Genova Meravigliosa

Scritto da Simonetta Cenci - 31 maggio 2018

«Vedrai una città regale, addossata ad una collina alpestre, superba per uomini e per mura, il cui solo aspetto la indica signora del mare». Francesco Petrarca, 1358 Pensare a Genova vuol dire immaginarla e incontrarla, per poi immaginarla nuovamente. Non è possibile tenerla tra le mani o tra alcuni semplici sguardi. È una città stretta tra montagne o colline montuose, così dal mare percepiamo gli Appennini, che nel loro essere continui da est a ovest anticipano, con la loro forma, le sequenze delle onde e si annullano in un orizzonte che guarda esclusivamente a sud. È una città che ha sempre avuto un rapporto forte con il tempo facendolo diventare suo in ogni momento storico, anche in quelli meno intensi, vitali, propositivi. È una città che non può essere vista con un unico sguardo, e che non appare mai eguale a se stessa. Piccola e grande allo stesso tempo, finita e infinita, compatta e diluita nel suo territorio che abbraccia un levante e un ponente che si creano quasi come fili rintracciabili nelle diverse nature della città, e che via via si rarefanno lasciando spazio e identità ad altre città e ad altri luoghi. Una città con più cuori ma forse con una sola anima che persiste nel tempo a dispetto di tutti e di tutto. Un’anima che si è forgiata nel coraggio, nella forza, nella visione, nell’essere contemporanea in ogni sua epoca. Genova ha saputo dimostrare un’idea di relatività rispetto alle geografie e alle politiche di un Mediterraneo e di una Europa che nei vari secoli difficilmente poteva pensare che una città “non grande” per dimensioni, come altre città del Mediterraneo, potesse recitare un ruolo strategico dal punto di vista economico, sociale, culturale e politico. Non sono sufficienti la posizione e la natura geografica dei luoghi, che sicuramente le hanno sin da subito...