L’architettura contemporanea in Cina vive una condizione di dualismo. Da un lato, la continua ricerca di indipendenza professionale viene da sempre ostacolata da fattori finanziari e politici; a testimonianza di quanto la prassi - nel paese, ancor più che altrove - non possa svincolarsi dal contesto socio-economico, politico e culturale. Dall’altro, lo sviluppo della progettazione parametrica, associato alle tecniche costruttive tradizionali, getta le basi per un’architettura il più possibile autonoma.
Secondo Philip F. Yuan, direttore dello studio Archi-Union Architects, la progettazione parametrica non è solo un procedimento tecnico, ma anche un modo per esplorare il mondo e meglio comprendere i principi guida della cultura contemporanea. L’avanzamento tecnologico sta spianando la strada a un futuro senza precedenti. L’architettura di Yuan rifiuta strutture massicce, propendendo per superfici dall’estetica raffinata. Il suo obiettivo è stabilire una connessione tra la dimensione digitale (parametrica) e quella reale (strutturale), per poi interpretarla in un contesto tradizionale.
La principale svolta verso l’autonomia progettuale è il concetto di noumeno architettonico, ispirato alla filosofia per indicare il pensiero puro, che trascende dalla realtà. La geometria “matematica” nasce dall’analisi geometrica computazionale, con l’intento di studiare possibili assetti multidimensionali per il futuro edificio. Sin dal suo esordio con il progetto J-Office, Yuan ha attinto dalla cultura cinese tradizionale rivisitandola secondo un linguaggio astratto: per le facciate di questo ufficio ha studiato la trama della seta, ricreandola attraverso la sovrapposizione di piccoli blocchi forati in calcestruzzo. Un simile effetto è stato proposto in altri due interventi. Nella corte Lanxi, due elementi tipici dell’architettura cinese come...
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