Sette dinastie si succedettero nei secoli fondando ognuna la propria città sul sito dell’attuale capitale dell’India, prima che gli inglesi costituissero negli anni ‘20 New Delhi, capitale dell’impero britannico fino al 1947. Rovine degli antichi insediamenti sono presenti ovunque in questa metropoli in rapida evoluzione e rappresentano fonte di ispirazione per quegli architetti più interessati alla cultura locale che alle seduzioni provenienti da oriente e da occidente. Purtroppo la nuova borghesia arricchita predilige i peggiori esempi di sfarzo globale, come testimonia il quartiere di Defence Colony, poco più a sud del centro cittadino. Progettata negli anni ‘50 come zona destinata ai militari in pensione, divenne un quartiere verde con decorosi bungalow. Con il boom economico indiano dell’inizio del nuovo millennio, il valore dei terreni è cresciuto e l’area è stata riperimetrata concedendo permessi per abitazioni fino a cinque piani; le imprese sono riuscite a persuadere i proprietari a speculare sulle loro proprietà convertendo gli spazi non utilizzati in appartamenti da affittare o da vendere facendo così sparire molti dei bungalow originali: i pochi rimanenti corrono lo stesso rischio. Pankaj Vir Gupta e Christine Mueller, titolari dello studio vir.mueller, hanno ideato un nuovo modello. Per la residenza di una coppia colta che aveva apprezzato il loro lavoro e il loro interesse per soluzioni economiche ed ecologiche, gli architetti hanno scelto il mattone a vista, un materiale largamente usato a Delhi fino a 30 anni fa, poi soppiantato da acciaio e cemento. Himanshu Parikh, originale ingegnere strutturista che aveva lavorato in Europa per Arup e Buro Happold prima di tornare in India negli anni ‘80, ha collaborato con gli architetti suggerendo loro di creare una struttura portante a scatola chiusa con pareti in mattone legate da solai pieni in cemento armato per ottemperare al rigido codice sismico della città e garantire un buon isolamento termico....
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