Un tessuto urbano disomogeneo e disordinato, un contesto ibrido e irregolare dove parti di città ottocentesca si interrompono per lasciare spazio a un’edilizia di scarsa qualità e senza regole: è la periferia settentrionale parigina uguale a innumerevoli altri contesti europei, dove la città si è costruita per addizioni e senza un disegno stabilito. In un quadro senza regole, la strategia di Emmanuel Combarel Dominique Marrec architectes (ECDM) è stata quella di stabilirne di nuove con il progetto di un asilo, in grado nonostante la sua piccola dimensione, di introdurre ordine e qualità, un intervallo semplice e lineare all’interno di una cornice tanto caotica. Nell’impossibilità di integrarsi e di confrontarsi con i volumi circostanti, tra cui un edificio di 12 piani costruito in deroga ai parametri dell’area, il progetto sceglie di distinguersi per contrasto e differenza: non solo per l’altezza che contrasta con l’imponenza sgraziata del palazzo adiacente, ma anche per l’accuratezza dei dettagli e il rapporto con il contesto, per la cura e l’attenzione per i fruitori futuri di quello spazio. Nel rapporto tra interno ed esterno, tra la città e i piccoli abitanti dell’asilo sta la cifra e la firma di questo progetto: chiuso e impenetrabile l’esterno, poroso e trasparente l’interno. La facciata esterna, in moduli prefabbricati di calcestruzzo bianco dalla superficie ondulata, sembra avere un duplice ruolo: da una parte, monolitica e impermeabile, respinge e isola il contesto esterno, dall’altra, per chi la osserva da fuori assomiglia a una scultura, un volume puro, etereo, quasi estraneo al resto del quartiere. Unica eccezione, dove il regolamento lo prevedeva, sono una serie di finestrelle che perforano la facciata settentrionale, studiate per essere a misura e ad altezza di bambino. Invisibile dalla città, l’interno, disposto su due piani, rivela una realtà luminosa e aperta, dove le classi e gli spazi di gioco si aprono su un patio a doppia altezza, i cui livelli...
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