In Cina, negli ultimi trent’anni, la pianificazione urbanistica e la progettazione architettonica hanno compiuto importanti progressi. Questo trend, accompagnato dalla disillusione verso la modernità e verso le numerose riproduzioni dei modelli culturali occidentali, ha tuttavia implicato anche la perdita della propria identità culturale e delle abilità costruttive tradizionali. Una scomparsa sintomatica, che “svuota” la società attuale facendola regredire a “guscio” privo di contenuto. Fortunatamente, esistono ancora studi di architettura come Atelier Z+ che si adoperano nello smussare i confini tra il linguaggio architettonico moderno e la tradizione cinese, cercando di conciliarli attraverso soluzioni armoniose ed equilibrate.
I due architetti a capo dello studio, Zhang Bin e Zhou Wei, già nel periodo universitario erano conosciuti per la finezza e la precisione con cui elaboravano i propri disegni. Così come il linguaggio formale e modernista di Le Corbusier venne reinterpretato dai prestigiosi New York Five andando a influenzare la progettazione contemporanea negli Stati Uniti, allo stesso modo l’esperienza accademica francese di Zhang Bin è stata cruciale per l’approccio modernista puro e consapevole di Atelier Z+.
Gli interventi più rinomati dello studio sono due strutture scolastiche per la Tongji University: l’edificio C del College di Architettura e Pianificazione urbanistica e il Centro sino-francese. Entrambi segnano il momento in cui Atelier Z+ ha iniziato ad approfondire e a sviluppare un linguaggio prevalentemente formale. Il primo è oggi un punto di riferimento nell’ambito accademico dell’architettura cinese e nasce dal progetto vincitore dello studio in occasione di un concorso tra professori di Architettura e Pianificazione urbanistica della Tongji. L’edificio C, oltre a spiccare per la sua logica...
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