La storia di Audrey Matlock è una di quelle che vale la pena di raccontare, non perché sia il racconto di una donna di successo, ma in quanto rappresenta il percorso di una professionista che ha saputo fare tesoro delle esperienze passate per essere pronta alle sfide della contemporaneità con intelligenza e capacità imprenditoriale. Matlock nasce come scultrice, avendo studiato Belle Arti presso l’Università di Syracuse. Dopo un periodo di attività scopre che non le interessa sviluppare un’idea solitaria insieme a un gruppo, ma lavorare insieme ad altri professionisti per creare un’opera unica. Per questo si iscrive a Yale e diventa architetto, lavorando poi per brevi periodi con Peter Eisenman e Richard Meier, per poi giungere da Skidmore, Owings & Merrill (SOM) dove in breve tempo le vengono affidati, pur essendo ancora giovane, compiti di grande responsabilità in progettazioni di ampio respiro. È proprio grazie all’esperienza fatta da SOM, uno studio che da sempre sviluppa i propri progetti attraverso un’elaborazione multidisciplinare, che Matlock si sente pronta per iniziare l’avventura come progettista indipendente. Questo suo desiderio si scontra con la profonda crisi nel campo dell’architettura che percorre l’America sul finire degli anni Novanta del secolo scorso. Senza perdersi di entusiasmo, l’architetto trasforma il loft in cui vive a New York in uno studio, chiamando a collaborare con lei alcuni suoi amici rimasti disoccupati. L’idea è quella di farsi conoscere attraverso concorsi e piccole progettazioni. Grazie all’esperienza maturata nello sviluppo dei grandi progetti complessi, Audrey Matlock vince alcuni concorsi che le permetteranno di farsi conoscere come un esponente talentuoso di un’architettura libera da schemi precostituiti in cui la valenza tecnica e tecnologica, unita alla scelta di materiali...
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