Con la realizzazione della sede dell’Agenzia Spaziale Italiana a Roma in località Tor Vergata, la consueta apprezzata attitudine all’understatement del gruppo d’architettura 5+1AA di Alfonso Femia e Gianluca Peluffo, che ne è l’artefice, non ha più motivi per sussistere! Il giovane team di architetti genovesi, di cui, progetto dopo progetto, opera dopo opera, si sente sempre più spesso parlare, ha realizzato un edificio che risponde ai molteplici requisiti e funzioni di un ente pubblico poco conosciuto, ma dalle fortissime suggestioni per il nostro futuro. Non sono pochi i problemi che quest’opera ha dovuto affrontare e risolvere, qualificandosi subito tra le nuove architetture che contribuiscono sicuramente a disegnare il volto di Roma nel XXI secolo. Ancorché sorto su un’area urbanisticamente decentrata, prossima a quella delle sedi universitarie di Tor Vergata, destinata però a divenire uno dei poli in espansione dei prossimi anni, la costruzione dell’Agenzia Spaziale Italiana è una realtà a partire dal luglio di quest’anno. Ricordate il monolite nero del film di Stanley Kubrik in Odissea nello spazio? Ebbene, mentre l’architettura dell’ASI elude e derubrica la verticalità teocratica del misterioso “corpo nero”, ne sviluppa però orizzontalmente e in modo curvilineo tutto il deposito mitico ancora vivo nella memoria di ognuno di noi. L’esteso arco dell’edificio centrale disegnato da Femia e Peluffo, senza spasimi ma elasticamente, sembra proiettare all’esterno da sé verso il resto del territorio dardi e segmenti di formazioni geometriche e volumetriche che altro non sono se non parti della sua stessa organica articolazione spaziale. Ma in quanto forma ricurva, questa architettura distingue uno spazio risultante dalla convessità e uno dalla concavità che, a sua volta, sembra attrarre - alla stregua di una calamita - ogni presenza si manifesti, sia pure solo prospetticamente, all’interno dell’area descritta dalla sua cavea. Questa doppia valenza del suo corpo...
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