Scuola di Musica King’s College School

Scritto da Luca Maria Francesco Fabris - 5 marzo 2020

Molti degli edifici che oggi apprezziamo per il loro carattere non ci sarebbero se alcuni progettisti britannici non avessero iniziato, oramai più di mezzo secolo fa, a rendere manifesta attraverso le loro costruzioni una tendenza che voleva, in nome della modernità, della scomposizione degli elementi costruttivi e della conseguente invenzione di metodi di costruzione a secco, celebrare l’avvento della tecnologia come scienza in ambito edilizio. Se prima, a metà degli anni ’60 del secolo scorso, esisteva una proposta per un’architettura dalla tecnologia futurista come quella concepita, ma rimasta solo sulla carta, dal gruppo Archigram, è solo dopo l’arrivo di Richard Rogers (in principio con Renzo Piano) e Norman Foster che si comincia a parlare di architettura “high-tech” e, soprattutto, a vederla costruita. Sarà poi un discepolo di Foster, Michael Hopkins, a perfezionare a sua volta questa tipologia architettonica integrando la componente strutturale nel progetto, facendo specialmente uso di tensostrutture. È il 1976 quando Michael Hopkins, insieme alla moglie Patty, fonda Hopkins Architects ed è da allora che questo studio londinese, che ora conta filiali in varie sedi nel mondo, è sinonimo di ricerca ed innovazione sia in ambito compositivo sia in ambito tecnologico-strutturale, con una forte predilezione, che ora possiamo dire essere stata ante-litteram, per l’attenzione alla sostenibilità ambientale. Una consapevolezza nei confronti del ciclo della Natura, della particolarità dei luoghi e del rapporto con le comunità, che rendono lo stile di Hopkins Architects sempre in evoluzione, pur nell’immanenza di alcune peculiarità. Tra queste la reintroduzione del legno come elemento chiave di costruzione architettonica e la riscoperta del mattone per le sue qualità sia tecnologiche sia estetiche.

La nuova Scuola di...