Tom Kundig è cresciuto nel Big Sky Country, nell’estremo ovest dello Stato di Washington, in un ambiente lontanissimo geograficamente e culturalmente da Seattle dove divide lo studio Olson Kundig Architects con i suoi partner. Amava la natura di quella “terra del grande cielo” e tuttora, all’età di 57 anni, è un appassionato rocciatore e sciatore. Le case e le baite che ha costruito sui laghi e nelle isole intorno a Seattle e nei territori selvaggi degli Stati Uniti nord-occidentali rivelano l’influenza della sua eclettica formazione giovanile trascorsa fra natura e macchine, prima in una segheria, poi presso uno scultore dove imparò a costruire oggetti, infine in un’officina dove si rielaboravano vecchie auto. Le sue costruzioni, rustiche ed eccentriche, sono molto diverse dai classici edifici moderni progettati da suo padre, architetto svizzero. Rievocando il passato racconta: “le ampie finestre abbracciavano il panorama ma non si potevano aprire e mi sembrava di vivere in un acquario. Tutta la mia architettura è all’insegna di una logica diversa: voglio uscire all’esterno. E quando sono all’inter no cerco la sensazione confortevole che mi dà il sacco a pelo”. Per Kundig la casa è un ritratto che coglie l’anima del proprietario e del luogo, ma esprime anche la pulsione creativa dell’architetto. Il risultato non è uno stile riconoscibile, ma piuttosto l’attento equilibrio di una serie di temi ricorrenti. Le case si ancorano saldamente al terreno oppure vi si poggiano con levità. L’acciaio e il cemento sono usati in modo espressivo e la loro massa è complementare alla leggerezza e trasparenza del vetro. Interni ombrosi si aprono alla natura con porte e finestre incernierate i cui meccanismi manuali più elaborati, fatti a mano da un ex meccanico della Ferrari, sono vere opere d’arte. Tutti questi elementi concorrono a creare un’affinità poetica con il luogo e con l’esperienza di viverlo. The Pierre prende il nome da una massiccia formazione rocciosa che fa...
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