone nei lavori di MOS Architects, o, quanto meno, non nelle fotografie delle opere suggestive di questo studio newyorkese; neppure ne troviamo, stupendoci ancora di più, negli ipnotici videoclip di alcuni dei loro progetti più espressivi. È come se le case fossero set cinematografici o teatrali in cui si inscenano eventi avvenuti di recente o, più probabilmente, che stanno per accadere.
Le residenze sono mantenute nell’anonimato. Probabilmente i committenti di case e studi d’arte progettati su misura e costruiti oltre i confini di Gotham City, nel ricco entroterra tra Long Island Sound e il maestoso fiume Hudson, semplicemente non desiderano essere identificati. Oggi più che mai, in quest’epoca di lockdown che, tra le altre cose, impedisce a un critico di prenderne visione di persona. Ne consegue, che tale riservatezza paradossalmente potrebbe dare un’ulteriore valenza ai lavori dello studio MOS conferendo loro un’aura molto particolare, quasi mistica.
Secondo le descrizioni di MOS, la “Casa a corte” (House with Courtyard) si trova tra una prospera cittadina del Connecticut e una zona rurale al confine dello stato di New York. Da un punto di vista architettonico, questa casa rappresenta un importante anello di congiunzione (un vettore temporale?) tra le opere realizzate lungo la costa del Connecticut da modernisti e tardo modernisti, quali Marcel Breuer, Philip Johnson e Richard Meier, e gli interventi di architetti della generazione successiva in un hinterland isolato e silvestre, un ambiente rurale di cui ha preso possesso una élite discreta.
Se sono rare le immagini fotografiche autorizzate dallo studio e i video autoprodotti in cui compaiono persone, gli oggetti di arredo sono invece ben documentati. Gli interni progettati da MOS, studio guidato da Michael Meredith e Hilary Sample, sembrano abitati unicamente da...
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