DA CITTÀ DEL DESERTO A METROPOLI MONDIALE

Scritto da Catherine Belbin - 1 marzo 2017

Smentendo l’opinione comune, il percorso che ha portato Dubai a diventare una delle più famose e ambite città al mondo non è avvenuto dal giorno alla notte e non è nemmeno il frutto dell’abbondanza di petroldollari. La trasformazione da porto per la pesca e per il commercio a vibrante metropoli all’avanguardia del XXI secolo, riconosciuta su scala internazionale, è il risultato di una serie di politiche basate più sul buonsenso e sull’ambizione che su calcoli scientifici. Dall’inaugurazione del Burj Al Arab, nel 1999, unico hotel al mondo a sette stelle, alto 321 metri e firmato da Atkins per la struttura e Khuan Chew per gli interni appariscenti e audaci, la città ha assunto uno status molto più glamour. Questo edificio iconico ha attirato celebrità di Bollywood, Hollywood e di Cinecittà, oligarchi russi e calciatori britannici… tutti ansiosi di essere immortalati in questa nuova meta elitaria. Lo sviluppo strategico del turismo è nato dalla concreta necessità di diversificare l’economia degli Emirati fondata sul petrolio per garantire alla città una continua evoluzione. Vincente è stata la scelta di puntare sul settore terziario incrementando il numero di hotel di lusso fronte-mare e di infrastrutture eccellenti, già fulcro dello sviluppo urbano. All’ultimo periodo di governo dello Sceicco Rashid bin Saeed Al Maktoum, padre fondatore di Dubai, risalgono in gran parte le fondamenta che reggono la città di oggi. L’emiro fu guidato dalla sua accortezza e dalla sua visione. Era un uomo semplice ma erudito che vide un grande futuro oltre le dune di sabbia che circondavano la città. Fu lui a dare il via ai lavori per il bacino di carenaggio Dubai Dry Dock, per il porto Jebel Ali e la creazione di una zona franca, autorizzando gli scavi e l’ampliamento del braccio di mare Khor Dubai,...