La Cité Internationale Universitaire di Parigi, fondata nel 1920, è un campus che include residenze per gli studenti di ogni parte del mondo. Dal 1925 al 1969, un lotto di 34 ettari a sud del centro parigino ha ospitato 40 residenze progettate dai più prestigiosi architetti: la Fondation Suisse e la casa del Brasile di Le Corbusier, il collegio Olandese di Dudok, la casa dell’Iran di Claude Parent, insieme ad altri edifici considerati monumenti storici.
La diversità di linguaggi e riferimenti all’interno di un grande parco testimonia non solo la ricchezza architettonica del XX secolo, ma anche la volontà di riunire differenti culture all’interno di un unico progetto, educativo e politico, prima che architettonico.
Negli ultimi anni è cominciata una nuova fase di densificazione della Cité Internationale. Tra gli edifici più recenti, la seconda residenza dell’India, progettata dallo studio Lipsky + Rollet Architectes. Oltre alla sostenibilità ambientale, alla compattezza e alla rapidità di esecuzione richieste dalla committenza, la relazione con il contesto, il rapporto tra studente e comunità insieme a un modello di abitare contemporaneo hanno guidato il progetto fino alla realizzazione.
Il collegio si trova tra la precedente casa dell’India e quella del Brasile. Con la prima, la nuova residenza delimita un giardino intimo e protetto; del progetto di Le Corbusier, riprende la permeabilità e la sospensione del piano terra su pilotis, oltre alle profonde logge delle camere, modulate in base ai raggi solari.
Distribuzione e spazi interni sono dettati sia dalle esigenze di intimità e privacy degli studenti, sia dal senso di appartenenza a una comunità anche lontano da casa. Intorno al nucleo strutturale del vano scala, si distribuiscono sui tre lati di ogni piano 11 camere e una cucina.
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