Se la storia dell’architettura è la storia dell’uomo, studiare Belgrado - terra di conquista - significa scontrarsi con un passato scritto e poi cancellato innumerevoli volte e un futuro che, nelle forme, sembra aver scelto di immedesimarsi in una “non identità”. Una città ferita Belgrado, cabina di regia di una guerra odiosa e oggetto di una “distruzione mirata” da parte della NATO nel 1999. L’architettura spiega, diventa simbolo e ci aiuta a comprendere, trasformando la città - intesa come insieme costruito - in un racconto. Oggi Belgrado è una scommessa, tanto dal punto di vista architettonico e urbanistico quanto dal punto di vista socio-economico ed è al centro di importanti investimenti stranieri. Questo dinamismo - che si riflette in una serie infinita di riforme fiscali - ha portato il Paese a diminuire considerevolmente il suo debito pubblico, a stabilizzare il tasso di cambio e a ridurre notevolmente il tasso di disoccupazione. Anche per quanto riguarda il mercato immobiliare, il Governo ha lavorato a diversi decreti che hanno agevolato gli investimenti sulle aree demaniali: se da un lato tutte queste condizioni hanno provocato una certa operosità nel numero dei progetti, dal punto di vista prettamente qualitativo la città sembra mancare di una visione chiara e appare essere il risultato di un mix di varie identità urbane. Belgrado e l’estetica della storia Belgrado è la capitale della Serbia della quale è anche la città più popolosa con oltre un milione e mezzo di abitanti nella sua area metropolitana. Si estende nel punto in cui il fiume Sava si congiunge con il Danubio e le acque del fiume la circondano su tre lati. Sin dall’antichità la sua posizione l’ha resa un importante centro di comunicazioni europee, aperto alle regioni alpine e dinariche attraverso il bacino della Sava e collegato al...
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