Quando nel 1805 Sir John Barrow chiese all’imperatore della Cina perché il pittore di corte respingesse la prospettiva, si sentì rispondere che le imperfezioni dell’occhio non sono un motivo sufficientemente valido per rappresentare gli oggetti in natura come imperfetti. Invitato dall’architetto giapponese Arata Isozaki a partecipare al CIPEA (China International Practical Exhibition of Architecture), il piano urbanistico per lo sviluppo dell’area di Pearl Spring a nord di Nanchino, Steven Holl ha realizzato il primo museo di architettura in Cina riallacciandosi alla tecnica pittorica cinese di rappresentazione della profondità e del volume.
L’essersi ispirato all’antico metodo di suddivisione dello spazio in prospettive parallele, dove piani orizzontali sovrapposti creano l’effetto di profondità e lontananza, ha così segnato un allontanamento dalla rappresentazione occidentale della prospettiva in favore di tecniche di illusione ottica di stampo orientale. Questa scelta ha comportato una separazione dal contesto di provenienza, dalle sue regole prospettiche convenzionali e da un sistema di norme appartenenti all’architettura dell’Occidente. Il risultato ottenuto è un complesso dal carattere di grande straordinarietà. Lontano da Nanchino, circondato da una serie di muri ad altezza uomo e in terra nera battuta, l’edificio raggiunge la sua completezza unificando le varie linee dell’orizzonte. Analogamente a un dipinto cinese, dunque, la struttura si presenta su diversi livelli: una porzione è in posizione sotterranea, mentre i piani ospitanti auditorium, sala da tè, alloggio del curatore e spazi espositivi sono fuori terra. Questi ultimi si suddividono tra quelli a contatto col suolo e quelli sospesi, da cui il visitatore può godere di una magnifica vista del panorama circostante con Nanchino sullo sfondo, quasi a...
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