Del progettare, automobili vs abitazioni
Le cifre parlano chiaro: chi necessita di un’abitazione viaggia circa sulle stesse percentuali di chi ambisce a una nuova autovettura. Il processo di progettazione di un’automobile comporta una crescita esponenziale in termini di emissioni di gas serra, inquinamento, rischi di incidenti stradali, alienazione sociale e dello spazio. Si tratta di una serie di effetti collaterali negativi comunemente accettati.
Le macchine non sono altro che l’output di una progettazione ultra-evoluta, frutto della diffusa aspirazione, tra la gente, all’ultimo modello di grido, a sua volta conseguenza di un sistema ormai centenario basato sulla fiducia in un progresso inarrestabile. La domanda di mezzi di trasporto privati è sufficientemente importante da stimolare ricerca e sviluppo a produrre automobili veloci, sofisticate e a prezzi sempre più abbordabili. Esattamente come gli smart phone, le vetture incarnano il desiderio di un design moderno e la possibilità di raggiungere la perfezione in un prodotto prefabbricato.
Ogni nuovo modello mette in luce innovazione nei materiali, migliori performance e una presunta responsabilità ambientale. Qualsiasi passo avanti in termini di progetto e produzione viene accompagnato, anno dopo anno, da plauso globale e da un aumento della domanda.
Allo stesso modo, gli stessi presupposti insoddisfacenti a livello ambientale contraddistinguono la progettazione architettonica. Tuttavia, in questo caso, alla base vi sono un mercato più regolamentato e una governance che, almeno in apparenza, ammette poche alternative a prodotti di scarsa qualità e obsoleti. Il settore abitativo è il luogo della tradizione e della progettazione reazionaria. A differenza dell’automotive, settore finalizzato al continuo progresso e alla modernità, l’industria delle costruzioni si perpetua nel generare, nella maggior parte dei casi, modelli già consolidati e venduti. Di fondo, un sistema di valori antiprogressista, sostenuto fedelmente da pianificatori, developer, cooperative edilizie, real estate, compagnie assicurative e istituti di credito. Si tratta di figure che, alla pari di quelle giuridiche, credono solo in ciò che ha lasciato traccia, o più in generale nel passato. Coloro che mirano a reinventare l’edilizia abitativa sono nel mercato delle costruzioni architetti stoici, dei Don Chisciotte in lotta contro i mulini a vento.
In tutto il Regno Unito, pur avendo a che fare con costruzioni “artigianali”, si può riscontrare pressoché ovunque la stessa impostazione: scatole in mattoni, indipendentemente dal fatto che siano case unifamiliari o appartamenti. Camere di dimensioni limitate, finestrature ridotte, facciate tradizionali, il tutto mascherato internamente da cartongesso e pittura. A tutte le fasce di prezzo, ogni immobile rimane un progetto a sé, contrassegnato da un estenuante e piatto assemblaggio a prezzi esagerati di componenti inadatti, e da un rivestimento applicato in situ con uno strato di colla. Se in una macchina basta premere un bottone per azionare un finestrino o una capote precedentemente assemblati da un robot, nelle abitazioni moderne del Regno Unito la finestra è un’apertura nella parete, una versione dozzinale in vetrocamera dell’antenato medioevale, mentre la copertura spiovente rivestita di tegole e i muri in mattone sono una ripresa del concetto di casa romana. Una sorta di Domus moderna, priva tuttavia del riscaldamento a pavimento, del patio o dei locali destinati alla socialità.
Materiali
L’architettura è definibile come un lento processo di sviluppo di tecniche costruttive succedutesi nei secoli, ciascuno caratterizzato dall’impiego di uno specifico materiale. Sebbene il mattone continui a essere utilizzato anche se a fatica (con alcune apprezzabili eccezioni, tra cui le opere dell’uruguaiano Dieste, XX secolo, e del paraguaiano Solano Benitez, XXI secolo), il suo periodo d’oro fu senza dubbio il Settecento; la casa a schiera in stile Georgiano diffusasi in Inghilterra ne è un elegante esempio. Cent’anni dopo, il testimone passò all’acciaio, impiegato in larga misura nelle infrastrutture ferroviarie europee, nell’architettura industriale su larga scala, fino alle strutture dei primi grattacieli di Chicago. Il XX secolo è stato invece contraddistinto dal cemento armato. Maillart e Nervi, Candela e Le Corbusier e molti altri ci hanno lasciato in eredità le costruzioni in calcestruzzo, un paradigma da cui non riescono a liberarsi gran parte degli architetti e ingegneri di oggi, “prigionieri volontari” di un materiale versatile e a basso costo. In questo primo decennio, il cemento armato vanta ancora un retaggio alquanto pesante, essendo secondo solo all’acqua su scala mondiale in quanto a diffusione. Si registra infatti 1 mc di calcestruzzo per persona a livello globale.
Acciaio e calcestruzzo sono sì materiali inseriti quasi di default nella filiera architettonica attuale, ma nutrono poche speranze per il futuro, per via delle eccessive emissioni di CO2 in fase di produzione. Quale materiale e, di conseguenza, quale approccio progettuale caratterizzeranno il XXI secolo? E questo materiale, sia nella produzione sia nell’applicazione, sarà in grado di risolvere le problematiche legate a ecosistema, edilizia e vita urbana? A mio avviso, la risposta a questa come a tante altre domande in materia di progettazione, è da cercare nel legno ingegnerizzato. Un uso sempre più sensibile di questo materiale in edilizia potrebbe presto portare questo secolo a essere definito come l’epoca in cui l’architettura ha saputo fornire una risposta a molti interrogativi che vanno al di là della pianificazione e della forma. Il legno è il materiale più vecchio al mondo e al tempo stesso il più innovativo, e rappresenta l’unica soluzione, nel settore dell’edilizia, attuabile su larga scala e in grado di assorbire anidride carbonica. I recenti progressi nei prodotti in legno ingegnerizzato, tra cui un crescente vocabolario internazionale di strutture lamellari, colle e tecniche di fissaggio, hanno fatto sì che gli alberi a rapida crescita possano rappresentare il futuro delle costruzioni. Un futuro eco-friendly, prefabbricato, di alta qualità e largamente disponibile.
E domani?
Un edificio con struttura in legno massiccio, non con un telaio tradizionale bensì con pannelli lamellari, può superare il cemento o l’acciaio per eco-sostenibilità, prestazioni strutturali e resistenza al fuoco. I sistemi prefabbricati in legno massiccio o con struttura modulare a cassetta prevedono tempistiche di assemblaggio in sito sufficientemente brevi per competere con il calcestruzzo, materiale dal processo sicuramente più economico ma anche più lento. Tuttavia, il ruolo più importante lo gioca l’anidride carbonica. Il legno di selvicoltura tende ad assorbire e non a produrre CO2, anche tenendo in considerazione le spedizioni (inevitabili), che rimangono comunque una conseguenza secondaria rispetto alle emissioni di gas serra nelle fasi di produzione ed esportazione di cemento e acciaio. Ci sono innumerevoli motivi per impiantare alberi e usare il legno in architettura. Dal mio punto di vista, in qualità di docente e architetto interessato alle relazioni tra concept e costruzione, elenco 21 ragioni per costruire con il legno:
1 sostenibilità - Case a emissione zero o a emissioni persino negative
di CO2
2 velocità - assemblaggio ultra-veloce dei pannelli
3 precisione - accuratezza del prefabbricato in CNC
4 controllo qualitativo - materiale prodotto in stabilimento
5 maggiore leggerezza rispetto a mattone e cemento - numero
minore di fondamenta = prezzo inferiore
6 trasporto e stoccaggio efficienti - dimensioni per assemblaggio
7 struttura continua - sostegno integrale
8 solidità, assenza di telai - resistenza indipendente da giunti
9 procedure in sito atossiche, asettiche e a secco
10 procedure semplici in sito - personale non specializzato
11 buona resistenza ignifuga - lo strato esterno carbonizzato protegge
la massa strutturale
12 servizi integrabili a priori e/o in sito
13 flessibilità - facilmente sostituibile in sito se necessario
14 ciclo di produzione ultimabile in sito - procedure post produzione
non necessarie
15 prodotto resistente, duraturo, riparabile
16 potere calorifico - proprietà termiche intrinseche, minore necessità
di coibentazione
17 superficie levigata, sofisticata, piacevole al tatto
18 sicurezza - materiale asettico e non allergico, salubre per
costruire e abitare
19 tonalità - cromie proprie alterabili con vernici/tinture
20 compatibilità con altri materiali - modellabile e adatto al fai da te
21 fragranza piacevole per tutto il ciclo di vita
Sotto certi aspetti, progettare una macchina è come progettare una casa. La forma segue sostanzialmente il budget. Oggi, i gas serra sono identificati come elemento dannoso e non vengono disciplinati da normative legate all’introduzione di appositi sistemi monetari di riduzione delle emissioni. Di conseguenza, la gente compra ciò che desidera e che può permettersi, indipendentemente dalle conseguenze sull’ecosistema. Cosa amano le persone delle proprie abitazioni? A prescindere dalle questioni di sostenibilità, prediligono il legno a discapito del calcestruzzo. In questo modo, forse guidati in maniera significativa da un mercato immobiliare molto attento alla domanda, gli individui desiderano vivere a contatto visivo o tattile con gli alberi. Sembra quindi che il legno, con le sue sofisticate proprietà che stimolano i sensi e la sua estesa famiglia di materiali ibridi a base di cellulosa, possa costituire una speranza per fare dell’architettura un motore primario a livello sociale.
Alex de Rijke
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