Europea e mediterranea

Scritto da Massimo Basile - 31 agosto 2017

A Palermo il paesaggio naturale e il paesaggio urbano s’intrecciano in maniera indissolubile. Ad una visione d’insieme, dall’alto o dal mare, la città costruita appare straordinariamente compatta e unitaria, racchiusa tra i monti della Conca d’Oro e il golfo che la lambisce. All’interno di un contesto naturale così fortemente circoscritto, molte diverse città convivono una sull’altra. La città fenicia, quella araba e la normanna, quella degli Svevi e la città spagnola. Non sono solo l’arte e l’architettura a narrare questa storia. È piuttosto il vivere quotidiano a evocare i concetti di contaminazione, intreccio e sedimentazione di culture diverse. Un’eredità stratificata che si ritrova tra i vicoli lastricati del centro storico, nei mercati, nei tracciati urbani, nei volti e nei modi di fare dei suoi abitanti, persino nel lessico dialettale.

Una storia di innesti e contaminazioni
Palermo è stata segnata nei secoli dalla sua posizione strategica al centro del Mediterraneo, cerniera tra il mondo occidentale e quello medio-orientale.
Un ruolo che le ha permesso di crescere acquisendo la ricchezza di differenti popoli assorbendo le contraddizioni, di metabolizzare i conflitti, di sviluppare una cultura di apertura, tolleranza e accoglienza. In questo suo saper restare al centro di diverse tensioni le si può riconoscere, oggi, una forma di resilienza che Palermo mette in atto da secoli.
La città ha metabolizzato le gravi ferite provocate dai bombardamenti della seconda Guerra mondiale e dalla speculazione immobiliare che ha segnato l’espansione urbanistica incontrollata degli anni ’50 e ’60.
Negli ultimi trent’anni la priorità della pianificazione è stata rivolta alla riqualificazione del tessuto urbano più antico, una volta densamente popolato e attivo.