“Non progetto edifici piacevoli”, dichiara Zaha Hadid, “Mi piace che l’architettura si esprima attraverso un linguaggio materico, vitale ed essenziale”. Questi aggettivi descrivono perfettamente Pierres Vives, un complesso dal profilo dinamico alla periferia occidentale di Montpellier, città in rapida espansione della Francia meridionale.
Nel 2003 lo studio di Zaha Hadid vinse il concorso per la creazione di una struttura di servizi integrati per il Dipartimento dell’Hérault. Il progetto, pur ridimensionato nel corso dei cinque anni di preparazione, ha mantenuto intatto il suo spirito. Hadid lo descrive come un grande tronco poggiato a terra a sviluppo orizzontale, con gli archivi regionali nella parte inferiore, la biblioteca e gli spazi pubblici quali strutture più porose al centro, e in alto, alla biforcazione dei rami, gli uffici del Dipartimento dello Sport, bene illuminati. Questa metafora derivata dalla natura coglie la fluidità delle linee esterne e degli spazi interni, mentre la geometria tridimensionale delle facciate ha la secca nitidezza dei costruttivisti russi i cui concetti Hadid reinterpreta con il suo inimitabile stile.
Pierres Vives prende nome da una citazione dello scrittore rinascimentale francese François Rabelais: “Io non costruisco che pietre vive - cioè uomini”. Libero pensatore, Rabelais insegnava all’Università di Montpellier e avrebbe ammirato molto la struttura espressiva di questo edificio. Le sagome arrotondate e fluide dei pannelli in calcestruzzo, perfettamente uniti, che si rincorrono alternandosi alle fasce vetrate e ai brise soleil dorati, spezzano la massa del blocco lungo 200 metri e rafforzano l’idea di movimento. I volumi estrusi aggiungono profondità acuendo la percezione di energia cinetica. Come ricorda l’architetto responsabile di progetto Stephane Vallotton, “la...
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